Una sola poltrona, diversi contendenti e primi malumori nel centrodestra. La ‘partita’ per la presidenza del Consiglio a Palazzo San Giorgio, con il passare delle ore, si sta complicando sempre di più, mettendo in luce anche qualche difficoltà all’interno della coalizione che, di fatto, è maggioranza in Comune. Un’elezione che, sulla carta, sembrava una ‘passeggiata’ per i 17 consiglieri eletti di centrodestra che hanno i numeri per poter stabilire non solo il vertice dell’Assise civica, ma anche per determinare la composizione delle commissioni.
E invece non c’è convergenza sul nome. Del resto, al di là del ruolo istituzione, la casella fa gola a molti dopo gli aumenti delle indennità spettanti a sindaco, giunta e presidente del Consiglio previsti dalla norma dal governo Draghi recepita dal Comune di Campobasso. Nel corso dell’ultima riunione dei vertici del centrodestra è stato avanzato il nome del sindaco sconfitto Aldo De Benedittis, ma pare che la ‘candidatura’ sia stata osteggiata da diversi consiglieri. L’avvocato – la tesi ufficiale dei malpancisti – che è stato scelto come sintesi dell’intera colazione, dovrebbe guidare il centrodestra in Aula, senza fare sconti alla compagine di centrosinistra, e dunque il ruolo di ‘garanzia’ e direzione dei lavori del Consiglio sarebbe quasi una diminutio.
In realtà dietro il niet di alcuni consiglieri ci sarebbero attriti più profondi. Innanzitutto la nota diramata dai coordinatori regionali di Forza Italia, Noi Moderati, Lega, Udc, Popolari per l’Italia e Fratelli d’Italia sulla linea politica che sarà adottata in Aula non sarebbe stata condivisa con i diretti interessati, ovvero i nuovi inquilini di Palazzo San Giorgio. Fatto, questo, che è stato letto come un mancanza di rispetto e considerazione nei confronti degli amministratori locali (un po’ come già avvenuto durante le trattative per la scelta del candidato sindaco, ndr). In secondo luogo le sbandierate dimissioni in tronco da parte del centrodestra, all’indomani del risultato del ballottaggio, hanno creato un altro strappo all’interno della coalizione. Secondo i bene informati gli esponenti di Lega e Fratelli d’Italia sarebbero per la ‘linea dura’, mentre le forze più moderate – Popolari per l’Italia, Forza Italia e Noi Moderati – sarebbero propensi a continuare la legislatura. Lo stesso esponente di Forza Itala, Domenico Esposito ha esplicitato in maniera chiara e netta la posizione del suo partito: «Il Consiglio comunale – ha dichiarato – la parte più importante dell’amministrazione è a maggioranza centrodestra. Forza Italia manterrà la barra dritta, se la sindaca Forte eseguirà gli ordini del Consiglio la città potrà essere governata, altrimenti saranno loro la causa del male che avverrà in questa città con il commissariamento. Noi non siamo concordi con le dimissioni di massa –dice a chiare lettere- perché abbiamo superato il 50%, abbiamo la possibilità di eleggere il presidente del Consiglio, determinare la composizione delle commissioni, dare l’indirizzo di governo della città. La Forte deve seguire la volontà del Consiglio così come i suoi assessori. Se non faranno quello che indica il Consiglio presenteremo mozioni di sfiducia. Non c’è inciucio, non c’è accordo: noi siamo in maggioranza con un programma che abbiamo presentato agli elettori e sul quel programma ci hanno dato fiducia. Io continuerò a portare avanti gli interessi della città».
In questo clima tutt’altro che sereno pare si stiano ‘inserendo’ le diplomazie del centrosinistra, intenzionate ad offrire un ramoscello d’ulivo (il nome per la presidenza del Consiglio), per riportare ‘equilibrio’ in aula e governare cinque anni senza scossoni. «Dovrà essere una figura di esperienza – trapela dagli ambienti progressisti – che conosce bene i regolamenti comunali, che non sarà certamente super partes venendo da un’altra parte politica, ma quantomeno affidabile e seria». Sui nomi le bocche sono rigorosamente cucite, ma la matassa potrebbe essere sbrogliata già all’inizio della prossima settimana.

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