Uno scacco alla criminalità organizzata. Il procuratore Nicola D’Angelo, che ha coordinato le indagini insieme al sostituto Vittorio Gallucci, ammette che si tratta della più grossa operazione condotta prima d’ora in Molise. Con lui, in conferenza stampa, anche il procuratore generale Antonio La Rana, il comandante provinciale dei Carabinieri di Campobasso Emanuele Gaeta e il comandante della Guardia di Finanza di Campobasso Maurizio Favia.
«In questa guerra contro la droga – esordisce D’Angelo – ci siamo arruolati tutti. Non solo la procura e le forze dell’ordine, ma anche i giornalisti, gli avvocati e i commercianti. Il risultato raggiunto oggi deve renderci orgogliosi, non deve spaventare. Perché per fortuna il principale ostacolo alla diffusione della criminalità organizzata in questo territorio sono i molisani. I cittadini che denunciano, segnalano senza alcuna remora. Il pericolo maggiore è stato sventato: le tre associazioni criminali erano pronte ad insinuarsi nel nostro tessuto economico, entrando nel settore edile e chiedendo il pizzo ai commercianti non solo di Bojano ma anche a Campobasso».
Un sistema piramidale ben collaudato, come spiegato dal sostituto Gallucci: «Con questa indagini siamo riusciti a vedere come si evolvono le organizzazioni criminali, come ‘passano di livello’. Ogni clan era funzionale all’altro. Il più piccolo acquistava modiche quantità di droga, ma in maniera costante, e riforniva la piazza di Bojano vendendo ‘ al dettaglio’ ai piccoli consumatori ed esigendo pagamenti alla consegna. L’organizzazione intermedia invece cedeva grosse quantità ai pusher, con attività minatorie, estorsioni e anche con l’uso di armi per esigere il denaro. La terza, infine, guidata da un camorrista molto noto in Campania ha reinvestito tutti i proventi della droga, circa 250mila euro, nel commercio del pellet creando, per altro, una situazione di monopolio e concorrenza sleale con prezzi fuori mercato. L’obiettivo era quello di conquistare il mercato del pellet del Sud Italia, come si evince dalle conversazioni con i fornitori in Romania. Lo step successivo, che siamo riusciti a sventare, era il controllo del settore edile».
L’uomo si avvaleva di collaboratori ‘esperti’ arrivati direttamente da Napoli, ma anche di molisani. «Do da mangiare a 200 persone», le parole del camorrista intercettate dagli inquirenti.
Nel corso dell’operazione, si è infatti proceduto ad articolate indagini patrimoniali, al cui esito il gip del Tribunale di Campobasso ha emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla successiva confisca di abitazioni, autovetture, quote societarie di due imprese molisane per un valore di oltre 1.000.000 di euro.
In particolare è stato accertato come il denaro proveniente dallo spaccio di sostanze stupefacenti confluisse nelle predette società ove gli indagati impiegavano quelle somme nella gestione ordinaria delle attività, come ad esempio il pagamento degli affitti e delle forniture di pellet.
La Finanza ha anche trovato i cosiddetti ‘quaderni di contabilità in nero’, nascosti in un vano della scrivania della società. Inoltre la maggior parte dei componenti della banda risultavano nulla tenenti. Si avvalevano della complicità dei partenti per nascondere il denaro. È il caso di una donna che consegnava mensilmente una borsa piena di soldi alla nonna in cambio di 200 euro. «Così i soldi – diceva al telefono – non li trova nemmeno Gesù Cristo».