Continua a salire il numero delle persone contagiate all’interno della comunità rom di Campobasso. Ieri, a fronte di 317 tamponi processati, 5 hanno dato esito positivo: sono tutti componenti della comunità finita al centro della bufera dopo il rito funebre del 30 aprile. Complessivamente, da giovedì scorso, sono 77 le persone che sono risultate malate, tra cui anche bambini. Di queste, 7 sono ricoverate nel reparto di Malattie infettive del Cardarelli.
Intanto il caso del rito funebre non autorizzato è finito su tutte le cronache nazionali. Le immagini dell’assembramento sotto la palazzina di via Liguria per il ‘saluto alla salma’ – possibile focolaio del contagio – hanno fatto il giro del web. Dopo Open, il giornale diretto da Enrico Mentana, del caso si sono occupati anche il Corriere della Sera, Fanpage e Repubblica. Ieri pomeriggio una troupe de La Vita in Diretta ha fatto capolino a Sant’Antonio Abate per intervistare alcuni residenti delle palazzine dove vivono alcuni positivi.
Tra i condomini la paura è palpabile, chiedono di essere sottoposti a tampone. Uno screening che l’Asrem ha già predisposto da quando è stato scoperto il cluster e che completerà nei prossimi giorni come confermato dal dg Florenzano: «Dal 7 maggio, data in cui è stato accertato il primo caso all’interno della comunità – abbiamo effettuato circa 1500 tamponi. Ovviamente in questi 1500 tamponi ci sono quelli che fanno riferimento alla comunità rom, ma anche quelli relativi alle persone che abitano nelle stesse palazzine e agli altri che sono entrati a contatto. L’operazione di verifica sta continuando anche perché nella prima giornata, l’8 maggio, si è verificata una situazione un po’ complessa con un afflusso senza convocazione di numerose persone. Non si può consentire un afflusso indiscriminato davanti alle postazioni dove si effettuano i tamponi. Per cui abbiamo chiesto alle forze dell’ordine gli elenchi e stiamo contattando noi le persone da sottoporre a test. Del resto non si effettua solo il tampone ma viene effettuata anche una visita dagli infettivologi, per cui sono operazioni che richiedono tempo. Inoltre per ogni possibile infetto viene ricostruita la catena dei contatti per allargare l’indagine. Abbiamo tamponato circa il 50% del cluster (tra rom e contatti) serviranno ancora un paio di giorni per terminare le operazioni».

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