È stato l’unico tra gli assessori della giunta comunale di Campobasso a non voler firmare un documento di fedeltà al centrosinistra. Ed è stato l’unico a non essere riconfermato nell’esecutivo. Le sue deleghe le ha avocate a sé il sindaco Battista e almeno per ora non è in programma la nomina di un nuovo assessore.
Perché Colagiovanni non ha firmato? Sembra scontato: ha già aderito al centrodestra o quanto meno sta meditando il tal senso.
Lui afferma di no. Anzi, rispetto ai giorni scorsi sembra ancora più convinto che l’unico nemico da battere che ha il centrosinistra è proprio lo stesso centrosinistra.
Nessun rancore nei confronti di Battista, tutt’altro. «Ad Antonio (Battista, ndr) – dice – sarò sempre molto grato perché mi ha dato la possibilità di governare con lui per cinque anni. Anche nei momenti in cui si è registrato qualche attrito in giunta circa le decisioni da assumere, il sindaco mi ha sempre dato manforte e non mi ha mai fatto mancare sostegno e supporto nei molteplici eventi organizzati. Antonio è l’unico che può tenere testa al centrodestra e al Movimento 5 Stelle».
Dal ragionamento sembra provare molta ammirazione per il sindaco. Cosa non ha funzionato? Perché solo lei è fuori dall’esecutivo? Chi lo ha deciso?
«Fondamentalmente ho deciso io non firmando il documento che mi è stato sottoposto».
Perché non lo ha firmato?
«Perché non lo condivido. Cosa si intende per fedeltà al centrosinistra se a pochi mesi dalle elezioni non si conoscono né il programma né chi sarà il candidato sindaco della coalizione?».
Lo ha spiegato a Battista?
«Ho parlato diverse volte con il sindaco. A me sarebbe bastato che su quel foglio ci fosse scritto che il candidato sindaco era Battista e il programma per i prossimi cinque anni era la continuazione, l’ultimazione di quello che abbiamo avviato nel 2014. Mi sarebbe bastato capire l’attuale sindaco, la sua giunta e tutta la maggioranza cosa avrebbero fatto da grandi, procedendo, di pari passo, con una verifica in maggioranza. Tutto qua».
E perché il sindaco non ha condiviso la sua tesi?
«Probabilmente in animo suo l’ha anche condivisa. Ma lui aspetta che sarà il partito, la coalizione o addirittura le primarie ad indicarlo candidato sindaco».
Un ragionamento, quello del sindaco uscente, democratico.
«Certo, ma non credo che il tempo che resta da oggi alle elezioni giochi a favore del centrosinistra. Non credo sia possibile aspettare le primarie del Pd per decidere poi cosa fare. È folle come idea. Ma contenti loro… Io ho chiesto solo garanzie sul nome del candidato sindaco, che, lo ribadisco, doveva essere Battista, e sulle linee programmatiche. A quale centrosinistra devo giurare oggi fedeltà? Chi è il leader del centrosinistra? Chi è il centrosinistra rispetto alle elezioni comunali di cinque anni fa? Ma anche rispetto alle politiche di qualche mese fa. Francamente, oltre il Pd non vedo nulla. La maggior parte delle liste civiche che hanno sostenuto Battista alle regionali è scesa in campo a supporto di Toma. È necessario fare sintesi, lavorare sui temi, ricostruire le aggregazioni. Oggi, invece, l’unico argomento che tiene banco è la leadership del Pd».
Si sente tradito da Battista?
«Assolutamente no. Antonio è una persona umile, un gran lavoratore, un ottimo amministratore. Evidentemente ha difficoltà ad affermare la sua leadership. Oggi in quell’area stazionano persone dalla caratura ingombrante, vecchie volpi, ex senatori, ex assessori regionali. È difficile tenere loro testa».
Sta affermando tra le righe che forse la decisione di metterla fuori dall’esecutivo non è solo di Battista? Ruta c’entra qualcosa?
«Antonio e Roberto Ruta hanno un rapporto di amicizia e politico che dura nel tempo. Immagino che l’ex senatore sia uno dei suoi consiglieri. Non so se si vedono, dove e quando lo fanno. Ma sono certo che Ruta ha un grosso ascendente sul sindaco».
Da osservatore politico e non da assessore defenestrato solo qualche giorno fa, mi risponda: sarà secondo lei Battista il candidato sindaco del centrosinistra?
«No!».
Perché?
«Perché Battista nel centrosinistra aveva un solo concorrente: Michele Durante. Se Durante vince le primarie del Pd sarà segretario regionale. Se le perde, non credo sia cosa favorevole candidare a sindaco uno sconfitto. Quindi Battista non ha avversari. Se oggi il centrosinistra non lo consacra candidato sindaco vuol dire che c’è qualcuno che sta tramando qualcosa, che sta lavorando dietro le quinte per delegittimarlo. Non è tuttavia detto che chi oggi sta mischiando le carte poi si tiri indietro all’ultimo momento. Ma oggi la vedo così».
Chiariti i suoi ‘sentimenti’ verso il sindaco, nutre rancore per qualcun altro?
«Sono sereno, nessun rancore. Il tempo mi darà ragione»
Tutti i suoi ex colleghi che hanno ‘giurato’ fedeltà al centrosinistra terranno fede all’impegno?
«Vedremo… Qualche defezione me l’aspetto»
Esclude una sua ricandidatura nel centrosinistra?
«Non escludo nulla. Aspetto le evoluzioni. Al momento sto alla finestra. Va da sé che il mio pensiero non muta. Sono pronto anche adesso ad accettare di sostenere il centrosinistra a due condizioni: subito le linee programmatiche e Battista candidato sindaco. La mia attesa, è chiaro, è limitata nel tempo. Dieci giorni? Fine mese? Non oltre. Se mi verranno a chiamare dopo le primarie del Pd prospettandomi quello che da giorni auspico, certamente non accetterò. Sarà tardi».
Quindi, poiché è difficile che questo accadrà, si candiderà con il centrodestra, giusto?
«Certamente il mio impegno politico non cesserà. Ma fare politica non vuol dire amministrare a tutti i costi. Con il centrodestra non ho avviato alcun ragionamento. C’è un altro aspetto che non va sottovalutato: per fortuna in tutte le competizioni comunali a cui ho preso parte ho avuto sempre buoni risultati. La mia presenza nelle liste non è scontato che sia ben vista, c’è chi mi considera un ingombro, un alleato-nemico da sconfiggere. Non è che sono tutti a braccia aperte ad aspettare Colagiovanni, sia chiaro».
Né centrosinistra, né centrodestra. Escludendo i 5 Stelle, sta dicendo che non si candiderà?
«Probabile. Sono convinto che in questa tornata elettorale le elezioni le vincerà il candidato sindaco. Basta guardare cosa sta accadendo nel panorama nazionale. Provo a spiegare: riuscireste ad immaginare una Lega al 31% dei consensi senza Salvini? Io no. Serve un leader, un trascinatore, una persona in cui i cittadini possano rivedersi. Serve feeling con la città. Occorre una figura che porti una buona dose di valore aggiunto».
Ha in mente qualcuno?
«Più di qualcuno. Penso, ad esempio, al notaio Giordano, alla preside Gianfagna o al presidente dell’Acem Di Niro».
Chi vincerà secondo lei le primarie del Pd?
«Sarà una partita bella e interessante. Se si votasse oggi, vincerebbe Facciolla. Vincere le primarie richiede anche un impegno economico. Richiede organizzazione. Il duo Facciolla-Fanelli lo vedo, al momento, più proiettato e organizzato. Vittorino ha dalla sua amministrazioni forti, ma anche Michele (Durante, ndr) può contare sul supporto dello stesso Battista, di Ruta, Nagni… E non sottovaluterei nemmeno Buono, candidato giovane e con le idee ben chiare. Fino alla fine nulla è scontato. Vittorino è in vantaggio, ma la data è ancora lontana».
Colagiovanni voterà alle primarie del Pd
«No!».
Chi vincerà le elezioni a Campobasso?
«Il migliore. I cittadini di Campobasso sapranno scegliere con giudizio e oculatezza, ne sono convinto. E se qualcuno sta giocando sporco, sarà punito e potrà aggiungere al suo curriculum la voce “ho distrutto il centrosinistra pure al Comune di Campobasso”. I miei concittadini non hanno l’anello al naso».
Luca Colella

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