Il restauro della chiesa della Trinità, la nostra Cattedrale, ce la restituisce, dopo sei anni di attesa e continui rinvii, ancora più bella di come è sempre stata e con un ulteriore arricchimento che ha in se qualcosa di nuovo ma anche di antico.
Capita spesso che una storia contenga in se tante altre storie. Vicende che mentre se ne parla richiamano alla mente fatti, episodi, luoghi, e persone dimenticate in quel vuoto che si forma nei meandri della mente. Ed è così che una determinata storia, ne fa riaffiorare altre, ed altre ancora, tanto che queste intersecandosi diventano fili di una narrazione che esprime la magia di costituire la trama e l’ordito del nostro tessuto connettivo.
Premessa, questa, volta a ricordare che non ci si può ritenere estranei all’ambiente che ci circonda e, un luogo di culto come la nostra Cattedrale ci appartiene, a prescindere se si manifesta il credo o se si ritiene di non averne il possesso. Essa, pur senza che ce ne rendiamo conto esprime accoglienza, protezione, conoscenza e, trasmette il valore di rappresentare la casa di Dio e quindi anche la nostra.
La nuova Cattedrale accoglie chi la visita avvolta in una sontuosa luminosità data dal bianco e dall’oro dei decori che l’impreziosiscono. Parlavamo – rubando versi al Poeta – della presenza di qualcosa di nuovo, anzi d’antico tra i decori della Cattedrale.
La novità è data dalla rimozione dei quadretti delle stazioni della Via Crucis cui eravamo abituati e al loro posto a raccontare il doloroso tragitto di Gesù Cristo verso il Golgota sono comparse delle formelle di ceramica vetrificata di antica scuola toscana quella dei Della Robbia. Luca Della Robbia, il capostipite, nacque a Firenze nel 1400, fu scultore, orafo, ceramista capace di perfezionare l’uso della terracotta diventando un grande artista legato al classicismo più puro caratterizzato attraverso un rigore formale tale da rendere le sue opere preziose per la perfezione della tecnica e la rifinitura dei dettagli oltre che per la resistenza nel tempo agli agenti atmosferici.
L’arte dei Della Robbia, i lavori che arricchiscono tante chiese del nostro territorio, attraversando i secoli sono giunte fino a noi. Ma come mai questi “tondi” o formelle sono comparse adesso in Cattedrale? E qui la storia si coniuga con un’altra e… tante altre storie ancora.
I Della Robbia sono stati consegnati a don Pasquale Pizzardi scomparso il 18 giugno del 2009 dall’allora direzione del Banco di Napoli, che ha cessato di esistere attraverso la fusione con Intesa Sanpaolo avvenuta negli anni ‘90 del secolo appena trascorso. Don Pasquale Pizzardi era all’epoca Arciprete della Cattedrale. Sacerdote amatissimo, insegnante di religione in molti istituti scolastici e al liceo classico, “Mario Pagano” per 16 anni fino alla messa in quiescenza. Umanamente e spiritualmente vicino al mondo giovanile del quale intuiva i fremiti riuscendo ad intercettarne i tormenti. Di tanti giovani è stato guida, sacerdote, teologo e maestro nonostante il rigore – mai ostentato – dell’autorevolezza, appariva, ed era, sempre sorridente, accogliente, misericordioso rendendosi protagonista di quella chiesa moderna più vicina alla gente, secondo il modello post conciliare voluto da Giovanni XXIII. Amante della natura dalla quale traeva ispirazione e conforto a Guardiaregia acquista un vecchio rudere che con passione e la fatica propria del coltivatore trasforma in “giardino” pronto ad accogliere i frutti di una vocazione giovanile desiderosa di incontrare Dio. Un eremo aperto a chiunque alimentasse il bisogno di meditazione e preghiera. Un luogo che battezza col nome di “Stella Vitae”.
Sostituire in Cattedrale i quadretti delle stazioni della Via Crucis con i Della Robbia è rimasto un desiderio non esaudito e don Pasquale ha custodito questi capolavori a Guardiaregia.
In questa storia formata da tante storie si inserisce anche quella del Banco di Napoli e del ruolo che esso, come istituto di credito ha avuto all’interno della nostra società. È stata la banca più antica del mondo e trae origine dai banchi pubblici dei luoghi pii, sorti a Napoli tra il XIV e il XVII secolo. Nasce come “Monte di Pietà” proposito reso evidente attraverso lo stemma posto sulla facciata dell’edificio: le Croci, la Colomba che simboleggia lo Spirito Santo e i segni della Passione di Gesù.
L’istituto intercetta i bisogni del territorio e, in ossequio alla propria mission presta denaro su pegno, senza interessi. Contribuisce all’arricchimento urbanistico della Città con la costruzione della nuova sede che ha inizio nel 1939 posta dirimpetto alla sede della Banca d’Italia la cui costruzione ebbe inizio 16 anni prima, nel 1923.
Come sono finiti i Della Robbia al Banco di Napoli non ci è dato sapere. Forse si tratta di qualche garanzia data in pegno o dell’acquisto da parte della banca che non ha mancato di elargire somme per valorizzare anche gli artisti molisani acquistando molte delle loro opere.
Adesso finalmente esse arricchiscono di bellezza la Cattedrale e dopo quasi mezzo secolo il desiderio di don Pasquale è stato esaudito.
Vittoria Todisco