Una richiesta che, se accolta, rivoluzionerebbe la composizione dell’assise di Palazzo San Giorgio, ridimensionando non solo la compagine del centrodestra, ma pure quella dei civici. Quello depositato al Tar dal Pd – sottoscritto da Peppe D’Elia e Antonio Federico e curato dagli avvocati Roberto Ruta e Piero Neri – è un ricorso che punta a ribaltare tutti gli equilibri, chiedendo l’annullamento della proclamazione degli eletti.
Secondo i ricorrenti «l’ufficio centrale elettorale del Comune di Campobasso non ha applicato in maniera corretta il dettato normativo nel considerare voti validi “esclusivamente” i voti ottenuti alla carica di sindaco, sul cui dato è stata poi calcolata la percentuale del 50% dei voti conseguiti dal gruppo di liste della coalizione del candidato sindaco Aldo De Benedittis, nonché delle altre coalizioni».
Dunque, «l’Ufficio elettorale ha erroneamente ritenuto che le liste del centrodestra avessero superato il 50% dei voti validi ed, altrettanto erroneamente, ha escluso che scattasse il premio di maggioranza, pari al 60% dei seggi, alla coalizione di centrosinistra, il cui candidato alla carica di sindaco, Marialuisa Forte, è risultata vincitrice al ballottaggio».
Il ricorso si sofferma sul concetto dei voti validi. «Il legislatore – si legge nel ricorso – non ha inteso fare alcuna distinzione tra voti validi attribuiti alle liste e voti validi attribuiti ai candidati sindaci, ma ha inteso riferirsi alla maggioranza assoluta delle totalità dei voti validi.
Alla luce di dei principi sanciti dalla Corte Costituzionale nonché da numerose sentenze del Consiglio di Stato, per voti validi, sulla base dei quali calcolare il 50%, non possono che intendersi: il totale dei voti attribuiti alle liste, i voti in testa ai soli candidati sindaci (senza voto di lista), i cosiddetti voti disgiunti o incrociati, ovvero quelli volontariamente espressi dal cittadino elettore ad un candidato alla carica di sindaco diverso rispetto alla lista votata.
La percentuale di voti validi di ciascuna coalizione avrebbe dovuto essere quindi calcolata con riferimento al totale dei voti in testa ed incrociati ottenuti al primo turno dei candidati sindaci, sommato al totale dei voti di lista assegnati a ciascuna coalizione al primo turno.
Sulla scorta di tale calcolo – sostengono i ricorrenti – la percentuale dei voti ottenuti dalla coalizione di centrodestra sarebbe stata del 48,77% (inferire pertanto al 50%), con conseguente assegnazione del premio di maggioranza al centrosinistra.
Con l’assegnazione del premio di maggioranza alla sindaca Forte, al centrodestra spetta l’assegnazione di 10 seggi, alla coalizione civica 2, al centrosinistra 20.
Dunque la corretta applicazione dell’art 73 del D. Lgs. del 18/08/2000, n.267 (Tuel) avrebbe dovuto comportare l’esclusione di Francesco Pilone (FdI), Antonio Madonna e Giuseppina Bozza (Popolari), Alberto Tramontano (Lega), Giovanni Di Giorgio (Udc), Pietro Montanaro (Noi Moderati), Domenico Esposito (Forza Italia), e dei civici Stefano Lombardi, Sabino Iafigliola, Adele Fraracci, Vincenzo De Iasio e Antonella Trivisonno».
In definitiva i ricorrenti chiedono «l’assegnazione di 20 seggi al centrosinistra così ripartiti: 10 al Partito democratico, 6 al Movimento 5 stelle e 4 all’Alleanza verdi, sinistra e socialisti».
Al centrodestra resterebbero solo 10 scranni: quello di Giovanni Varra (ora passato in maggioranza), Mario Annuario, Stefania Di Claudio, Sandra De Lucia Sabusco, Salvatore Colagiovanni, Alessandro Pascale, Gianluca Maroncelli, Francesco Sanginario, Nicola Cefaratti e Aldo De Benedittis.
Mentre per il Cantiere civico conserverebbero il posto in Aula solo Pino Ruta e Angelo Marcheggiani.
L’udienza al Tar è fissata per il 4 dicembre.

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