Per amici stretti e clienti affezionati è stato un po’ come tornare a casa: il ‘tempio’ del ritrovo in via Duca d’Aosta, ex Pulp bar, fondato circa 20 anni fa dal compianto Piero Ioffredi, torna a risplendere grazie all’ingegno e al coraggio di Antonello Rosario (per gli amici Rosio ndr) Filipponio e Luigi Paglialonga, entrambi volti storici del locale i quali, nonostante le difficoltà del momento, hanno deciso di investire su se stessi e sul proprio territorio. Il nome scelto è semplicemente unico: “Zasso-funny public house”.
«In verità l’idea è di Luigi ma mi ha trovato subito d’accordo – spiega Rosio -. Volevamo riportare in voga un termine prettamente campobassano, “zass”, utilizzato soprattutto da noi, ragazzi degli anni Settanta, per identificare qualcosa di bello, che fa stare bene».
Ed è proprio l’energia positiva il vero tratto caratteristico di Zasso-funny public house, dove ogni angolo profuma di novità, condivisione e voglia di tornare a stare insieme. Il piccolo ‘miracolo’ è avvenuto nel giro di soli tre mesi e mezzo, frutto della determinazione e di un lavoro non-stop da parte dei gestori e dell’intero staff.
Il noto luogo di aggregazione, dunque, torna a risplendere dopo mesi di assenza, ovvero dalla chiusura definitiva a seguito del primo dpcm.
Una decisione che aveva lasciato un vuoto incolmabile nei cuori di chi in quel locale, ‘incastonato’ nel curvone di porta Napoli, custodiva gelosamente alcuni dei migliori ricordi della propria vita. Un luogo in cui ‘assembramento’ era sinonimo di divertimento e socializzazione.
Oggi, con “Zasso”, tornare a respirare quell’atmosfera intima, familiare, capace di scacciare via i problemi e le difficoltà che spesso si incontrano nella vita di tutti i giorni, rappresenta un forte segnale di resilienza per l’intera comunità.
Tante le novità: prima fra tutte la necessità di ampliare l’offerta in modo da ‘adattarsi’ alle misure e agli orari infausti di chiusura dei locali dettati dalle normative anti-Covid:
«Volevamo creare un locale che potesse prestarsi a varie situazioni. Si parte già dalla mattina con le colazioni per poi passare all’aperitivo o ad un pranzo veloce con prodotti locali e a chilometro zero. Collaboriamo solo con aziende del territorio come Walk on wine per la fornitura delle bevande, Camardo per il caffè, D’Alfonso per la cornetteria e aziende agricole locali per garantire ai clienti prodotti di qualità della nostra terra.
Abbiamo voluto dare una nuova identità al locale, una scelta dettata anche dal periodo attuale e dalle misure restrittive che non consentono di proporre le classiche serate a cui eravamo abituati».
Un volto nuovo, dunque, che non ambisce a replicare i concetti del passato ma che mira a rispecchiare l’identità dei due gestori: «Abbiamo apportato molte modifiche a quello che era il vecchio locale.
Ci tengo, però, a precisare che tutto ciò che è stato fatto prima di noi era ed è tutt’ora inimitabile. Piero è stato un precursore a Campobasso dell’idea di pub e del concetto di ‘incontreria’. Ha fatto tanto per la città. Saremmo stati stupidi anche solo a pensare di voler imitare il suo stile.
Qualcuno forse si aspettava lo stesso locale di prima – spiega -, ma noi abbiamo preferito dare un tocco personale alla nostra avventura. Non è detto che qualche situazione legata al passato non torneremo a riviverla, sperando che tutto questo finisca e si torni presto alla normalità».
Un legame, quello tra passato e futuro, che si evince anche dalla scelta dei due gestori di lasciare intatto il murale dedicato a Piero Ioffredi sulla parete esterna del locale.
Ma la sfida di Rosio e Luigi era soprattutto quella di restituire un punto di riferimento alla città e a chi, tra quelle mura, aveva lasciato un pezzo di cuore: «Ci tenevamo soprattutto a riqualificare questa parte della città. Con la chiusura di Pulp era venuto a mancare un importante punto di riferimento per ognuno di noi. Passare qui davanti e vedere questo posto vuoto e spento era un colpo al cuore.
Da parte nostra la voglia di fare c’è, il coraggio pure. Anzi, direi che di coraggio ce n’è anche troppo! Non sappiamo come andrà. Nel frattempo, noi, ci proviamo!».
sl