Prosegue ad oltranza la protesta all’interno del carcere di via Cavour. Dopo l’episodio di domenica, che ha visto un detenuto tunisino con disturbi psichici finire in ospedale dopo aver ingerito batterie (oltre ad essersi autolesionato), ieri i detenuti hanno deciso di far sentire la propria voce attraverso una rivolta pacifica: armati di recipienti, infatti, per tre ore distribuite nell’arco della giornata, hanno iniziato a battere con forza gli oggetti sulle sbarre e le finestre del penitenziario. Nel corso della mattinata uno dei detenuti è finito in ospedale dopo essersi causato un trauma cranico.
A generare malcontento tra gli ospiti dell’istituto la carenza di personale infermieristico e l’impossibilità, da parte della dirigenza, di garantire ai detenuti il diritto alla salute.
Una protesta già annunciata, che riflette l’insofferenza dei detenuti ma anche degli agenti della penitenziaria, viste le condizioni in cui sono costretti ad operare.
Carenza di organico a fronte di turni massacranti, strutture fatiscenti, servizi insufficienti e insoddisfazione del personale operante sulle capacità organizzative della dirigenza, sono infatti solo alcuni dei motivi che hanno spinto gli agenti della penitenziaria a scendere in piazza attraverso un sit in di protesta organizzato dall’Osapp che si terrà il prossimo 3 febbraio, a partire dalle ore 10, di fronte al carcere, seguito alle 11.30 da una conferenza stampa in cui il sindacato illustrerà i dettagli dell’iniziativa. «Era nell’aria – commenta il segretario regionale Osapp Mauro Moffa -. Questo è l’epilogo di quanto il nostro sindacato denuncia ormai da mesi. In questo carcere stanno male sia gli agenti che i detenuti. Il personale è anziano, stanco, demotivato e, dopo i 50 anni, 6/7 notti al mese e frequenti doppi turni di servizio – con detenuti affetti dalle più disparate patologie psicofisiche, di cui molte psichiatriche – pesano sulla psiche del personale ormai usurato nel corpo e nella mente. Il benessere lavorativo è un miraggio in questo istituto penitenziario per quanto già ampiamente detto in precedenza e per quanto verrà ribadito nel sit in di protesta del 3 febbraio». E aggiunge: «Negli ultimi giorni il clima all’interno della casa di reclusione era teso. Continue richieste da parte dei detenuti, troppi eventi critici, continue lamentele per il mancato diritto alla salute. Riduzione di due unità del ruolo infermieristico che costringono i 4 infermieri rimasti a turni di 12 ore, dalle 8 alle 20 e dalle 20 alle 8. Ritardi nelle risposte da parte dell’amministrazione, dubbie capacità manageriali nella gestione delle risorse umane, termosifoni spenti. Insomma – conclude -, una polveriera che ormai sta esplodendo…»
sl