Il villaggio diventa sempre più piccolo. Improvvisamente, almeno per chi scrive, ci ha lasciato anche Antonio Marzitelli, già apprezzato fornaio, ma arcinoto quando ha svoltato per arricchire le sue proposte con la pizza di pane, semplice e farcita che in poco tempo è finita sulle tavole dei campobassani o anche più sbrigativamente sotto i denti dei ghiottoni.
Aveva 79 anni e una bella faccia liscia, senza rughe. Peccato per quel bastone che da anni lo ha dovuto sorreggere, ma che non gli ha impedito di essere una buona forchetta e uno dei più voraci consumatori delle pizze cotte al suo forno che, per soddisfare la crescente clientela è diventato ogni giorno più grande.
La storia. Se lo avesse conosciuto Vittorio De Sica avrebbe preso la sua storia per metterla in un film. Genere neorealismo, naturalmente. Il “boss” viene dal nulla. Arriva dalla Puglia, San Severo, dove insapona. Nel senso che fa barbe e capelli in un saloncino di scarse pretese. Gli affari sono magri, allora tira fuori dall’armadio una valigia di cartone pressato e cerca fortuna al Nord, ad Arese. Dove costruiscono auto di lusso, ma lui resta fedele al mestiere che ha imparato da ragazzo e va a fare l’aiutante a un compaesano che tiene una barberia.
La paga, inutile precisarlo, è modesta. E come arriva la manda tutta a casa. Si fa bastare le mance per andare avanti. Il padre mette sotto il mattone i risparmi e quando pensa che bastino lo richiama a casa, per fargli aprire un piccolo salone.
Invitato a un matrimonio viene nella nostra città e conosce una ragazza che sarebbe diventata la sua compagna di vita e la madre dei suoi figli.
Stanco di sbarbare si fa ammaliare dal profumo del pane fresco. Vende il salone e col ricavato compra un forno in comproprietà, ai piedi del Monforte. Che lo obbliga a cambiare le abitudini: tutte le albe diventano sue, per quattro stagioni. Si sfalsano le ore: di notte si smazza, di giorno si riposa.
L’attività decolla e prende l’aereo quando assieme alle panelle di pane arrivano le pizze che hanno la peculiarità di essere preparate con la semplicità e l’amore della nonna, ponendo attenzione al tempo di lievitazione, per renderle più digeribili.
Rileva l’altra metà del forno e fatti un po’ di conti decide di dotarsi di una elegante struttura, tra le più accoglienti della città.
Dei quattro figli, due muoiono troppo presto; gli altri due, Michele e Luca lo affiancano in azienda, assieme al nipote che porta il suo nome, 23 anni, occhio lucido e sveltezza al banco.
Marzitelli è rimasto un uomo semplice e alla mano e si è facilmente intrattenuto a pasteggiare e a bere un bicchiere coi clienti.

GENNARO VENTRESCA

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