Erano stati coinvolti da una ditta italiana in un lavoro nel campo dell’edilizia svolto in Germania per conto di un’azienda tedesca. Ma al momento della retribuzione, che probabilmente credevano di dover ricevere dalla ditta italiana, non avrebbero percepito quanto pattuito. A quel punto, stanchi di aspettare e temendo forse di non vedere più i soldi, i due operai molisani residenti in provincia di Campobasso, un 55enne e un 45enne, se la sono presa con il datore di lavoro, che si sarebbe giustificato sostenendo che avrebbero dovuto ricevere il compenso direttamente dall’azienda tedesca, che le spese del viaggio e del vitto sostenute dall’imprenditore sarebbero state un “favore” verso di loro e che anche lui non aveva incassato un euro dall’azienda. Tuttavia col passare delle settimane e dei mesi i due operai, spazientiti, sarebbero passati alle vie di fatto, con pressioni psicologiche e una sorta di giustizia fai-da-te. In più occasioni avrebbero contattato telefonicamente il datore, rinnovando la pretesa di pagamento corredata da minacce pesanti, e si sarebbero presentati presso la sua abitazione per provare a ‘obbligarlo’ a tirare fuori i soldi. «Diamo fuoco ai tuoi mezzi da lavoro», avrebbero affermato per tentare di convincerlo. Il risultato è stato solo quello di essersi guadagnati una denuncia per estorsione che ha portato all’apertura di un procedimento penale nei loro confronti. In mano agli inquirenti testimonianze, registrazioni e video delle telecamere di sorveglianza. I fatti risalgono ad un periodo che va dal 2017 al 2019. Con l’apertura del processo davanti al collegio penale del Tribunale di Campobasso presieduto dal giudico Enrico Di Dedda la posizione degli imputati, difesi dall’avvocato Carmine Pizzuto, si sarebbe ulteriormente aggravata. Nell’udienza di mercoledì infatti è stata ascoltata la figlia del datore che avrebbe sostenuto di aver ricevuto anche lei pesanti minacce dai due soggetti. Frasi del tipo «ti faremo ricordare il giorno del tuo matrimonio» avrebbero alimentato in lei, estranea ai fatti, un sentimento di ansia e paura. Il pm Anna Rita Carollo ha quindi preso atto della testimonianza, definendo l’aggravamento del capo di imputazione. Nel processo l’imprenditore avrebbe anche sostenuto che avrebbe dovuto incassare, oltre che l’importo per il lavoro, anche una piccola percentuale sulla retribuzione dei due operai – retribuzione che però appunto non è stata ricevuta, – ribadendo come anche lui non aveva percepito nulla fino a quel momento.

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