Obitorio dell’ospedale “Cardarelli”, campo Coni di atletica Fontanavecchia “Nicola Palladino”, nei pressi dell’abitazione di via Genova, stazione ferroviaria, via Mazzini, discesa di via San Giovanni dei Gelsi, piazzale dinanzi alla chiesa San Giovanni Battista, cimitero cittadino, per la benedizione.
È stato questo l’ultimo itinerario terreno cittadino che Tonino Bussone, all’interno di una bara collocata in un mezzo dell’agenzia pompe funebri Palladino, ha percorso, senza codazzo di macchine che, certamente ci sarebbe stato se il Coronavirus non avesse rovinato tutto, prima di raggiungere la dimora eterna. Al seguito solo le autovetture dei familiari più stretti con in testa la sorella Annita e i nipoti e pronipoti tutti, i suoi affetti più grandi, ai quali ha lasciato un vagone di dolore, difficile da sopportare.
Fisicamente, perché idealmente, tutta la città è stata presente, degnamente rappresentata dalla massima espressione di Palazzo San Giorgio, incarnata nella persona del sindaco, Roberto Gravina.
È superfluo aggiungere che se ci fosse stato un funerale normale, all’obitorio, appresso al feretro, in chiesa e al cimitero, si sarebbero riversate tante di quelle persone che hanno voluto un gran bene a quel gigante, a dispetto della sua statura, in grado di partorire solo situazioni positive, frutto di genuini sentimenti, non tanto per se stesso, ma per gli altri.
Già, perché come è stato scritto da tutti e dappertutto, Tonino Bussone è stato l’inquilino della porta accanto. Un amico disponibile, altruista, sempre pronto ad elargire quel suo sorriso accattivante, quasi ingenuo, ma intriso di tanta bontà e umiltà.
Probabilmente l’itinerario dell’ultimo viaggio verso il riposo eterno non era stato concordato ma, opportunamente, chi l’ha ideato ha disegnato un tragitto che rappresenta la sintesi del percorso e dell’attività umana di Tonino che, in ogni caso, non era tutto lavoro e casa, anzi. Però fargli attraversare gli snodi principali della sua vita, è stato un gran bel gesto nei suoi confronti, che sicuramente non finirà di ringraziare da lassù.
Si è alimentato di pane e atletica, per tutta la vita, passando in rassegna la maggior parte dei ragazzi che nel capoluogo si sono cimentati con tale disciplina, ai suoi tempi, giustamente definita dei poveri. Lui l’ha sperimentata pienamente sulle sue spalle quella condizione,come atleta e come tecnico, ma non se n’è fatto mai un cruccio, anche perché a sostenerlo, convintamente e finanziariamente, ha avuto un sodalizio con i fiocchi, la Polisportiva Molise, che non gli ha fatto mancare mai niente.
È stato un matrimonio perfetto, di reciproca convenienza, direi però soprattutto d’amore, quello tra lui e il team fondato da Tonino Di Tullio, nell’ormai lontanissimo 1961, e attualmente guidato da Franco De Lellis e uno sparuto numero di volenterosi collaboratori.

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Entrambi, appunto lo storico primo presidente che ha dato la luce al club, Di Tullio, e il responsabile dell’odierno sodalizio, De Lellis, non a caso, non hanno voluto far mancare i propri segnali di gratitudine, intervenendo all’insolito rito funebre all’interno del luogo di culto del camposanto, unitamente ad altri sostenitori della gloriosa società di atletica campobassana, palestra di vita oltre che di sport.
Bussone, con i conforti provenienti dalla dirigenza, consapevole dei sacrifici da compiere, abbondantemente convinto di essere adeguatamente supportato, é andato avanti per la sua strada nel tentativo di insegnare tecnica, ma soprattutto educazione ai suoi allievi. Che gli sono stati sempre riconoscenti, unitamente alle loro famiglie.
Non si è mai allontanato da quel mondo dell’atletica che considerava suo, fino a quando il fisico ha iniziato a scricchiolare procurandogli qualche fastidio e relegandolo in una posizione di seconda fila ma sempre in una condizione attiva.
Neppure la Fidal regionale si è sottratta alle espressioni di gratitudine e riconoscenza verso l’uomo, il tecnico, che ha tanto seminato per la diffusione del settore, intervenendo alle esequie con il presidente, Matteo Iacovelli, anche in abito di amico personale.
È finita cosi, in piena pandemia da Coronavirus, l’avventura esistenziale di Tonino Bussone, mai sposato, ma padre di tanti figli, adottati nel tragitto professionale nel campo dello sport.
Questa mattina, alle ore 11,30, sempre presso il cimitero, si consumerà l’atto finale con la tumulazione.
Quelle battute scherzose, ironiche, quei sorrisi elargiti senza contropartita, quelle rime confezionate all’istante, rimarranno comunque un patrimonio di inestimabile valore per tutta la città che continuamente gli ha manifestato calore e simpatia.
Michele D’Alessandro

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