La scuola ponte di Selvapiana continua ad alimentare lo scontro a Palazzo San Giorgio, anche all’interno della stessa maggioranza.
Ieri mattina la discussione e l’approvazione del Documento unico di programmazione – una votazione che, sulla carta, si preannunciava ‘rapida e indolore’ – ha riacceso la polemica: nell’atto, infatti, tra gli obiettivi fissati dall’amministrazione, era ancora presente l’adeguamento della vecchia struttura fieristica per ospitare gli alunni della scuola D’Ovidio. Un ‘dettaglio’ che, oltre a scatenare l’opposizione, ha costretto la maggioranza a chiedere una sospensione della seduta ed una conferenza di capigruppo per concordare una modifica. La sindaca Forte, alla ripresa dei lavori ha assicurato che, come già garantito nel corso del Consiglio monotematico, la scuola ponte non sarà realizzata e gli alunni della d’Ovidio saranno ospitati in parte al Pilla in parte in altri locali in centro. «Il documento unico di programmazione – ha sottolineato – è per sua natura soggetto a note di aggiornamento, ovviamente ci saranno delle modifiche perché quella della D’Ovidio è una situazione in progress». In buona sostanza, la redazione del Dup e la successiva approvazione in giunta risale al 31 agosto, quando ancora non erano state trovate le soluzioni alternative per la d’Ovidio e la suola ponte era ancora una possibilità percorribile. Va da sé che nel documento sono riportate anche le risorse spese per la progettazione, circa 240 mila euro. Soldi che, come rimarcato dal vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Piero Colucci, non andranno sprecati. «Come noto abbiamo deciso di non spostare la D’Ovidio a Selvapiana ma questo non vuol dire che non si troverà un’utilizzazione diversa per la struttura. Le procedure che sono state avviate per la scuola potranno comunque essere riutilizzate per altre attività utili. Quindi valuteremo in maggioranza, ci confronteremo anche con l’opposizione per trovare soluzioni alternative ad un utilizzo intelligente di Selvapiana. Tutto quello che è stato fatto non sarà stato fatto inutilmente, nel senso che non si tratterà di atti che comporteranno spese, non proficue per l’amministrazione. Le spese fatte per la progettazione e la verifica sismica saranno certamente utili in futuro. L’immobile dovrà avere un’altra destinazione, perché se è un immobile comunale noi non possiamo abbandonare i beni comunali, dobbiamo comunque vedere quella che è l’utilità civica, comune, collettiva di questi beni. Avere dei beni è sempre un vantaggio, potrebbe essere anche un vantaggio per la vendita, ma non è questo a cui stiamo pensando in questo momento».
Una tesi che non ha convinto l’opposizione che ha criticato anche la procedura utilizzata dalla maggioranza per garantire la modifica. «Nel momento in cui c’è una delibera già cristallizzata all’esame del Consiglio – ha sottolineato il capogruppo di Fratelli d’Italia Pilone – qualsiasi modifica deve essere votata, e poi si procede alla votazione della delibera emendata. La maggioranza non ha fatto questo passaggio, (procedendo ad un’unica votazione) creando un forte precedente procedurale sull’approvazione di un atto consigliare a mio parere gravissimo. Bastava approvare un ordine del giorno che imponesse alla giunta di tener conto delle modifiche e di questi atti di indirizzo nella nota di aggiornamento al Dup. La sindaca ha sì garantito che farà questa modifica, ma è un impegno non un atto formale, per altro che manca del parere dei revisori dei conti».
Il leader dei Popolari per l’Italia, Salvatore Colagiovanni, ha invece sottolieto l’aspetto prettamente politico della questione che, a suo dire, certifica come la tenuta della squadra progressista sia costantemente in bilico: «Il problema è politico – ha tuonato – stamane si sono viste le due anime della maggioranza, seppur striminzita, che puntualmente si scontrano, costringendo la sindaca a correre ai ripari per far ‘sparire’ la scuola ponte. Dunque ci troviamo di fronte alla solita questione: il cantiere civico contro i 5 stelle e il Pd che deve fare opera di mediazione. Io penso che la città non possa assistere a questo triunvirati che non riesce neppure a dirsi buongiorno con serenità. Mi spiace per la sindaca, che è nuova come amministratrice, e talvolta mostra anche insicurezza sui passi da fare. Se 5 stelle e civici anche sulle virgole di un documento vengono allo scontro, non solo stanno massacrando la maggioranza, ma soprattutto la città di Campobasso per velleità personali».
Alla fine della discussione il consiglio ha votato con 17 parei favorevoli il documento che, in fase di nota di aggiornamento, eliminerà dalle voci la scuola ponte di Selavapiana e prevederà l’eventuale inserimento delle proposte avanzate in commissione. Contraria, invece, la minoranza di centrodestra.
L’emergenza idrica approda in Consiglio ma le risposte latitano
Ma tra i temi caldi inseriti all’ordine del giorno c’era sicuramente la mozione presentata dai consiglieri di Forza Italia, Domenico Esposito e Nicola Cefaratti, sull’emergenza idrica e, in particolare, su quanto accaduto a Campobasso lo scorso 20 settembre, con la chiusura dei serbatoi per 15 ore di fila.
Presenti in Aula anche il presidente di Molise Acque, Stefano Sabatini, il presidente del Cda di Grim Massimo Saluppo, e il consigliere regionale delegato al servizio idrico Massimo Sabusco.
Un momento particolarmente atteso dall’ Aula, sia dalla maggioranza che dall’opposizione, che auspicava risposte o quantomeno un focus sulla stato attuale, per capire se dopo circa un mese di chiusure notturne la situazione fosse migliorata. Risposte che non sono arrivate. I vertici delle due società, nel loro intervento in aula, hanno sostanzialmente difeso il loro operato, passando in rassegna le competenze delle rispettive aziende.
Da un lato, l’avvocato Sabatini ha ricordato il campo di azione di Molise Acque, che gestisce la captazione dalle sorgenti fino ai serbatoi comunali, evidenziando che «le nostre condotte sono in buono stato, registriamo solo solo il 6 per cento di perdite. Il problema sono le reti comunali, ad esempio Campobasso, che ha una dispersione pari al 66.7%, consuma 330 litri al secondo, tre volte più di Termoli». A questo si aggiunge «una siccità che non si è mai verificata prima in regione, e Molise Acque aveva lanciato l’allarme già a marzo ai sindaci per predisporre chiusure notturne».
Dal canto suo il presidente della Grim, Massimo Saluppo, ha sostenuto di aver lavorato, insieme ai dipendenti della società, in maniera inoppugnabile per gestire la situazione, nonostante la società non abbia ancora potuto riscuotere i canini idrici dei comuni e, «anche se – ha tenuto a precisare – la gestione dell’emergenza non compete a Grim». Per quanto avvenuto a Campobasso il 20 settembre, Saluppo ha spiegato che «Molise Acque il 19 settembre non ha comunicato la percentuale della riduzione del flusso idrico, il giorno dopo ci ha comunicato una ulteriore riduzione e l’abbiamo diffidata a darci più acqua. Purtroppo, non ricevendo risposta positiva, alle 12.45 abbiamo dovuto chiudere i serbatoi».
Insomma, al di là della cronistoria di quanto accaduto e delle competenze diverse delle due società, non sono stati forniti ulteriori dati. In serata l’odg è stato approvato all’unanimità.