Prima le immagini del rito funebre rom del 30 aprile in pieno lockdown, poi quelle dei giovani accalcati davanti ai locali nel primo weekend dopo la riapertura autorizzata dal governo. Scene ben impresse nella memoria dei campobassani – ma anche sulle bacheche social divenute, in alcuni casi, sommari tribunali virtuali dove condannare comportamenti ‘fuori legge’ e segnalare, tramite foto postate in barba alle più basilari norme a tutela della privacy, chi non rispetta le misure anti covid – che hanno creato indignazione e rabbia in città. Assembramenti che, nel primo caso, hanno innescato il boom di contagi all’interno della comunità, con conseguente indagine della Squadra Mobile; nel secondo hanno fatto scattare controlli serrati da parte di Comune e Forze dell’ordine lungo le strade del centro e nei pressi dei locali. Sabato scorso un massiccio dispiegamento di uomini e mezzi per monitorare la cosiddetta ‘movida’ ed evitare situazioni di rischio. Un’attività, come evidenziato dalla Questura, «supportata da riprese video-fotografiche non disgiunte dall’identificazione degli avventori dei vari esercizi pubblici, che a seguito di analisi ed estrapolazione delle immagini, consentirà eventuali ulteriori accertamenti e, se del caso, di elevare sanzioni ex post».
Controlli senza dubbio necessari considerato il particolare momento storico che stiamo vivendo, finalizzati alla tutela della salute pubblica. Eppure non solo i momenti di ‘svago’ possono vanificare mesi di sforzi per contenere il virus. Quello che è avvenuto domenica sera, intorno alle 19, sul sagrato della chiesa del Sacro Cuore di Campobasso non si discosta molto da quanto visto in via Ferrari due settimane fa. Il trasferimento della statua della Madonna nella chiesa dei Monti, al termine del mese mariano, ha infatti attirato decine di fedeli riuniti per un saluto alla Vergine. Non tutti indossavano la mascherina e anche l’ormai noto distanziamento non è stato rispettato, come testimonia il video girato all’uscita della statua. Tra applausi, qualche abbraccio e ‘selfie’ sotto alla statua accanto ai vigili del fuoco impegnati nel trasporto, il programma pensato dalla diocesi, in alternativa alla processione e alla tradizionale Infiorata, non si è svolto rispettando alla lettera le misure anti covid.
Il vescovo Bregantini aveva infatti annunciato che «il trasporto della statua sarebbe stato effettuato in forma semplice, su un furgoncino», ma evidentemente i fedeli non hanno voluto rinunciare al momento di preghiera, nonostante la legge vieti categoricamente gli assembramenti. Sia davanti ai locali, sia davanti alle chiese, senza distinzione di età o di ‘etnia’.
md