Dalla finestra di una storica fabbrica tessile di Lawrence, nel Massachusetts, dove andrà in scena l’ultima replica dello spettacolo “L’autodafé del Camminante” di Stefano Sabelli, si vede ancora il posto in cui venne uccisa Anna Lo Pizzo, l’operaia tessile di 16 anni che perse la vita durante lo sciopero del 1912 negli scontri con le forze dell’ordine. Di tale omicidio venne accusato come esecutore materiale Joseph Caruso ma a rischiare di finire sulla sedia elettrica c’erano anche Giuseppe Ettor e Arturo Giovannitti perché organizzatori dello sciopero. Tutti e tre vengono chiusi in carcere e non ci sono molte possibilità che la corte possa cambiare idea. La sera prima del processo Arturo Giovannitti scrive una poesia in cui chiede, perché le speranze di salvarsi erano poche, di giustiziare prima lui così i suoi due amici avrebbero trovato in cielo una faccia amica ad accoglierli. Poi invece le cose andarono diversamente Arturo Giovannitti con la famosa autodifesa è riuscito a portare la loro innocenza ‘‘‘‘in inglese e davanti ad una corte inglese’. “Mai come in questo periodo ci sarebbe bisogno di una grande figura come quella di Arturo Govannitti” dice convinta Silvana Mangione vicesegretario generale del Consiglio degli italiani all’estero, arrivata direttamente da New York per partecipare alla cerimonia di intitolazione di una strada (la prima in Italia) a Giovannitti. Una cerimonia in grande stile quella di ieri pomeriggio in Comune dove il sindaco ha scoperto, seppur nella sala consiliare, la targa in memoria del grande sindacalista, ma anche poeta e scrittore. “Mi sento un po’ come lui, non fosse altro per essere nato il sette gennaio, ma di qualche anno dopo – sorride Di Bartolomeo – mi è stato subito molto contento e c’è voluta la mia amministrazione per arrivare ad intitolare una strada ad un grande uomo come lui anche io mi devo difendere ogni giorno da circa 50mila persone e da una trentina di consiglieri. Ma se fosse capitato a me quello che è capitato ad Arturo Giovannitti io sarei rimasto nelle patrie galere. Il mio carattere è però molto simile al suo, e penso che la figura di Giovannitti sia una figura attualissima ce ne vorrebbe una ogni giorno perché in questo periodo così complicato mancano persone che difendono gli indigenti, chi lavora sodo. Ed è per tutti questi motivi che ho volute dedicare una strada a Giovannitti una strada nella zona industriale, dove ci sono tante persone e tanti operai quelli che difendeva a spada tratta il sindacalista nato a Ripabottoni, che mi ha fatto diventare simpatico anche il sindacato”.