Ci sono almeno quattro motivi che hanno spinto il consigliere di maggioranza Michele Ambrosio a firmare la proposta per chiedere di tenere i consigli nel pomeriggio. Motivi legati all’opportunità sociale ma anche economica. Con la proposta, il capogruppo dell’Udc chiede di inserire all’ordine del giorno della prossima seduta della Commissione Statuto e regolamenti la modifica del regolamento interno del Consiglio comunale e nello specifico dell’articolo 3 che riguarda l’orario delle adunanze. “In buona sostanza – dice Ambrosio – con chiedo di sostituire l’attuale norma ‘L’adunanza, di norma, si tiene in mattinata dalle ore 8.30 alle ore 13.30 e nel pomeriggio dalle ore 15.30 alle ore 20’ con la seguente ‘L’adunanza, di norma, si tiene nel pomeriggio dalle ore 15.30 alle ore 20.30’. La previsione di un orario di adunanza pomeridiano, a parere dello scrivente, – sottolinea il capogruppo – oltre che trovare applicazione già in moltissimi comuni, è sancita anche dal T.U.E.L. di cui al d.lgs. 267/2000 che all’articolo 38 comma 7 prevede tale possibilità nei comuni con popolazione sino a 15.000 abitanti. Di fatto, tenere le sedute di Consiglio comunale in un arco temporale non coincidente con l’orario di lavoro dei partecipanti, garantisce almeno quattro effetti positivi: consente il coinvolgimento e la partecipazione alle sedute consiliari di una platea di cittadini molto più vasta assicurando altresì una informazione più completa sui temi trattati in Consiglio; permette agli uffici ed agli organi politico-amministrativi di ottimizzare tempi e impegni durante la fascia oraria antimeridiana che altrimenti sarebbe sottratta alla normale attività lavorativa ed istituzionale; garantisce un notevole risparmio in termini di costi per i rimborsi diretti o indiretti dovuti ai datori di lavoro privati e pubblici, a fronte delle assenze dei Consiglieri comunali impegnati nelle sedute; dà modo ai Consiglieri comunali di potere svolgere la propria attività lavorativa senza assenze e senza pregiudicare né i cittadini/utenti coinvolti in quell’ambito né il proprio datore di lavoro”.