Cerimonia sobria e commovente al sacrario militare di Campobasso dove, dal 1936, riposano le salme di 30 caduti in guerra.
La santa messa è stata officiata dal vescovo di Campobasso-Bojano, Giancarlo Maria Bregantini, alla presenza delle massime istituzioni militari e politiche.
Presente il presidente della Provincia, Rosario de Matteis, l’assessore regionale alle attività produttive Michele Scasserra, il consigliere di Palazzo Moffa, Riccardo Tamburro.
A fare gli onori di casa il comandante dell’esercito del Molise, Giuseppe Finanza, che rivolgendosi ai congiunti dei caduti, ha affermato che ‘‘‘‘l’esercito vuol essere una famiglia per tutti coloro che hanno subito lutti in guerra o nelle operazioni di costruzione della pace’.
Il momento più emozionante a margine della cerimonia quando l’avvocato Alberto Pistilli Sipio ha ricordato il sacrifico di due giovani vite, quella del tenente Giulio Ruzzi, caduto in Somalia il 6 febbraio del 1994 e quella del caporal maggiore Alessandro Di Lisio, morto in Afghanistan il 14 luglio del 2009.
Alberto Pistilli Sipio ha perso in guerra tre congiunti (Angiolo, Carlo e Silvio) ed il padre Renato, podestà di Campobasso durante il fascismo, volle traslare le salme dal cimitero cittadino al castello Monforte nel 1936 dopo un accurato restauro del maniero.
“Quando da bimbo – afferma l’avvocato – chiesi a nonna: ‘‘‘‘come si fa a sopportare il dolore del decesso di tre figli in guerra?’ lei candidamente mi rispose: ‘‘‘‘ho amato teneramente i miei tre figli; oggi non sono triste perché loro appartengono ad una madre più grande di me: l’Italia”.
E sul sacrario: “Papà nel 1939 in quattro mesi ottenne dal governo i fondi per il restauro del castello, la traslazione delle salme e la costituzione del sacrario. Il consiglio comunale di Campobasso, di cui mio padre era consigliere, dal ’21 stava discutendo sui lavori senza addivenire a nessun accordo”.
“I giovani di oggi – ha concluso Pistilli Sipio – non sono dissimili dai giovani della mia generazione: Ruzzi e Di Lisio sono due esempi lampanti”.