I sospetti, purtroppo, hanno trovato conferma. Dopo i 3 cittadini venezuelani – una mamma e i suoi due figli, ospiti della parrocchia di Sant’Antonio di Padova – trovati positivi al Covid martedì, ieri a Campobasso è scoppiato un nuovo focolaio. Altri 7 cittadini di nazionalità venezuelana hanno contratto il coronavirus. Con loro anche 3 campobassani che hanno avuto contatti nelle ultime settimane con i cittadini del Sudamerica. Tutti sono per fortuna asintomatici. Insomma, un nuovo cluster a tutti gli effetti, proprio quando quello legato alla comunità rom è stato finalmente ‘cancellato’ dalla lista dell’Asrem. Ieri infatti, su 162 tamponi processati, si sono registrate anche 2 guarigioni all’interno della comunità rom che dunque non conta più nessun positivo.
I contagi di ieri, nello specifico, fanno riferimento alla famiglia ospite della parrocchia dallo scorso 7 luglio – dopo la mamma e i due bambini, anche il papà è stato trovato positivo – e ad un’altra famiglia sempre del Venezuela che pare viva in città da prima del lockdown. «La famiglia – ha spiegato padre Giancarlo della parrocchia di Sant’Antonio – è arrivata dalla Serbia ed è stata accolta nella nostra comunità perché bisognosa. Si tratta di una ‘famiglia in missione’, arrivata attraverso un circuito umanitario e di fede. Abbiamo messo a diposizione la nostra struttura in via temporanea, in attesa che trovassero una sistemazione in città. La famiglia si è anche recata in questura il 9 luglio per fare la richiesta di accoglienza».
Poi, insieme a padre Antonio, rivolge un appello ai fedeli: «Siamo stati entrambi sottoposti a tampone e ha dato esito negativo – ha spiegato – possiamo assicurare che i componenti non sono stati a contatti con nessun nostro parrocchiano. Non hanno mai occupato la nostra chiesa, che, tra altro, è sempre igienizzata dopo ogni celebrazione, questo grazie al servizio di tantissimi di voi. Da quando abbiamo riaperto, c’è un’organizzazione di volontari, i quali ad ogni Messa garantiscono la pulizia ed il rispetto delle norme per contrastare il Coronavirus. Proprio domenica scorsa, infatti, di fronte ad un giovane che non voleva indossare la mascherina, un nostro volontario, preposto all’accoglienza, si è mostrato deciso a far rispettare le regole, chiamando la Polizia perché il tale mostrava una certa sofferenza nell’indossarla. Quindi, per favore, vi invitiamo a non diffondere allarmismi ed a stare sereni, pregando perché il Signore aiuti questa famiglia a non sentirsi colpevole del disagio procurato. Nessuno di loro o di noi si è mostrato spavaldo nel considerare questo virus vincibile, come alcuni importati uomini politici di questi tempi. Speriamo – concludono – che questa nostra comunicazione possa rasserenare gli animi».
E mentre i due frati gettano acqua sul fuoco e tranquillizzano i fedeli, in città è tornata la paura. Poco distante dalla chiesa di via Principe di Piemonte, infatti, la struttura sportiva di Ferrazzano ‘City Beach- La Baita’ ha sospeso il campus estivo dedicato ai bambini. Uno dei piccoli del Venezuela ha infatti frequentato il campus nelle scorse settimane. «Stiamo procedendo con lo screening concentrico dei contatti – ha specificato il dg Asrem Oreste Florenzano – ieri abbiamo effettuato 100 tamponi sui bambini, il personale del campus ed i loro familiari più stretti e nelle prossime ore avremo i risultati».
La situazione è dunque in continua evoluzione e non è escluso che nelle prossime ore emergano nuovi casi.

Il titolare: «Non ci hanno detto che venivano dalla Serbia»

Non appena diffusa la notizia del primo bimbo contagiato, ha immediatamente fornito i nominativi dei partecipanti al dipartimento di prevenzione ed allertato le famiglie. Non nasconde amarezza e rammarico Paolo Dell’Acqua, titolare della struttura sportiva City Beach- La Baita. «Il campus si è svolto seguendo tutte le misure di sicurezza e di distanziamento, ma abbiamo preferito sospendere tutto in attesa dell’esito dei tamponi. Tutto il personale impegnato nel campus – spiega – si è sottoposto al test e questa mattina procederemo alla sanificazione di tutti gli impianti. Il campus si tiene solo la mattina, mentre tutte le altre attività del pomeriggio restano confermate», riferendosi alle prenotazioni dei campi da calcetto, tennis e beach volley.
«Non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere – confessa – il bambino trovato positivo al Covid è arrivato da noi dopo il 10 luglio ed ha svolto le attività solo 4 volte. La richiesta ci è pervenuta dalla parrocchia di Sant’Antonio. Ci hanno chiesto di aiutare questi bambini in difficoltà, e noi non ci siamo tirati indietro concedendo loro di partecipare a titolo gratuito. Non hanno specificato però che i bambini erano appena arrivati dalla Serbia, ma solo che erano di nazionalità venezuelana e che erano ospiti in città da qualche tempo. Noi siamo molto rigorosi nei controlli e nelle scorse settimane abbiamo rifiutato diverse richieste di partecipazione proprio per evitare rischi di contagio».
Sono una ventina i bambini che nelle ultime 3 settimane hanno partecipato al campus estivo e che sono stati sottoposti al test insieme ai familiare. Con loro anche il personale che si occupa del campus, «diverso – conclude Dell’Acqua – da quello che invece gestisce le attività pomeridiane. Loro non sono mai entrati in contatto con i bambini».

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