Tra i nove nuovi casi positivi riscontrati ieri, ci sono due dipendenti amministrativi della casa di cura Villa Maria di Campobasso.
Ma non c’è un nuovo cluster né un cluster sanitario, chiarisce dalla direzione l’ingegnere Nicola Baranello. La casa di cura, infatti, è chiusa da tre settimane.
Il direttore Baranello ha così ripercorso i fatti. Dal 12 marzo scorso l’Asrem, in ragione dell’emergenza coronavirus, ha imposto alle strutture private accreditate «la sospensione di tutte le attività ambulatoriali e di ricovero, fatte salve le prestazioni ambulatoriali recanti motivazioni di urgenza, nonché quelle di dialisi, di radioterapia e quelle oncologiche-chemioterapiche». Fissato fino al 22 marzo, lo stop è stato poi prorogato al 3 e infine al 13 aprile.
Il 18 marzo l’azienda sanitaria ha chiesto a Villa Maria la disponibilità di posti letto per malati non Covid. Per questo, anche in relazione alla quarta fase del piano di gestione che in queste ore va concretizzandosi, dal 14 aprile è previsto il riavvio delle attività di ricovero. In virtù della riapertura è stato effettuato – unica struttura regionale ad averlo completato, dicono da Villa Maria – uno screening clinico immunologico su tutto il personale, il cui esito ha consentito di individuare e segnalare, al momento, due collaboratori amministrativi risultati positivi al Covid-19 e attualmente in quarantena a domicilio.
«Nessun paziente è coinvolto in quanto la casa di cura, ripetiamo, da tre settimane non ospita ricoverati e le attività ambulatoriali ordinarie sono sospese e nessun sanitario è risultato essere positivo», sottolinea il direttore Baranello che ritiene fuori luogo parlare di nuovo cluster, «circostanza questa che reca un notevole danno e pregiudizio alla azienda».
È in atto naturalmente la sanificazione di tutti gli ambienti della struttura sanitaria che sarà completata nelle prossime ore per consentire l’accesso dell’utenza in modo appropriato e secondo standard di massima sicurezza.

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