Non si attenua la eco generata dai recenti episodi di violenza avvenuti tra le mura del carcere di via Cavour. Cresce tra le sigle sindacali la preoccupazione sulle criticità riguardanti la casa di reclusione del capoluogo, più volte evidenziate dai sindacalisti, che rischiano di minare la sicurezza e l’ordine pubblico nonché l’incolumità di detenuti e agenti penitenziari. A porre l’accento su questi aspetti anche il segretario generale regionale della Uilpa Angelo Trotta che, in una missiva indirizzata a prefetto, sindaco, presidente della Regione, Dap, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Lazio Abruzzo e Molise, direzione del carcere e segreteria nazionale Uilpa, mette a conoscenza le autorità della «grave situazione che attanaglia la gestione della casa circondariale di Campobasso.
È infatti dell’altro giorno la notizia di disordini occorsi nel pomeriggio, che hanno visto coinvolti più detenuti di una sezione detentiva che hanno messo in serio rischio la sicurezza dell’istituto e quindi l’ordine pubblico nel centro cittadino, trovandosi lo stesso, a beneficio di quanti non lo sapessero, a ridosso delle strade centrali della città di Campobasso, attorniato da civili abitazioni che lo sovrastano.
L’episodio dell’altro giorno, seppur grave – precisa Trotta -, non vuole essere l’oggetto di questa missiva, bensì dallo stesso prendere spunto per evidenziare e ribadire le criticità e la pericolosità che attengono al penitenziario campobassano.
Se la atavica carenza di personale di Polizia penitenziaria è una emergenza a livello nazionale, non vi è infatti, numeri alla mano, un solo Istituto della Nazione che possa vantare di avere una pianta organica al completo. Per quanto riguarda l’Istituto di Campobasso la carenza è fortemente amplificata, in primis a causa dell’età media del personale in servizio, e in secondo luogo, non certo trascurabile, a causa delle problematiche strutturali che l’istituto presenta, che fungono da moltiplicatore di posti di servizio.
Infatti, definire anacronistico il penitenziario campobassano è dir poco: sezioni detentive che si sviluppano su più livelli, assenza di scale di emergenza, o comunque accesi dedicati al personale penitenziario, mancanza di ascensori, mancanza materiale di spazi e di aree dedicate, che a loro volta, si ripete, moltiplicano oltremodo i posti di servizio, che sistematicamente non vengono coperti per carenza di personale.
È del mese scorso, la nota unitaria di tutte le OO.SS. nella quale si evidenziavano le condizioni in cui “gli operatori penitenziari sono costretti ad operare in un Istituto ormai datato e anacronistico rispetto alle attuali norme che attengono, tanto i diritti delle persone private della libertà personale, che dei lavoratori che in esso prestano la loro opera. Il carcere di Campobasso rappresenta la struttura panottica per antonomasia, che, se rispondeva alle esigenze della sua costruzione 1856, non può di certo far fronte alle nuove e legittime esigenze attuali”… “lo stesso fatto che l’Istituto si trovi nel centro cittadino comporterebbe l’innalzamento degli standard di sicurezza, che, purtroppo, stando alla attuale situazione sopra descritta, non possono essere minimamente soddisfatti”.
È quindi giunta l’ora, a parere di questa O.S., tanto per l’Amministrazione penitenziaria che per la classe politica locale e regionale, interrogarsi sul fatto se vale ancora la pena e se vi siano le condizioni per avere un carcere nel centro cittadino, in relazione in primo luogo alla correlazione costi/benefici, data la vetustà della struttura, e in secondo luogo, ancora più pregnante, sulla sicurezza tanto dei detenuti ospitati, del personale penitenziario che vi lavora che della cittadinanza tutta.
Ulteriore punto dolente, come se le criticità strutturali non bastassero, è rappresentato dalla gestione dell’Istituto, il quale, è ad oggi privo, di un comandante di Reparto titolare, sostituito di volta in volta dai più alti in grado presenti in servizio e con un direttore che, pur con tutto l’impegno profuso e la indiscussa professionalità, si deve dividere tra più Istituti, ben distanti tra di loro, che le permettono di essere presente nell’Istituto campobassano, un paio di mezze giornate a settimana! Pleonastico evidenziare che con comandanti di giornata e autorità dirigenti a mezzo servizio le problematiche e le criticità si moltiplicano a discapito della sicurezza e del lavoro degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, che sono ormai ridotti nei ranghi, ma soprattutto nello spirito, dovendo sopperire alla sopra esposta discutibile organizzazione, fungendo spesso da capretto espiatorio nelle criticità che si susseguono con la popolazione detenuta. Inoltre, l’aumento considerevole dei numeri di quest’ultima, circa 170 presenze, con l’invio continuo e sistematico di detenuti che già si sono resi responsabili in altri Istituti di condotte turbative dell’ordine e della sicurezza, non fa altro che innescare scintille, sulla già precarissima e infiammabile situazione del carcere di Campobasso. Con continue risse e colluttazioni, invii presso il locale Pronto soccorso, ricoveri, tentativi di introduzione dall’esterno di materiale non consentito».
La Uilpa chiede dunque «una seria riflessione su quanto sopra esposto, nonché, nelle more, si chiede all’Amministrazione penitenziaria di porre in essere un interpello straordinario o comunque attuare le procedure utili per dare sostegno al personale di Polizia penitenziaria giunto ormai allo stremo, che, a causa dell’attuale situazione, vede continuamente negati i propri diritti: orari di servizio più che raddoppiati, trattenimento d’ufficio in prestazione di lavoro straordinario, richiamo in servizio dal congedo, mancato godimento del riposo settimanale e finanche impossibilità ad usufruire della mensa di servizio, come da pregressa nota di questa O.S. della scorsa settimana.
Fiduciosi di un urgente interessamento alla precaria situazione della Casa Circondariale di Campobasso, ognuno per quanto di competenza – conclude Trotta -, si porgono distinti saluti, rimanendo a disposizione per eventuali chiarimenti in un ottica di fattiva collaborazione utile alla risoluzione delle problematiche rappresentate».

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