Il villaggio perde un altro pezzo. Un pezzo importante. Che, nel suo campo, ha contribuito a scrivere la storia. Una cariatide del mondo musicale e della comunicazione, un gagà che piaceva non solo ai veterani, ma anche ai giovani.
Pino Niro se n’è andato a 64 anni. E’ accaduto così, all’improvviso per i tastieristi di FB, non certo per i familiari e gli amici più stretti che hanno seguito con palpitazione gli ultimi suoi giorni che ne annunciavano la fine. Avvenuta in un letto del Cardarelli, dopo una prima breve parentesi a Villa Maria.
Pino è stato un uomo felice, innamorato della vita, un autentico appassionato del suo lavoro.
Grazie alla magia della musica si fece rapire dal fascino dell’etere. E mise su Radio Splash. Una radio per il popolo che si abituò in fretta a interagire attraverso il telefono. Con le dediche, ma soprattutto con le esternazioni, spesso in dialetto, ma sempre spontanee.
BIOGRAFIA
Sposato e padre di tre figli (Valentina, Michele e Francesco Pio), cominciò inventandosi tanti mestieri. Sino a che annusò l’aria innovativa delle radio libere e ne seguì la scia, per crescere un po’ alla volta. Con intuito cancella dalle onde Radio Splash e la trasforma in Radio Valentina, in onore della sua bellissima figliola, che con gli anni, sarebbe diventata un perno dell’emittente. Un’emittente che per diversi anni ha catalizzato l’attenzione generale dei molisani divenendo leader di ascolti.
La sua esuberante e bizzarra esistenza lo porta a fare molti spostamenti. Così ce lo siamo ritrovati nel centro storico, in pieno corso e nella zona industriale a Colle delle Api. Tanto quando il segnale è partito da poche piccole stanzucce che dai prestigiosi ambienti si è assicurato ghiotti ascolti. Senza fare il sofista ha catturato innanzitutto i consensi della signora Maria, della sartina, del macellaio di via Marconi, del carrozziere di via Garibaldi. Insomma, Pino, aveva capito dove andare a parare. Per questo scelse come speaker personaggi semplici che presto rapirono i cuori della gente. Non si può fare a meno di sottolineare ciò che è stato capace di fare Pelè con la sua rubrica di canzoni napoletane; Tonino Scoccimarra lo ha accompagnato sino a qualche settimana fa, senza dimenticare Paride, Miriam e altri ancora.
IL BOOM CON ORIUNNO
Seguendo la sua bussola Paolino Oriunno approdò nei suoi studi. E fu un terno al lotto. Affiancato da Mario Villani, esperto raffinatissimo di musica, il professore diede il meglio di sé con i suoi velenosi aculei. Le sue interviste sono diventate un cult, dai pezzi grossi alle casalinghe diede spazio a tutti. Il resto era immensa quanto riuscita improvvisazione. Così facendo è andato avanti per giorni, mesi, anni.
I programmi non avevano rigide e algide regole, varcavano la soglia del monastero, per farli arrivare anche là dove c’erano musi lunghi e facce cupe.
INFORMAZIONE E SPORT
Nel mio piccolo, in forza a una spontanea simpatia che mi ha legato a lui, ho dato una mano in alcune rubriche sportive del lunedi. E, per un bel tratto, dopo il declino di Radio Luna, ho eseguito per suo conto le radiocronache del Campobasso in casa e in trasferta. Di pari passo crescevano di spessore i notiziari e gli approfondimenti curati da giovanotti tosti e decisi che si sono fatti onore.
I suoi occhi lampeggianti, magnetici, indagatori si sono chiusi troppo presto. E’ il caso di ringraziarlo per tutte le foto storiche e di personaggi vintage in Campobasso City e su “Come eravamo” che ha pubblicato per anni sui social, che altrimenti sarebbero finiti nell’oblio. Molto dinamico e sempre presente sui social essendo divenuto un vero e proprio innamorato delle nuove tecnologie e strategie di comunicazione.
FUNERALI
L’ultimo saluto, in linea con le vigenti disposizioni governative, parenti e amici potranno portarglielo questo pomeriggio alle 16, a San Giuseppe Artigiano, seguendo con commozione l’omelia di don Vittorio Perrella, impareggiabile oratore.
GENNARO VENTRESCA
Pionere dell’informazione, il saluto dell’amico Giulio Rocco
La scomparsa di Pino Niro ha lasciato sgomenta l’intera città di Campobasso. Il Re della radio molisana, ideatore di Radio Valentina e di tante iniziative lascia un vuoto incolmabile in quanti lo hanno conosciuto. Tra i suoi più cari amici, il fondatore del Quotidiano del Molise, Giulio Rocco, che oggi piange la sua scomparsa: non era inusuale trovarli insieme. I due pionieri dell’informazione molisana erano legati da un affetto immenso che si è rafforzato negli anni.
Pino Niro: tra genio, audacia e azzardo
L’anno bisesto s’è portato via un altro noto interprete della “campuascianeria”. Pino Niro apparteneva alla stirpe dei temerari, quelli che consumano il proprio genio lanciandosi in imprese all’apparenza impossibili, spesso senza risorse ma con tante e suggestive idee. Ci provò all’inizio, nei primi anni ‘80, con una piccola TV che trasmetteva poco e male nel capoluogo, poi arrivò il fulgore della radio, che chiamò Valentina come sua figlia.
A differenza di altri, comprese che il successo non poteva prescindere dalla diffusione. E così, animata da un microcosmo di persone entusiaste, diverse tra loro, alcune senza esperienza, tutte molto passionali, la sua emittente si trasformò in una compagnia radiofonica per la città prima, per la Regione poi, variegata nelle voci, tutte di origine popolare, che grazie alle frequenze diffuse ovunque sul territorio, divennero intrattenitori quotidiani per i molisani, che per anni diedero a Radio Valentina il primato degli ascolti in Molise. L’ebbrezza del successo non giovò al nostro, che visse un periodo travagliato sul piano personale, con imprese poco brillanti che ne fiaccarono il genio. Il buon rifugio fu di nuovo la radio, a cui cercò di dare respiro nazionale con sedi a Roma e Napoli ma nello stesso periodo Pino Niro colse l’attimo con i social. Su Facebook, ha animato un gruppo, “Campobasso city”, in cui ha fatto leva sul “Come eravamo” per attirare l’umanità variegata che naviga online. Il successo è stato straordinario e tuttavia il fato lo ha punito con un brutto malanno dal quale ha faticato molto a riprendersi, senza riuscirci del tutto. La decadenza fisica gli è stata purtroppo fatale ma questo campuasciano borderline, che ha vissuto semre sul confine tra audacia e azzardo, resterà nella memoria per il buono ed il bello che ha saputo proporre alla gente molisana, con la sua voce calda quando recitava on air la parte di “Arsenio”, perchè il capo se faceva lo speaker doveva affidarsi ad uno pseudonimo, con intuito e passione quando si è dedicato alla memoria storica popolare, grazie alla pubblicazione di foto, video, aneddoti e storie vissute, di cui a lungo il popolo dei social si è nutrito e beato.
Antonio Campa