«Un’operazione sconveniente dal punto di vista economico, rischiosa dal punto di vista della riuscita e oltremodo incerta che delocalizzerà altre attività e contribuirà a svuotare il centro». Così il candidato sindaco del Cantiere civico Pino Ruta ieri pomeriggio nel corso di una conferenza stampa presso la sede elettorale in Piazza della Vittoria.
Al centro dell’incontro il tema dell’edilizia scolastica e, nello specifico, il progetto riguardante la scuola ponte approvato dall’Amministrazione 5 Stelle che prevede lo spostamento degli studenti della D’Ovidio presso la struttura dell’ex opificio in contrada Selvapiana. Un progetto finanziato con fondi Pnrr per una spesa complessiva di 3 milioni e mezzo di euro per la demolizione e la ricostruzione del plesso situato nel centro cittadino.
«Mentre i lavori non sono ancora iniziati, e dubito che possano essere attuati e completati entro settembre – ha spiegato Ruta -, la questione che si prospetta all’orizzonte è l’incertezza più totale, sia per famiglie e alunni sia per i docenti, su dove verranno localizzate le aule e dove si potrà svolgere la frequentazione in vista dell’inizio dell’anno scolastico. Tra l’altro la struttura, a detta di diversi tecnici – ha aggiunto Ruta -, è incompatibile con l’opera, dunque si andrà ad investire una somma importante per smobilitare, per un tempo che di certo non sarà breve, circa 500 alunni e famiglie spostando l’istituto scolastico in una zona oggettivamente scomoda a cui si aggiunge il problema dei trasporti, del traffico e della logistica in generale».
Presente anche il vertice di Costruire democrazia Massimo Romano che ha sottolineato: «Uno dei principali obiettivi politici della candidatura di Pino Ruta è rivitalizzare il centro di Campobasso. Ci sono delle scelte dell’Amministrazione che vanno in direzione diametralmente opposta. Decidere di vendere o di svendere dei cespiti pubblici che sono localizzati al centro della città, anziché valorizzarli o destinarli al sociale, o addirittura spendere 3 milioni e mezzo di euro per adeguare una struttura che si colloca al di fuori del centro urbano, significa impoverire un tessuto di presenze antropiche e questo, secondo noi, rappresenta un errore. La città va pensata secondo una logica che deve essere coerente in termini di vivibilità, mobilità, edilizia scolastica e soprattutto in termini di fruibilità dei servizi. Ci sembra, però, che si stia andando verso tutt’altra direzione».
Spazio anche alla questione Roxy sollevata ieri in conferenza dalla competitor Marialuisa Forte: «Sul Roxy hanno avuto responsabilità di governo sia regionale sia comunale, ma la struttura è ancora lì. Non so con quale credibilità possano parlare di quello che vogliono fare. Da questo punto di vista ben venga la nostra iniziativa e la possibilità di individuare una soluzione che sia molto più compatibile con l’obiettivo di riportare al centro della città le persone in termini di popolazione scolastica con tutto ciò che ne consegue.
Sulla cementificazione dell’area Roxy – ha ribadito Ruta – siamo stati sempre contrari e nutriamo perplessità quando vediamo che esponenti, partiti o forze politiche che avevano posizioni opposte alla nostra, e che avevano ipotizzato la cementificazione dell’area, oggi si siano ravveduti. Ciò è positivo ma ci lascia perplessi. Il fatto che ci siano persone che hanno condiviso la nostra opposizione a quell’intervento non può che renderci estremamente soddisfatti. È un altro tassello che si aggiunge ad una attività di sensibilizzazione che dovrebbe portare a rivivere il centro di Campobasso secondo una logica impostata già nell’Ottocento, ovvero un centro direzionale e funzionale proprio per i presidi culturali, scolastici e amministrativi poi inopinatamente svuotato con un indotto inevitabile sulle attività commerciali, smobilitate per essere delocalizzate in aree improprie, così come si sta facendo con l’istituto scolastico».
Un tema ‘caldo’ quello del Roxy, che solleva inevitabili quesiti: «Perché l’attuale amministrazione non ci dice come ha affrontato la questione negli ultimi 5 anni? – la stoccata di Romano -. Ma soprattutto la precedente amministrazione targata Pd, con il governo regionale guidato dal Pd, ci dica cosa ha fatto, perché il Roxy è ancora lì da quando è stato acquistato e da allora nulla è cambiato».
sl