Si è insediato il 1 settembre scorso restituendo, di fatto, una guida ufficiale agli agenti del comando di via Toscana. Luigi Vella, classe 1971, laureato in Giurisprudenza e in Scienze politiche, ha alle spalle un ampio bagaglio di esperienza: è stato dirigente del Comando di Polizia Locale di Chieri (TO) e Voghera (PV), Comandante Funzionario presso il Comune di Fasano (BR) e Ginosa (TA) e ha svolto anche il ruolo di ufficiale funzionario responsabile di polizia giudiziaria presso il Consorzio Alto Vicentino a Schio (VI) e di ufficiale responsabile del Nucleo Operativo Investigativo presso il Consorzio Valle Agno a Valdagno (VI). In ‘tasca’ anche un Master universitario di I livello in Security e Intelligence – analisi e gestione ed uno di II livello in diritto penale e Criminologia.
Oggi, oltre ad essere al vertice del Corpo di Polizia Locale, svolge anche il ruolo di dirigente del settore Mobilità e Trasporto pubblico locale di Campobasso.
Comandante, lei è di Lecce ma con il suo lavoro ha avuto modo di toccare con mano numerose realtà italiane. Che impatto ha avuto con la nostra città?
«Campobasso è una città che merita tanto sotto diversi punti di vista. In primis a livello turistico. Ha sicuramente un potenziale e un’offerta allettante che però andrebbe promossa e valorizzata. Ho avuto modo di visitare diversi borghi dell’hinterland e ne sono rimasto piacevolmente colpito. Se si mettessero a sistema le realtà che gravitano attorno al capoluogo l’offerta sarebbe decisamente più ampia. Un altro aspetto che ho riscontrato fin da subito è l’accoglienza dei cittadini. C’è un rapporto umano che viene mantenuto vivo dalle persone e questo per me rappresenta sempre un valore aggiunto.
Per quanto riguarda l’aspetto professionale, tuttavia, credo che Campobasso sia una città un po’ caotica dal punto di vista dell’analisi della viabilità».
Quali sono state le principali criticità che ha riscontrato sul nostro territorio?
«Probabilmente nel corso degli anni la città si è sviluppata senza una vera e propria ‘visione’ sotto il profilo urbanistico, senza tenere conto dei risvolti legati alla circolazione stradale ed alle criticità che essa comporta. Ad esempio, se in un determinato luogo nascono attività economiche o si insediano importati uffici pubblici e privati, che sicuramente portano un aumento dei veicoli circolanti, si dovrà necessariamente pensare ad idonei siti da adibire a parcheggi, altrimenti avremo gente che continua a girare, e quindi a generare traffico e “smog”.
Il problema della carenza di aree di sosta necessita di soluzioni da attuare a breve e medio termine. Sul tema non pare che esistano progetti di parcheggi multipiano, che in zone strategiche possono contribuire in modo determinante ad una migliore fluidità del traffico.
Il nuovo PGTU presenta tuttavia qualche soluzione che, secondo gli studi fatti a suo tempo, dovrebbe portare novità con impatto positivo sul piano della viabilità».
Ritiene che Campobasso sia una città sicura?
«Stando alla statistica fatta dal Sole24Ore a settembre scorso direi proprio di sì, Campobasso è una città sicura, essendo al 75° posto, quindi in fondo alla classifica dei comuni meno sicuri.
Certo, anche qua, come d’altronde in qualsiasi città, vengono commessi dei crimini, diversamente sarebbe una fantomatica isola felice.
Sul punto va fatta una netta distinzione tra sicurezza reale, quella dei dati innanzi detti, e quella percepita. Quest’ultima è dettata da alcune circostanze che il cittadino percepisce, ma non è detto che siano aderenti alla realtà, ma più ad una personale interpretazione di alcune circostanze o fatti che accadono in città.
A prescindere da questa distinzione, ritengo che al cittadino vadano date delle risposte, anche sulla percezione, perché chiunque ha diritto di frequentare luoghi e di passeggiare liberamente senza timori. Per questo, d’intesa con l’autorità provinciale di pubblica sicurezza, stiamo dando il nostro contributo con un preciso piano che va in diverse direzioni, anche con l’effettuazione di servizi congiunti con le forze di polizia dello Stato.
Per quanto riguarda il centro storico, abbiamo attivato un servizio di pattugliamento appiedato che monitora i vicoli, diversamente non raggiungibili, in orari e siti particolari, basandoci anche sulle segnalazioni pervenute dai residenti, dai commercianti e dalle associazioni. In tale ambito, salvo un paio di casi, oltretutto poco rilevanti, devo dire che, almeno ad oggi, non si sono registrate situazioni di particolare criticità, segno dell’efficacia dell’attività preventiva messa in atto.
Detto questo un maggior grado di sicurezza lo si raggiunge anche con la messa a sistema dei vari stakeholders, perché il problema non può essere scaricato solo agli organi di polizia, ma ognuno dovrebbe fare la propria parte.
A mio avviso, giusta risulta essere la direzione intrapresa mirata a far sì che del centro storico se ne riapproprino i cittadini stessi, vivendolo. Le varie iniziative culturali, ludiche e commerciali contribuiscono all’obiettivo, d’altronde il degrado urbano si forma proprio nei luoghi abbandonati a se stessi, in perfetta aderenza alla teoria nota in criminologia come “finestra rotta”».
Nell’ultimo anno il comando si è avvalso di nuovi ‘rinforzi’, ritiene che il numero di agenti sia sufficiente o che sia necessario ampliare ulteriormente la pianta organica?
«L’organico disponibile, a mio avviso, non è calibrato in maniera corretta rispetto alle esigenze della città. Gli agenti attualmente operativi sono quasi la metà. Il rapporto adeguato in una città del genere è di 1 a 500.
Nonostante le recenti assunzioni il numero resta sempre carente. Al momento non copriamo il terzo e quarto turno, se non per esigenze particolari. Non abbiamo istituzionalizzato un servizio h24 o di 18 ore. E tutto ciò, a mio avviso, è inconcepibile in un capoluogo di regione».
Il completamento della raccolta differenziata non sembra frenare l’inciviltà. Sappiamo, infatti, che nel centro murattiano, solo nel primo mese dall’attivazione delle ecostazioni, sono già state elevate numerose sanzioni.
«Siamo oltre le 40 sanzioni. Con il nostro nucleo di polizia ambientale, unitamente agli ispettori Sea, abbiamo intensificato le attività per cercare di arginare questo fastidioso fenomeno. I rifiuti abbandonati per strada concorrono senza dubbio al degrado urbano. Ciò non depone a favore di una città come Campobasso. Anzi, la danneggia profondamente sotto diversi aspetti.
Ciò che viene a mancare è soprattutto il senso civico del cittadino, ovvero l’appartenenza alla cosa pubblica. La stessa persona che commette gesti di inciviltà probabilmente parcheggia anche l’auto in doppia fila senza badare ai disagi e alle conseguenze che il suo gesto può causare. Ciò determina una parvenza di aumento del degrado urbano, colpisce i cittadini tutti e determina un impatto negativo agli occhi di un estraneo. Il servizio c’è e funziona, magari perfettibile, ma se non sradichiamo questo senso di inciviltà non ne veniamo a capo. Se ognuno di noi considerasse la cosa pubblica come qualcosa di ‘suo’ renderebbe migliore l’ambiente in cui vive».
Parcheggi e viabilità, anche qui i problemi non mancano.
«No infatti. E non serve allontanarsi troppo dalla nostra sede per rendersene conto. Penso ad esempio ai parcheggi sulle strisce e in prossimità della rotonda nei pressi dell’ufficio postale in via Toscana.
Ciò che l’automobilista indisciplinato sottovaluta è che un parcheggio in doppia fila o eseguito in maniera scorretta impedisce agli altri di autodeterminarsi e interferisce negativamente sul benessere totale della comunità. Probabilmente è la mentalità ad essere sbagliata.
Una delle accuse che ci è stata rivolta recentemente riguarda un ipotetico incremento delle sanzioni.
Posso assicurare che non è così. Purtroppo, sempre secondo una mentalità sbagliata, qualcuno accusa la Polizia locale di elevare sanzioni solo per “fare cassa”. È un concetto che non ha alcun fondamento. La legge ci dice in maniera puntuale in che modo tali risorse debbano essere investite. Non solo. Tutti gli anni, entro la fine di maggio, abbiamo l’obbligo di inviare un report al ministero dell’Interno su come vengono ripartite le sanzioni introitate. Dunque a quale scopo dovremmo fare cassa? Per rifare la segnaletica stradale? Per gli interventi sulle strade? Per potenziare i servizi? Fare cassa è una leggenda metropolitana. Se qualcuno lascia la macchina in doppia fila o peggio sulle strisce pedonali non può stupirsi di fronte ad una multa.
L’assenza di parcheggi non giustifica alcuna infrazione. Se tutti dovessimo ragionare sui famosi “5 minuti di sosta” sarebbe il caos. Per fortuna si tratta di una piccola fetta di popolazione. La maggior parte dei cittadini, infatti, è dotata di un grande senso civico nei confronti della comunità a cui appartiene».
Quindi, in linea di massima e rispetto alle sue pregresse esperienze, ritiene che i cittadini di Campobasso siano più o meno disciplinati?
«C’è una grossa differenza sotto il punto di vista dell’ordine della circolazione stradale rispetto ad altre realtà. Anche altrove si rilevano infrazioni ma in generale c’è una circolazione più ordinata. Qui gli automobilisti si “preoccupano” meno. Oltretutto c’è una rilevante incidentalità. Si registrano ben 450 incidenti in un anno. Sono dati allarmanti. Questo significa che c’è sicuramente disattenzione ma anche interferenze alla circolazione stradale, ad esempio macchine parcheggiate male che impediscono la visuale».
Dal codice stradale all’uso di sostanze stupefacenti e alcol alla guida. Sono previste campagne di sensibilizzazione nelle scuole?
«Al momento no, ma è un tema che mi sta particolarmente a cuore e che ho intenzione di trattare. Sicuramente inizieremo a ragionare su queste attività a partire dal prossimo anno. Bisogna prima effettuare una riorganizzazione della struttura.
Nelle scuole parleremo non solo educazione stradale ma realizzeremo anche di campagne di sensibilizzazione contro bullismo, cyberbullismo e uso di stupefacenti in età scolastica. Coinvolgeremo non solo gli istituti superiori ma anche le scuole medie perché, come ben sappiamo, l’approccio alle sostanze stupefacenti, specialmente a quelle definite, erroneamente, “droghe leggere”, parte fin da giovanissimi».
Il comando di via Toscana ha operato per anni senza una figura apicale, questo cosa ha determinato?
«Il Comandante, per un Corpo di Polizia locale, rappresenta una vera e propria guida che dev’essere in grado di interpretare e soddisfare le aspettative e le esigenze, non solo del proprio personale ma anche dei cittadini.
Il Comando di Campobasso, tranne la parentesi del collega che mi ha preceduto, è stato lasciato per svariati anni in una sorta di autogestione, che ha determinato gravissime carenze sotto molteplici punti di vista. Infatti, ancorché retto ad interim nel tempo da vari dirigenti amministrativi con elevata professionalità acquisita in altri settori, ma senza, ovviamente, avere esperienze “sul campo” in termini operativi, questo si è tradotto in risultati relativi e approssimativi, senza visione prospettica.
La Polizia locale di Campobasso soffre di gravi carenze sotto diversi punti di vista, mancanza di dotazioni strumentali idonee, personale senza percorsi formativi adatti e strutturali, oltre ad avere un’età media molto alta.
Oggi la società è profondamente mutata e la Polizia locale dev’essere in grado di seguire le nuove esigenze che la comunità rappresenta, lasciandosi alle spalle modelli organizzativi tradizionali che non sono più in grado di dare le giuste risposte. Innanzitutto il personale dev’essere motivato, cosciente del proprio ruolo, delle funzioni e qualifiche attribuite ed opportunamente formato per affrontare in modo più performante le nuove richieste che si palesano.
Una Polizia locale moderna, per dare risposte concrete, ha bisogno anche del supporto della Regione, alla quale le leggi demandano precise competenze. Ad esempio in Molise, da quanto mi risulta, non esiste un sistema strutturale di formazione a differenza di quasi tutte le altre regioni che si sono datate di vere e proprie scuole e accademie di polizia, deputate ad assolvere non solo alla formazione iniziale, ma anche a quella di aggiornamento. Ci vorrebbe un repentino cambio di rotta, altrimenti si rischia di avere competenze professionali rilegate alla mera buona volontà del singolo operatore di autoformarsi.
Tra le priorità messe sul tavolo da parte mia, proprio quella della formazione risulta essere la prima. I nostri neo assunti, aggiungerei non solo loro, non hanno oggi le basi per poter assolvere al meglio il proprio ruolo.
Il fatto che, probabilmente, negli ultimi vent’anni, poco o niente sia stato fatto per la Polizia locale di Campobasso da parte delle amministrazioni che si sono avvicendate, ha determinato carenze sotto molteplici punti di vista. Mancanza, come detto, di dotazioni strumentali adeguate e tecnologicamente all’avanguardia, parco veicolare insufficiente e vetusto, una sede non idonea allo scopo, poco dignitosa, non solo per i lavoratori, ma anche per gli stessi cittadini che la frequentano. Ad oggi non abbiamo neanche un’autorimessa dove ricoverare i nostri mezzi.
Nel corso della mia carriera, in modo trasversale da parte di ogni forza politica, ho spesso visto programmi elettorali puntare sulla sicurezza urbana, ormai demandata principalmente alle Polizie locali. La sicurezza non può fare solo a parole e soprattutto ha dei costi, spesso anche importanti, quindi chi veramente ci tiene a realizzare gli obiettivi elettorali dovrà tenere conto di questo imprescindibile elemento».
sl

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