Terreno di scontro lo è sempre stato. Ma ora, sarà che manca meno di un mese al voto del 4 dicembre, il clima è diventato bollente, soprattutto dopo i siluri del premier Matteo Renzi contro gli eletti di Palazzo D’Aimmo. «In Molise i consiglieri regionali sono tutti contro, sono del Pd ma sono contro. E perché? Perché con la riforma prenderanno quanto prende il sindaco del comune capoluogo». Il loro lauto stipendio insomma sarà parificato a quello di Antonio Battista che a sua volta, in caso di vittoria del sì, diventerà uno e trino: primo cittadino del capoluogo, presidente della Provincia e infine esponente del nuovo Senato delineato dalla riforma costituzionale. Un’ipotesi che a qualcuno degli eletti di Palazzo San Giorgio non piace affatto: il rischio è che il triplice ruolo lo distragga da quello principale, ossia amministrare la città di Campobasso. Un compito che in due anni e mezzo già gli ha riservato più di qualche spina.
L’aria che tira in Municipio è ancora più avvelenata dopo che Battista ha deciso di spendersi in prima persona per il ‘sì’: martedì scorso, infatti, è intervento alla manifestazione ‘Basta un (si)ndaco’ che si è svolta a Santa Croce di Magliano, al fianco della segretaria Pd Micaela Fanelli.
La presenza a quel tavolo perciò viene censurata dal consigliere dell’Udc Michele Ambrosio: «È la negazione del ruolo istituzionale super partes – il missile terra aria scagliato dall’esponente centrista – quando il sindaco di un Comune, rispondendo alla ‘chiamata renziana’ indossa la maglietta di un partito svendendo quella di rappresentante di tutta una comunità (come accaduto di recente a Santa Croce di Magliano, ma anche a Roma e in altre parti d’Italia) militando per una posizione partitica al referendum sulla riforma costituzionale».
Ma che succederà se i sostenitori del sì (Battista incluso) dovessero perdere la loro partita referendaria? Il premier Renzi ha legato il suo futuro politico al voto sulla riforma. E dunque per Ambrosio non ha scampo nemmeno il sindaco di Campobasso: «Mi auguro che all’indomani dell’esito referendario, in caso di sconfitta gli stessi primi cittadini, quello di Campobasso in primis, siano pronti con eguale entusiasmo anche alle dimissioni dalla carica di sindaco, ottenuta per elezione diretta dai cittadini, coerentemente con la posizione assunta, tenendo conto del responso popolare e della bocciatura indiretta alla loro persona».
Signori, STUDIATEVI la riforma, esaminatela nei dettagli, fatevela spiegare da chi si muove in ambito giurisprudenziale.
Non procedete per sentito dire, o seguendo l’opinione corrente.
Votare sì o no non è come seguire la moda dello smart phone.
Pensate con la vostra testa, dopo averla liberata da tutti i pregiudizi ed i dubbi insinuati da discorsi e mass media molto pretestuosi.
Ne va del futuro e dell’efficienza del nostro Paese, senza se e senza ma.
Qui siamo alla follia. Come dire: piove, Governo ladro. Non ci sono limiti all’ignoranza.
……hahahahahahaa. Allora il giorno dopo il referendum, calcolando che i SI ed i NO sono quasi alla pari…, si dovrebbero dimettere il 50% dei sindaci delle città d’Italia, visto che tutti si sono schierati, chi per il si, chi per il no.