Ancora un’aggressione ai danni di un agente di polizia penitenziaria. A darne notizia è stato il segretario del Spp Aldo Di Giacomo. L’episodio è avvenuto giovedì sera nel carcere di via Cavour a Campobasso: l’agente, secondo quanto riferito da Di Giacomo sarebbe stato selvaggiamente picchiato senza apparenti motivi. Immediatamente sottoposto a cure mediche, ha ricevuto un referto con una prognosi di 12 giorni. «Di fronte a questo gravissimo episodio – dichiara Di Giacomo – abbiamo richiesto interventi immediati al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per garantire la sicurezza e l’incolumità del personale penitenziario».
Sul caso è intervenuta anche al segreteria regionale Osapp: «Si tratta dell’ennesimo vile ed increscioso episodio di intemperanza, posto in essere da un detenuto di nazionalità straniera nei confronti di un assistente capo coordinatore di polizia penitenziaria, di elevate capacità morali e professionali, che è stato colpito al volto per futili motivi.
Il personale di polizia penitenziaria della Casa Circondariale di Campobasso dice basta a questo stillicidio di situazioni che hanno superato abbondantemente ogni limite di decenza e di dignità lavorativa.
Le istituzioni penitenziarie provveditoriali e nazionali hanno ormai abbandonato al loro destino gli Istituti penitenziari con disarmante superficialità, rendendoli polveriere pronte ad esplodere.
Gli uomini e le donne del Corpo di Polizia Penitenziaria esigono il rispetto ed il riconoscimento del proprio servizio. Non si può tornare dalle proprie famiglie e dai propri figli, dopo estenuati ed intensivi turni di servizio, anche con l’umiliazione di aver subito delle percosse con 12 giorni di prognosi.
In proposito il sindacato esprime solidarietà al collega vittima della vile aggressione e alla propria famiglia».
L’Osapp inoltre auspica che «l’opinione pubblica possa attuare serie e profonde riflessioni sulle condizioni di una istituzione dello Stato e sull’attività di servizio degli operatori dai più non conosciuta, sulle gravi ed allarmanti condizioni in cui versa l’istituto penitenziario di Campobasso in tema di: carenza di organico di polizia penitenziaria; carenza di organico del comparto funzioni centrali; sovraffollamento detenuti; assenza del direttore titolare e del comandante di reparto.
A fronte di tre dirigenti e funzionario previsti nella pianta organica, a Campobasso non c’è nessuna figura. Inoltre mancano 23 agenti penitenziari e quelli in servizio (appena 89) devono assicurare l’ordine, sicurezza, trattamento, rieducazione, traduzioni in luoghi esterni di cura e in sedi giudiziarie, piantonamenti in ospedali dei detenuti oltre tutti i titoli legittimi di assenza del personale.
Il personale di Polizia penitenziaria ha mediamente 100/120 giorni pro capite di congedo o ferie arretrati.
La carenza del personale del Comparto funzioni centrali è di 8 unità, rispetto alle 14 previste. Ad oggi rileviamo l’assenza contemporanea di direttore e comandante di reparto titolari dell’incarico, vi è un direttore reggente per 1/2 giorni a settimana ed un ispettore con incarico di comandante di reparto facente funzioni.
La situazione ancora più drammatica riguarda il sovraffollamento detentivo pari al 180%.
L’enorme sovraffollamento di detenuti portatori di problematiche psichiatriche, di tossicodipendenza, alcooldipendenza, di varie etnie non può che rendere infuocato ed incontrollabile l’intero contesto dove regna sopraffazione prevaricazione e il più che probabile rischio che l’Istituto diventi una vera e propria piazza di spaccio e di traffici con continue contese di posizioni di leaderschip tra gruppi o clan.
Il poco personale rimasto in un contesto così degradato è costretto all’effettuazione di turni intensivi massacranti (10/12 ore o più) mettendo a rischio la propria incolumità, sacrificando le proprie famiglie e la propria salute con la possibilità molto probabile che il tutto degeneri in stress da lavoro correlato.
Da ultimo, il DL Carceri, che tanto aveva promesso in una situazione carceraria nazionale drammatica, ha soltanto alimentato grosse aspettative nei detenuti che evidentemente, traditi dalla mancata emanazione di provvedimenti deflattivi, hanno aumentato il livello di aggressività, di ricatto e provocazione nei confronti del personale di polizia penitenziaria sempre più esiguo.
Tutte le problematiche esposte creano forte frustrazione, rassegnazione e senso di abbandono nel personale che nonostante i tanti sacrifici, al momento non vede vie di uscita salvo non doversi allontanare dal lavoro per un normale recupero psico-fisico.
L’elencazione dei fatti suddetti è soltanto il prologo di un degrado dell’organizzazione delle carceri che non conosce fine ma sembra comunque che abbia superato abbondantemente il limite della decenza».

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