La situazione nel carcere di Campobasso, almeno per il momento, è tornata sotto controllo. Dopo la rissa scoppiata mercoledì pomeriggio, i tre detenuti che si sono resi protagonisti di atti di violenza nei confronti di un 37enne, finito in ospedale, sono stati trasferiti. Ne dà notizia Matteo Del Re, segretario del sindacato autonomo Polizia penitenziaria, che commenta: «Non c’è stata alcuna rivolta in carcere. Praticamente, due detenuti facinorosi hanno creato dei disordini all’interno, malmenando un altro ristretto e coinvolgendo anche un poliziotto, che cercava portare alla ragione gli stessi. Uno di questi detenuti è salito sul tetto del carcere. E poi l’opera di mediazione della Polizia Penitenziaria lo ha convinto a scendere. Un grave episodio, certo, paradossalmente nella quotidianità delle carceri, ma nessuna rivolta». Del Re sottolinea che «da tempo il Sappe denuncia che la situazione a Campobasso è esplosiva, ci sono quasi il doppio dei detenuti (160/170 presenti a fronte di 100 posti letto) e vi è una forte carenza di organico: in più non c’è un comandante titolare e l’attuale Direttore non è titolare ma reggente. La carenza è dovuta ad un esiguo numero di colleghi trasferiti con interpello ordinario e ad un cospicuo numero di colleghi in congedo prepensionamento, senza contare le assenze giustificate e legittime.Nel carcere di Campobasso, dunque, non c’è stata alcuna rivolta. C’è stata sì la folle protesta di tre detenuti, ma la situazione è sempre stata sotto controllo e la Polizia Penitenziaria ha fatto di tutto per far tornare la ragione ai tre, con una preziosa e fondamentale opera di mediazione che si è rivelata risolutiva. Certo è che chi diffonde queste false notizie è un irresponsabile», conclude Del Re.
«Il Sappe – commenta Donato Capece, segretario generale – esprime vicinanza e solidarietà al collega contuso ed esprime il proprio compiacimento al Personale che ha operato, a riprova della professionalità e attaccamento al dovere delle donne ed uomini della Polizia Penitenziaria del carcere di Campobasso, vero “carcere di frontiera” per le critiche condizioni operative e strutturali in cui versa». Il leader del Sappe conclude ricordando che «sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. Basta! Siamo noi a non poterne più da questa situazione di diffusa illegalità: siamo a noi a doverci chiedere dove è lo Stato», conclude Capece.
Aveva invece parlato di rivolta, subito dopo i fatti, Aldo Di Giacomo, segretario di un’altra sigla sindacale, il Spp, sottolineando come «i segnali di una crescente tensione all’interno del carcere di via Cavour erano da tempo evidenti. A questo – continua Di Giacomo – si aggiunge il suicidio nella Casa Circondariale di Prato di detenuto tunisino, di 35 anni, con problemi di natura psichiatrica, che si è impiccato nel primo pomeriggio nella sua cella del reparto isolamento. Siamo a 66 suicidi dall’inizio dell’anno. Non c’è bisogno della “palla di cristallo” per prevedere che la situazione, già di grande emergenza e del tutto inedita per gravità rispetto a sempre, è destinata a diventare ancora più pesante, al punto che le rivolte di questi giorni fanno da “apri pista” a tutto quello che sta accadendo. Noi – aggiunge – più semplicemente continuiamo a cogliere ed interpretare, già da settimane, gli inquietanti segnali che l’Amministrazione penitenziaria invece preferisce ignorare. Su tutti: una ventina di tentativi di evasione, nel giro di un mese, sventati grazie all’alta professionalità del personale penitenziario, è l’inequivocabile segnale che in questa stagione estiva il numero dei tentativi di evasione è destinato a crescere in maniera esponenziale come quello delle rivolte e delle aggressioni al personale. Tutto questo accade mentre alla Camera in queste ore tra scontri maggioranza-opposizioni ed inutili polemiche politiche si sta approvando il cosiddetto decreto carceri che non contiene alcuna novità non solo per prevenire la mattanza silenziosa dei suicidi e delle continue aggressioni agli agenti ma soprattutto per rendere il lavoro del personale penitenziario più sicuro e dignitoso.Non siamo pronti a fronteggiare questa estate di rivolte e siamo stanchi – conclude – di pagare il pezzo più alto, con il rischio di incolumità personale».

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