Basta davvero poco per donare un sorriso ai bambini meno fortunati. Lo sanno bene gli studenti dell’istituto Galanti e del Liceo Romita di Campobasso, protagonisti dell’iniziativa promossa da Molise sorriso, l’associazione di cooperazione internazionale guidata da Raffaele Lucci, che ha dato l’opportunità alle due scuole di “adottare” un orfanotrofio in Camerun gestito da suor Filomena Zappone, missionaria molisana nata a Cercemaggiore ma impegnata da oltre 50 anni in terra africana.
Ieri mattina, nella Sala della Costituzione, il bilancio del progetto che porta il nome di Asmir, ragazzo di origini bosniache che a 7 anni prese parte al progetto di accoglienza di Molise sorriso e che venne successivamente adottato da una famiglia di Campobasso, scomparso due anni fa a causa di un tragico incidente stradale.
Il progetto, nato quasi per caso dopo un incontro tra Raffaele Lucci e suor Filomena, consiste in una semplice ma preziosa raccolta fondi nelle scuole: ogni mese, infatti, ogni studente assicura una donazione, che va dai 50 centesimi ai 2 euro, utilizzata per sostenere le attività e la sopravvivenza stessa dell’orfanotrofio.
Con l’ausilio di foto e video, suor Filomena ha illustrato ai ragazzi le storie di crescita e in alcuni casi di ‘rinascita’ dei circa 40 bambini di cui si occupa quotidianamente.
«Sono ormai 56 anni che vivo in Camerun – ha spiegato -. Sono lì dal 1968, allora avevo 23 anni. Il nostro fondatore ci ha “imposto” di non indossare l’abito da suora perché la nostra missione sarebbe stata quella di occuparci dei bambini e affinché ogni bambino potesse sentirsi a suo agio doveva vederci come delle semplici mamme».
In ogni suo intervento e ad ogni risposta alle domande poste dai giovani studenti, suor Filomena non ha mai smesso di esprimere la propria riconoscenza verso la onlus e i ragazzi per il loro gesto di straordinaria solidarietà: «Il progetto Asmir è prezioso, ci aiuta tantissimo. La raccolta fondi arriva da noi puntualmente ogni mese assicurandoci l’acquisto di vestiario, cibo e sostenendo l’istruzione e la cura dei tanti bambini che vengono abbandonati, ma aiuta anche tante mamme e chi non ha le possibilità economiche per mantenere i propri figli. Consente inoltre ai più grandi di formarsi e imparare un mestiere per il futuro».
Presente anche il fautore dell’iniziativa, Raffaele Lucci, che ha spiegato: «Incontrai suor Filomena circa 5 anni fa al Terzo spazio. Dopo aver ascoltato la sua storia le chiesi quanti soldi ci sarebbero voluti al mese per sostenere l’orfanotrofio. Lei disse circa 1500 euro. Essendo un docente, pensai subito alle scuole. In ogni istituto ci sono almeno 600 o 700 ragazzi e ho pensato che se ognuno di loro avesse messo anche solo un euro avremmo potuto dare un importante contributo. Con la pandemia c’è stato poi un piccolo stop, ma con il dirigente del Galanti, Massimo Di Tullio, una persona davvero squisita, abbiamo ripreso in mano il progetto. Ora l’obiettivo che ci preme raggiungere è quello di coinvolgere altre scuole. Vorremmo estendere il più possibile questo seme di solidarietà che abbiamo piantato coinvolgendo anche altre realtà scolastiche della città e della regione perché, anche se in maniera semplice, questo progetto ci permette davvero di realizzare cose importanti».
A coordinare la raccolta fondi presso il Galanti la professoressa Carol Guarascio, referente dell’istituto per il progetto Asmir: «All’inizio abbiamo cercato di far capire ai ragazzi il valore e l’importanza che tale progetto poteva avere. Quando abbiamo firmato la convenzione con l’associazione per i primi tre anni ci siamo impegnati ad aiutare questo orfanotrofio fornendo puntualmente un sostegno mensile. Non è stato semplice ma ci siamo riusciti. Abbiamo cercato di sensibilizzare e coinvolgere i ragazzi anche attraverso una conferenza stampa che si è tenuta lo scorso anno insieme all’associazione. In quel caso però suor Filomena era in Camerun e si è collegata con noi via Skype. Ci ha mostrato l’orfanotrofio e i bambini ci hanno dedicato delle canzoni in francese. È stato un momento davvero emozionante. Oggi contiamo sulla sua testimonianza diretta per estendere ulteriormente il progetto».
In religioso silenzio i ragazzi hanno ascoltato le parole dei genitori di Asmir Battista, presenti per l’occasione: «Abbiamo vissuto da vicino la realtà dell’orfanotrofio in Bosnia – ha spiegato papà Giuseppe -. Ciò che desiderano questi bambini sono in realtà cose semplici. A loro basta la presenza e qualcuno che si prenda cura di loro. Nostro figlio è sempre stato in prima linea nel mondo del volontariato forse perché ciò che sente un bambino adottato è la necessità di restituire al mondo tutto il bene che ha ricevuto».
Suor Filomena ha poi riportato alcune delle storie dei ‘suoi’ amati bambini. Alcune cruente e dolorose, come quella di una neonata affetta da una malattia congenita, gettata dalle anziane del villaggio nel fiume e messa in salvo da alcuni operai. La bimba è stata poi affidata all’orfanotrofio dove ha ricevuto l’amore e le cure necessarie. Oggi fa l’assistente sociale e continua a chiamare “mamma” suor Filomena. Ma anche storie di bambini affetti da Aids che necessitano di medicinali a vita.
Un’iniziativa di concreta solidarietà, dunque, quella del progetto Asmir che i ragazzi hanno immediatamente compreso e accolto, come conferma Giorgia Palmiero, studentessa della 5F del liceo Linguistico del Galanti: «Credo che ogni piccolo gesto contribuisca a sostenere chi non ha avuto le nostre stesse possibilità. So che può sembrare poco dall’esterno, ma per queste persone rappresenta qualcosa di concreto, qualcosa che le aiuta ad andare avanti e ad affrontare giorno dopo giorno la propria vita».
Serena Lastoria