Il tema sta infiammando la campagna elettorale. La vendita dell’hotel Roxy, inserito nel piano delle alienazioni dalla Regione , e il conseguente rischio dell’ennesima ‘colata di cemento’ nell’area, ha innescato le polemiche non solo all’interno del campo progressista guidato da Marialuisa Forte, ma anche tra le file di Costruire democrazia e del cantiere civico di Pino Ruta.
Sulla questione il gruppi di Pd e 5s di Palazzo San Giorgio hanno richiesto un Consiglio monotematico ma la prima convocazione – come ormai accade da diversi mesi – ieri non ha raggiunto il numero legale. Un ‘assist’ per il centrodestra che ha stigmatizzato l’assenza dei dem e dei pentastellati, accusati di «banalizzare la prima convocazione».
Il consiglieri del centrodestra ricordano quando «Gravina, ancora sindaco della Città, in una capigruppo dichiarò, candidamente, che non avevano più i numeri per aprire in prima, tali da garantirsi il numero legale per votare gli atti di governo e d’indirizzo.
La seduta odierna (di ieri, ndr), però, non solo trattava un argomento che loro stessi hanno richiesto, e che non necessariamente avrebbe richiesto un dispositivo di voto, ma sul medesimo argomento hanno fatto fronte comune con gli alleati alle prossime comunali, il Partito democratico e le sinistre che avrebbero dovuto garantire i numeri mancanti».
Il capogruppo di Forza Italia Domenico Esposito, intervenendo su tale comportamento dichiara: «Questo a rappresentare che, quando due “debolezze” si mettono insieme, non diventano nulla di più che una “debolezza” più grande. Evidentemente preferiscono organizzare la pantomima da portare in scena il prossimo 20 marzo, data in cui è stata riconvocata la seduta in seconda chiamata. Iniziative sterili e puerili che non fermeranno l’azione di buon governo messa in campo dal presidente Roberti e dalla sua giunta che, senza tentennamenti alcuni, vanno dritti come un treno rispetto alla intenzione di riqualificare le aree di competenza regionale in città, avendo anche appostato importanti risorse nel Fsc per la edificazione della sede della Regione».
Per il leader dei Popolari per l’Italia a Palazzo San Giorgio, Salvatore Colagiovanni, «i 5 stelle con la prova dei muscoli nei numeri hanno ridotto i tempi del dibattito in Aula, si sono imposti sulla direzione dei lavori da parte del presidente del Consiglio e hanno più volte bocciato, sempre con la forza dei numeri proposte positive solo perché venivano dai banchi del centrodestra. Oggi i 5 stelle più Pd allargano la maggioranza, chiedono loro un monotematico ma ritengono rispettoso disertare l’Aula».
Anche Mario Annuario, capogruppo di Fratelli d’Italia, stigmatizza il comportamento della maggioranza e delle sinistre: «Ormai non hanno i numeri nemmeno per aprire i consigli che richiedono, per trattare i loro argomenti».
Il centrodestra si chiede dunque, «che senso ha parlare con chi vorrebbe solo strumentalizzare un’azione di governo a fini elettorali; che senso ha, partecipare alla seconda convocazione di un Consiglio monotematico richiesto solo per fare teatrino e sterile protesta.
Ricordando sempre, che il Consiglio comunale di Campobasso, è un Consiglio sciolto così come comunicato ufficialmente dall’Ufficio di Governo di Campobasso in seguito alla decadenza del Sindaco Gravina.
Pertanto, Campobasso oggi non ha un sindaco, ha un vice sindaco reggente, non eletto dal popolo al quale la città non ha affidato nessun mandato, pertanto sarà opportuno e utile attendere la nuova Amministrazione comunale, che legittimata dal voto popolare del prossimo 8 e 9 giugno, potrà interloquire con la Regione per riscrivere un Accordo di programma per la riqualificazione dell’intera area senza nessuna strumentalizzazione, senza perdite di tempo e chiacchiere inutili, ma con fattività e concretezza così come i governi di centrodestra stanno dimostrando di saper fare, sia in Regione che a Roma».

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