“Educazione e Gender: le famiglie si interrogano”è il titolo del convegno, che si è svolto sabato a Campobasso, organizzato da una rete di Associazioni impegnate nella promozione della Famiglia e nel campo dell’educazione: Forum delle Associazioni Familiari, Movimento Per, Istituto per la Famiglia, Sentinelle in Piedi. Massiccia la partecipazione all’appuntamento: in sala tante famiglie, tanti giovani, tanti ragazzi e poi operatori impegnati in vari settori. Relatore del convegno il Daniele Torri, medico, bioeticista e membro del comitato scientifico di Scienza e Vita di Brescia, che ha saputo catturare per un’ora e mezza l’attenzione della platea con la solidità delle argomentazioni scientifiche sulle quali ha fondato il suo intervento.
Un convegno di stretta attualità visto che il tema del Gender sta entrando nella quotidianità delle famiglie italiane, soprattutto nella scuola, luogo privilegiato dalle associazioni GLBT per diffondere “questa teoria priva di basi scientifiche – hanno detto nel corso dell’evento – quasi sempre dietro progetti mascherati da ‘contrasto alla violenza di genere e al bullismo’, ‘educazione affettiva’, ‘educazione alle differenze ed al genere’ e via dicendo, che entrano nei Pof e/o nelle attività extracurriculari. Si nascondono in realtà tentativi ben costruiti di propaganda gender e, cosa ben più grave, all’insaputa dei genitori, cui spetta invece, anche secondo la Costituzione Italiana, l’educazione dei propri figli, specie in ambito tanto delicato quale è l’educazione all’affettività”.
Secondo il ‘Gender Theory’, fatto proprio dall’attivismo gay e femminista radicale, il sesso è solo una costruzione sociale, e dunque vivere da maschio e da femmina non corrisponde ad un dato biologico, bensì alla ‘percezione’ che la persona ha di se stessa, e che può variare a piacimento anche più volte nella propria vita (Queer=Fluido).
“La scienza – hanno ribadito – dice invece che la differenza tra maschile e femminile è presente in ogni singola cellula, fin dal concepimento, con i cromosomi XX ed XY e si esprime in caratteristiche proprie di carattere fisico, cerebrale, ormonale e relazionale, prima ancora di qualsiasi influenza sociale e ambientale (come dimostrano autorevoli studi effettuati); mentre le cosiddette ‘varietà’ pretese dalle associazioni GLBTQ non hanno alcun fondamento scientifico volendo assimilare situazioni patologiche alla fisiologia.
Anche nella scuola italiana dunque stiamo assistendo a tentativi sempre più pressanti di promuovere l’indifferentismo sessuale, de-costruendo l’essere maschio e femmina, per incentivare già nella prima infanzia l’affettività e la sessualità, con tecniche ed esemplificazioni inappropriate ed fin troppo dettagliate (imposte dall’Oms e dall’Ue con gli ‘Standard per l’educazione sessuale nelle scuole’).
È ovvio che se le famiglie conoscessero la reale portata del problema che pone il gender nelle scuole, insorgerebbero in massa: chi può accettare di vedere ridotta la famiglia ad un ‘pregiudizio’ o ad uno ‘stereotipo antiquato’ da abbattere al più presto per far posto alle ‘nuove famiglie’ composte da due (?) mamme o due papà? Quale genitore può tranquillamente accettare che nella scuola i propri bambini vengano sottilmente iniziati alla masturbazione precoce (0-3 anni), ai rapporti etero ed omosessuali e via di seguito fino alla ‘educazione’ a contraccezione ed aborto, sottratti al controllo delle famiglie?
Di qui la necessità di snaturare il concetto stesso di famiglia, cosa che si sta cercando di fare attraverso l’approvazione di leggi che intendono equiparare vari tipi di unioni all’unica famiglia riconosciuta (non istituita) dalla Costituzione”.
Questo il fulcro dell’intervento di cui ha parlato, portando la propria testimonianza di impegno sociale e cristiano, il dottor Massimo Ripepi, dell’Istituto per la Famiglia Onlus e consigliere comunale di Reggio Calabria dove è riuscito ad ottenere, con un consenso trasversale, l’approvazione della mozione in difesa della famiglia naturale da lui presentata.
Anche il consigliere Francesco Pilone ha portato la propria personale esperienza di appassionato servizio al bene comune ed alla famiglia, nel segno dell’esperienza cristiana che lo ha spinto da molti anni a spendersi nell’impegno sociale. Proprio perché consapevole dei rischi cui stanno andando incontro famiglia e nuove generazioni, ha ritenuto doveroso presentare una mozione in Consiglio Comunale, che però, dopo un vivace dibattito, non è stata approvata, con grande dispiacere suo e di molti altri cittadini.
A concludere la referente delle Sentinelle in Piedi ha portato la propria testimonianza e del movimento, di impegno in difesa dei valori fondamentali: famiglia, libertà di espressione e di educazione, fortemente messi a rischio da alcune proposte di legge attualmente in discussione, invitando soprattutto i genitori e gli insegnanti a vigilare attentamente e ad essere realmente e responsabilmente presenti nella vita dei propri figli e nella scuola.