Non ha fatto il muratore nella sua vita, ma è stato un grande costruttore di attività a carattere spirituale nel capoluogo di regione, al servizio della Chiesa e dei fratelli, tuttora vive e vegete.
«Non l’ho conosciuto personalmente, ma a giudicare dalla vostra massiccia presenza in Chiesa in questa circostanza, deve essere stato un apostolo vero, di quelli che hanno messo in pratica la volontà del Signore». Ha esordito in questa maniera il nuovo pastore della Diocesi di Campobasso-Bojano, don Biagio Colaianni, che ha avuto il compito e il piacere di presiedere una celebrazione eucaristica largamente partecipata da tutti i “suoi” figli e figlie spirituali, nella ricorrenza del suo venticinquesimo anniversario della scomparsa, avvenuta il 29 di ottobre del 1999, presso la chiesa Santo Rosario di via Garibaldi, adiacente la Casa di Riposo, fortemente voluta e promossa da una sua creatura, la Comunità “Spirito e Vita”, che ha raccolto la sua eredità. Ha concelebrato don Aldo Vendemmiati che ha brevemente tracciato un profilo. Parliamo del sacerdote Giovanni Battista, per quasi quarant’anni, dal 1961 al 1999, anno della sua salita al cielo, parroco della Chiesa di San Leonardo, nel cuore del centro storico di Campobasso e viceparroco della Cattedrale. Una vera e propria istituzione religiosa, di una fede non comune, che ha segnato fortemente un’epoca, in un territorio, quello del centro storico cittadino, in cui si è mirabilmente identificato e speso per la sua dedizione alla popolazione nella quasi totalità della seconda parte del secolo scorso. Un punto di riferimento spirituale per tutti, bambini, adulti, uomini, donne, parrocchiani e non, in grado di assorbire tutto il peso della responsabilità derivante dall’essere pilota della zona, continuamente ricercato per la sua squisita disponibilità e guida sicura, intrisa da una profonda carica di carità e misericordia. Nell’ambito del suo ministero, don Giovanni, ha incarnato la figura di attinenza non solo per il tessuto sociale della intera città, ma anche e soprattutto per tutta la comunità ecclesiale.
Si diceva in apertura della sua capacità di costruire, ebbene, ricordiamo, per rispetto alla sua memoria, di essere stato, tra le tante belle iniziative di solidarietà, fondatore e infaticabile coordinatore di gruppi e associazioni come l’Unitalsi, che si occupa dei meno fortunati e dei viaggi della spiritualità nei santuari, a Lourdes in maniera particolare, dell’Agesci, l’associazione dello scoutismo alla quale hanno avuto modo di avvicinarsi schiere di intere generazioni di ragazzi, tuttora in piedi, il Gruppo del Rinnovamento nello Spirito al quale hanno aderito tutti coloro in cammino alla ricerca di una guida spirituale e non solo, il gruppo della San Vincenzo De Paoli, organizzazione di laici cattolici aperta a quanti desiderano vivere la fede cristiana nell’amore e nel servizio di chi soffre, il Consultorio diocesano “La Famiglia”.
Gran parte della sua esistenza don Giovanni l’ha riservata al servizio dei più bisognosi, con particolare riguardo e attenzioni al mondo della sofferenza. L’allestimento e la realizzazione delle sue Case-famiglia, specie in via Ziccardi, sono state frequentatissime da tantissime persone assillate da problematiche varie, che hanno ricevuto sollievo, conforto e sostegno, oltre naturalmente all’accoglienza, in uno spirito di convinta e genuina solidarietà.
Sono una stragrande maggioranza quelli che lo ricordano come un prete in grado di porsi all’ascolto, all’accoglienza e capace di orientare chiunque fosse alla ricerca di un sicuro appoggio umano.
Il ricordo resta vivo chiaramente non solo e non tanto per le molte opere a sfondo caritatevole e di solidarietà, ma in maniera particolare per come ha saputo porsi nei confronti dei fedeli, per la sua invidiabile capacità di far emergere il senso della vita e di spargere l’amore di Dio.
Grazie alla forte spinta propulsiva di Marilina Niro, già consigliere comunale, che ha donato al Papa un libro sul religioso, all’esemplare prete per la città di Campobasso e del borgo antico, originario di Gorizia, dove era nato alla vigilia del Santo Natale del 1925 (cento anni l’anno prossimo), in segno di gratitudine e di riconoscenza per la sua opera, è stato intitolato il “Largo” tra la Chiesa di San Bartolomeo e la Chiesa di San Giorgio, inaugurato nel dicembre di dieci anni fa, nel 2014, e benedetto dall’attuale vescovo emerito, padre GianCarlo Maria Bregantini.
Michele D’Alessandro