Chiedono giustizia e verità per il loro Gabriele. «Ci batteremo fino al terzo grado di giudizio, continueremo la nostra battaglia con più forza». La signora Carmen e Simone Caccavaio parlano con il cuore dilaniato dal dolore. Sono la madre e il fratello del 29enne campobassano che ha perso la vita sei anni fa in un drammatico incidente sulla provinciale 166 tra Bonefro e Casacalenda. Una giovane vita spezzata improvvisamente: la sua Peugeot si scontrò contro un mezzo pesante in un pomeriggio d’agosto.
Il primo atto dell’iter giudiziario si è concluso l’altro ieri, quando il giudice del tribunale di Larino Daniele Colucci ha assolto con formula dubitativa perché «il fatto non costituisce reato» Giovanni Astore, l’uomo di San Giuliano di Puglia che era alla guida del mezzo pesante coinvolto nel tragico impatto. A difenderlo l’avvocato Del Vecchio, mentre la famiglia Caccavaio era assistita dai legali Erminio Roberto e Fiorina Piacci.
A carico del camionista il pm Federico Carrai aveva chiesto il massimo della pena: quattro anni, senza attenuanti. Probabilmente sulla decisione finale ha avuto il suo peso una perizia disposta dal giudice per accertare la dinamica dell’incidente.
«Aspettiamo le motivazioni della sentenza», le parole dell’avvocato Roberto.
Quella sentenza è stata come il sale su una ferita sanguinante, impossibile da rimarginare per chi da sei anni piange notte e giorno la morte di quel figlio buono, generoso e dagli occhi azzurri come il cielo. La famiglia Caccavaio non si rassegna ed è pronta a impugnare il giudizio di primo grado. «Siamo delusi dall’iter giudiziario che per sei anni ha subìto rinvii su rinvii», il loro grido di dolore. A Primo Piano Molise non nascondono la loro indignazione: «Andremo avanti, presenteremo appello per accertare le responsabilità di chi ha ucciso Gabriele (secondo quanto riferisce la famiglia il camion procedeva ad una velocità quasi doppia rispetto al limite). Per tutto il tempo del processo è sembrato quasi che l’imputato non pensasse a difendersi nel processo (non si è mai presentato in aula), ma dal processo». «In questa vicenda – aggiunge commossa la mamma di Gabriele – non ci sono vincitori e vinti, ma solo una famiglia che sta trascorrendo un ergastolo a vita da sei anni». La signora Carmen ha gli occhi scavati, segno delle tante nottate trascorse a rigirarsi nel letto ripensando al giovane figlio che non c’è più.
La famiglia Caccavaio, tramite gli avvocati Erminio Roberto e Fiorina Piacci, presenterà ricorso alla Corte d’appello di Campobasso sperando di ribaltare il giudizio del tribunale di Larino. Nessuno potrà restituire loro Gabriele, ma almeno il desiderio di giustizia potrà essere placato.

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