Il maxi-emendamento inserito nella Legge di Stabilità approvato in nottata ha gettato nello sconforto i migliaia di dipendenti delle Province italiane. Entro il 1° aprile ogni Provincia dovrà compilare la lista delle persone che manterrà per gestire le funzioni rimaste. Per gli altri ci sarà la mobilità, cercando di assorbirli negli altri enti pubblici. Dal 2017 partirà il collocamento in disponibilità con annesso taglio in busta paga: una disponibilità che durerà due anni. Le eventuali cessazioni scatteranno dopo il 30 aprile 2019. I sindacati hanno già sciorinato un po’ di numeri: rischio esuberi per 20mila dipendenti a tempo indeterminato e rischio licenziamento per oltre duemila precari. Salvatore Colagiovanni, presidente dell’Uprom (Unione delle Province Molisane), ha affermato sulla questione: “Stiamo assistendo a un ingiusto accanimento sulle Province, che a mio avviso sono enti insostituibili per i servizi offerti sul territorio. Da mesi, personalmente, sto esprimendo le mie perplessità, non condividendo questi atti così forti a danno delle Province e dei loro dipendenti. Resto basito come il Governo con tanta facilità riesca ad approvare provvedimenti che gettano nello sconforto migliaia di lavoratori, vincitori di un regolare concorso. Il testo è confuso, ma da quello che si evince a pagarne le spese saranno i dipendenti. Non è stato un bel regalo di Natale per migliaia di famiglie. In questo periodo, anziché provare a garantire un po’ di stabilità, si va a tagliare sui servizi essenziali e su coloro che li hanno garantiti nel corso degli anni. Io mi metto nei panni di chi ha vinto un concorso pubblico, ha lavorato, ha preso degli impegni per costruirsi un futuro e garantirlo alla propria famiglia. E adesso che si fa? Si mettono in discussione persone che, una volta usciti di scena, non potranno più collocarsi sul mercato del lavoro, perché non hanno l’età pensionabile ma, al contempo, anagraficamente (e non competenze acquisite perché sono sicuramente delle risorse) non sono più competitivi. Questo modus operandi rischia di inasprire gli animi, perché si va a ledere a migliaia di padri di famiglia un diritto sacrosanto e garantito dalla Carta costituzionale. Mi meraviglia la politica del Governo Renzi, che va a tagliare dove non dovrebbe, anziché provare ad applicare le politiche volte al risparmio altrove. Ad esempio, su qualche grande opera per la quale, almeno per ora, si può fare a meno. Si potrebbe tagliare sul compenso dei dirigenti, sulla macchina politica, ma sicuramente non si possono mandare a casa i lavoratori o decurtare lo stipendio a chi percepisce 1.200 euro al mese. Non ricordo di un Governo che ha tagliato sui lavoratori, che non li ha tutelati. Per questo motivo, invito tutte le istituzioni a far sentire la propria voce a difesa di un ente fondamentale e dei suoi dipendenti. Non si può passare da un periodo durante il quale tutto era concesso a quello attuale con il taglio ai fondi per la sicurezza delle strade, per i riscaldamenti nelle scuole e per tutti i servizi, indispensabili e necessari, di competenza degli enti provinciali. L’Italia si fonda su diritti e doveri: il Governo calpesta i primi, impone i secondi. Occorre attivarsi per far sì che le Province e i suoi dipendenti restino al proprio posto, facendo capire quanto sono importanti questi enti e, soprattutto, i propri lavoratori. Uno sciopero per far sentire la propria voce sarebbe una soluzione, che possa rendere il Governo meno sordo, freddo e cinico, nel segno di un risparmio che andrebbe cercato altrove”.