Con il suo tratto ha saputo cogliere la fragilità umana, l’ha declinata in mille sfaccettature, le ha dato un volto e mille facce, l’ha nascosta dietro lo sguardo di uomini, donne, santi e fantasmi, angeli e demoni. Negli occhi dei personaggi che ha dipinto ha racchiuso il suo viaggio emozionale, l’essenza di una pittura a cui ha dato un carattere forte. Inconfondibile. All’età di 89 anni se n’è andato Antonio Pettinicchi, un maestro, una guida, un talento del Molise riconosciuto a livello internazionale per quella pittura singolare, tutt’altro che semplice, per quei dettagli con cui amava svelare l’anima di un sua figura, il carattere di una natura morta, la magia di un paesaggio. Ha rischiato molto Antonio Pettinicchi.
Le sue tele poco convenzionali e così distanti da quelle che con facilità finivano per abbellire i salotti della borghesia, sono state apprezzate tardi: il linguaggio schietto e quelle tematiche per nulla rassicuranti si sono trasformati in una strada perennemente in salita ma che Pettinicchi ha voluto percorrere senza fare mai passi indietro. Senza mai scendere a compromessi. Fantastiche le tele sulla Divina Commedia di Dante Alighieri: nel suo Paradiso Pettinicchi oltre ai grandi, non solo della pittura, ha voluto inserire anche la sua gente molisana, i più umili, gli storpi, quelle persone che sulle sue tele hanno avuto la possibilità di parlare. Ieri ai suoi funerali, nella chiesa di San Pietro a Campobasso, c’erano in tanti: Domenico Frattianni (che gli ha dedicato la mostra all’ex Gilò), Antonio D’Attellis e Augusto Massa accorsi per abbracciare per l’ultima volta il maestro. Tanti i messaggi che sono arrivati per ricordarlo. “Poco più di un anno fa a Campobasso – scrive il presidente della Regione Paolo Frattura – l’emozione e la gioia di partecipare alla sua ultima personale. L’onore e la fierezza di essere accanto a un grande, grandissimo della nostra terra, il cantore dell’animo umano, dei nostri lati oscuri, delle nostre insicurezze, dei nostri segreti nascosti. Quel giorno come una carezza di un uomo, del suo genio e della sua dolcezza, custoditi nei visibili segni del tempo. Oggi il dolore profondo per la morte del maestro Antonio Pettinicchi.
Talento assoluto, venerato nei luoghi artistici più prestigiosi di sempre, Pettinicchi è stato l’ambasciatore internazionale, dal profilo altissimo, del nostro Molise. Terra che lui ha tratteggiato con una forza introspettiva di assoluto impatto. La sua produzione artistica continuerà a raccontarci di lui, i suoi quadri, come l’esplorazione dantesca, sapranno ricordarci la grandezza di un pittore straordinario, esempio e culto per chiunque abbia bisogno di avvicinarsi all’arte. Alla famiglia del Maestro Pettinicchi le più sentite condoglianze per un addio che fa sentire tutti noi oggi un po’ più soli, con il mio rammarico personale per non essere riuscito a dare l’ultimo saluto al nostro grande ambasciatore per via di impegni che mi tengono in queste ore lontano dall’Italia”. “Con la scomparsa del maestro Antonio Pettinicchi – scrive invece il presidente del consiglio regionale Vincenzo Niro – originario di Lucito, ma campobassano a tutti gli effetti il Molise perde un validissimo artista, affermato pittore e incisore di livello nazionale.
Persona equilibrata, silenziosa, Pettinicchi, pur meritando apprezzamenti e riconoscimenti di notevole portata e decisamente ambiti, non ha mai gradito la prima pagina, lasciando scivolare la sua maestria nei commenti esaltanti di chi ne ha stimato i contenuti. Lavoratore taciturno, schivo ad ogni forma di pubblicità, lascia ‘capolavori’ artistici degni di ogni considerazione”.
“Ho avuto modo di apprezzare – dice invece il presidente della Provincia De Matteis – le doti umane prima ancora di quelle artistiche – del pittore incisore molisano. La sua scomparsa gela il mondo artistico”. Il maestro Antonio Pettinicchi che era nato a Lucito nel 1925 si era formato all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Aveva partecipato a numerose mostre e rassegne di carattere nazionale e internazionale, fra cui: quattro edizioni della Quadriennale nazionale di Roma (tra il 1952 e il 1965), la 28/a Biennale internazionale di Venezia, sette edizioni della Biennale nazionale della grafica contemporanea di Venezia (dal 1955 al 1967), oltre a numerose mostre in collaborazione con il Gruppo degli Incisori veneti. Sue opere sono presenti in importantissime collezioni pubbliche e private a Venezia, Milano e Roma.