Una coincidenza talmente infelice da avere il sapore del contrappasso. Un contrappasso che il destino ha riservato al meno grillino dei 5 Stelle molisani.
Le battaglie contro la casta che approfitta di privilegi e strapuntini hanno il marchio grillino, invece. E capita, che nel giorno in cui il governatore molisano (di centrodestra) e commercialista Donato Toma dichiara di non aver percepito il bonus Covid di 600 euro per i liberi professionisti perché non lo ha chiesto, che il sindaco 5s di Campobasso e avvocato Roberto Gravina ammetta di averlo chiesto e percepito. Ha però destinato entrambe le mensilità in beneficenza: al fondo Covid del Comune e a nuclei familiari in situazione di particolare difficoltà.
La notizia sbanca sui social: c’è chi perdona il più amato dei pentastellati molisani, chi evidenzia che non ha rubato nulla, ma fondamentalmente lo scivolone è lì in bella mostra proprio dove il Movimento è forte. Sul web che parla alla pancia di un Paese stanco e preoccupato di una nuova ondata di contagi e delle conseguenze economiche che sarebbero davvero definitive stavolta.Il lancio dell’Ansa porta la notizia al nazionale, per esempio sul Fatto quotidiano.
Quindi, la critica è unanime, la condanna degli avversari pure. Si prendono sfizio pure alcuni dem a dispetto dell’alleanza a Roma, per esempio l’ex sindaco Battista scrive: la toppa è peggiore del buco.
I fatti, dunque: Gravina, che continua a esercitare la professione di avvocato, ha chiesto alla Cassa Forense (era questo il percorso per chi fosse iscritto a un ordine e pagasse i contributi alla propria cassa professionale) il bonus. Non era automatico: bisognava dimostrare di aver avuto un calo di fatturato. «I soldi ho deciso di non tenerli – spiega a Primo Piano – e l’ho deciso molto prima che accadesse tutto questo». Un ripensamento, quindi, Gravina lo ha avuto. «Vorrei essere chiaro. Capisco che è una cosa criticabile, me ne rendo conto. Ma non mi sento di aver approfittato di chissà cosa. Io ho continuato a pagare i contributi da avvocato da quando sono sindaco e il calo del fatturato l’ho avuto».
Affonda il presidente Toma: «Chi di spada ferisce di spada perisce. Sul bonus non giudico, giudico però ‘lo scandalismo’ che taluni fanno e che talvolta si ritorce loro contro. In quanto alla beneficenza – conclude – si fa con risorse proprie e, quel che più conta, non si dice».
A Palazzo San Giorgio, hanno confessato a Primonumero, hanno percepito il bonus anche un altro avvocato, Massimo Sabusco (ex assessore eletto in minoranza col centrodestra), e il capogruppo del Pd Giose Trivisonno. Avvocato il primo, amministratore di condominio il secondo: entrambi liberi professionisti, ne avevano diritto e non trovano scandaloso avervi avuto accesso. Certo, rispetto al sindaco che percepisce 3mila euro netti al mese, la loro busta da amministratori è di gran lunga meno pesante. Ancora più improprio il paragone fra chi mette insieme i gettoni di presenza con l’indennità dei ‘regionali’ e dei parlamentari. Lo ha detto chiaro Manuela Vigilante, avvocatessa e consigliera comunale di opposizione col Pd, che pure ha chiesto e ottenuto il bonus.
A marzo e aprile ha percepito il sostegno al reddito erogato da Cassa forense pure l’attuale assessore regionale al Lavoro Michele Marone. L’esponente leghista termolese allora era solo presidente del Consiglio comunale di Termoli. Quando l’avvocato è stato scelto da Salvini per l’esecutivo di Palazzo Vitale e nominato da Toma, ha rinunciato al bonus.
Parlamentari e amministratori sono personaggi pubblici, ha ricordato il Garante della privacy. Non possono invocare la riservatezza. Anche gli ex presidenti sono personaggi pubblici. E così, pur non essendoci più alcun ragionamento di opportunità ma solo una sana curiosità, tra i professionisti molisani che hanno percepito il bonus attraverso la cassa di appartenenza c’è Paolo Frattura, tornato da due anni alla libera professione di architetto e all’imprenditoria.
r.i.

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