Vietato indossare magliette con i colori della Palestina sulle reti Rai. Una censura denunciata senza mezzi termini dall’associazione Malatesta che ieri avrebbe dovuto raccontare, ai microfoni della trasmissione Uno Mattina, quanto realizzato nel quartiere San Giovanni grazie al progetto Draw The Line. L’intervista è però saltata. Ad ‘infastidire’ la giornalista di Rai 1 – che ha probabilmente seguito precise direttive aziendali – la maglietta indossata da uno dei rappresentanti dell’associazione, raffigurante un aquilone con i colori della bandiera palestinese.
«Oggi (ieri, ndr) 26 agosto la trasmissione Uno Mattina di Rai Uno – denunciano i Malatesta in un post su Facebook – ha fatto tappa a Campobasso ed in particolare nel quartiere San Giovanni per raccontare il progetto Draw the Line che da anni colora i muri della città con opere di artisti internazionali. Era prevista e richiesta dalla stessa Rai la partecipazione di un rappresentante dell’associazione Malatesta a cui è stata negata la possibilità di intervenire a causa della maglietta che indossava. La giornalista Ilaria Grillini, con fare neanche troppo ortodosso, ha intimato al nostro rappresentante di indossare la maglietta al contrario se avesse voluto intervenire nella trasmissione. Il nostro rappresentante chiaramente ha declinato l’invito per questioni morali abbandonando il set di un servizio pubblico che di pubblico ha ben poco».
E infatti è toccato al consigliere comunale Antonio Vinciguerra, con un abbigliamento evidentemente più congeniale alla trasmissione (una maglietta con la scritta ‘Campobasso’), illustrare le opere realizzate in città e la ‘mission’ dei Malatesta.
Quella censurata, spiegano ancora dall’associazione, «è la maglietta realizzata da un paio di nostri amici operatori umanitari volontari appartenenti all’associazione Gaza Freestyle, associazione con la quale collaboriamo e partecipiamo alle attività umanitarie promosse nella Striscia di Gaza da diversi anni. La maglietta riporta un piccolo logo sul cuore che rappresenta un aquilone con i colori della Palestina. Ci sembra assurdo che una t-shirt possa mettere in crisi un servizio televisivo di promozione del nostro territorio limitando la libertà personale. Ci indigniamo davanti all’ennesimo atto di censura da parte dei media che ormai da mesi fanno di tutto per far passare in sordina quello che è a tutti gli effetti il genocidio del popolo palestinese. Genocidio sponsorizzato dal nostro governo che continua a produrre e vendere gran parte degli armamenti che nutre uno dei conflitti più sanguinosi dei tempi moderni. Basta guerre, basta violenza di qualsiasi tipo!».

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