Doveva essere il giorno del verdetto. Invece neppure ieri è arrivata la decisione sugli interventi da predisporre sull’ex rimessa Enel di via Gazzani. A 5 giorni dal crollo del solaio che per fortuna si è sviluppato all’interno del capannone e non lungo le strade circostanti (dove sono comunque caduti detriti e calcinacci), ancora non si conosce il destino del deposito. La Procura sembra orientata a non sequestrare l’immobile e il sindaco di Campobasso Antonio Battista attende il parere della Soprintendenza. Il primo cittadino ha infatti le mani legate e anche ieri sera non ha nascosto la sua irritazione e la sua preoccupazione. «Non posso prendere decisioni o firmare atti prima che si esprima la Procura e la Soprintendenza – ha spiegato ieri sera – ma ci troviamo di fronte ad una situazione di emergenza e dobbiamo agire nel più breve tempo possibili. Io spero che domani riusciremo a dare una risposta».
Una risposta che aspettano soprattutto i residenti e i commercianti della zona, preoccupati delle condizioni dello stabile. Già nel corso del primo sopralluogo, quello immediatamente successivo al crollo della copertura , travi e catenarie di sostegno, i vigili del fuoco hanno rilevato notevoli infiltrazioni di acque piovane nella struttura di copertura con deterioramento della volta in più punti. Ieri gli ingegneri e la Procura hanno visionato nuovamente l’immobile e nell’ultima relazione hanno messo nero su bianco tutte le criticità della struttura, non escludendo la possibilità di ulteriori cedimenti.
Al di là della posizione degli inquirenti che stanno portando avanti le indagini, anche la Soprintendenza sta prendendo tempo e valutando la sua decisione. Del resto la ‘battaglia’ giudiziaria è partita proprio dopo il ‘no’ della Soprintendenza. L’ex rimessa Enel doveva infatti essere demolita e ricostruita secondo il progetto della famiglia Di Biase proprietaria dell’immobile. Lo stop è arrivato dalla Sovrintendenza che ha posto il vincolo storico architettonico sull’immobile costruito nel 1935, vietando l’abbattimento. È iniziata così la battaglia giudiziaria che ha settembre scorso ha visto ‘sconfitta’ l’impresa Di Biase davanti al Tar. I giudici di via San giovanni hanno dato ragione alla Sovrintendenza, reputando l’immobile uno dei pochi esempi di archeologia industriale della regione e respinto il ricorso di Di Biase. Nonostante i proprietari, attraverso i legali Andrea Latessa e Salvatore Di Pardo, avessero consegnato sia all’Ente sia al tribunale amministrativo una perizia tecnica che certificava le criticità strutturali dell’immobile, non colmabili attraverso la semplice ristrutturazione, la demolizione è stata comunque bloccata. Tanto che il prossimo 7 febbraio la parola sarebbe dovuta passare al Consiglio di Stato a cui la proprietà aveva fatto ricorso.

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