Intorno alle 19 di ieri sera il responso: il Movimento 5 Stelle dice sì al governo Draghi. Questo l’esito della votazione sulla piattaforma Rousseau partita in mattinata. Sui 74.537 attivisti che hanno espresso la loro preferenza, il 59,3% (pari a 44.177 voti) si è detto favorevole alla formazione di un nuovo esecutivo guidato dell’ex presidente della Bce, mentre i contrari sono stati 30.360 (pari al 40.7%). L’indicazione nazionale ‘cozza’ però con quanto espresso dagli esponenti di spicco del Movimento a Palazzo San Giorgio. O, almeno, gran parte di loro. Il primo, in ordine di tempo, a rendere pubblica la sua contrarierà ad un governo di larghe intese, è stato in mattinata l’assessore Simone Cretella, grillino della prima ora e da sempre appartenente all’area più radicale del Movimento. Il componente della giunta Gravina ha infatti postato la foto del voto contrario su Facebook motivando il suo no con un categorico «C’è un limite a tutto. A certa gente – scrive Cretella – non si può dare fiducia a scatola chiusa e non basta un quesito infiocchettato e ben servito – l’attacco diretto al reggente Vito Crimi che ha formulato il quesito – per cambiare la sostanza delle cose». E conclude con l’hashtag #maiconberlusconi. Stessa posizione, ma motivazioni espresse in maniera più ‘moderata’, per l’assessore alla Politiche sociali Luca Praitano: «Devo confessare che sono stato combattuto fino all’ultimo – spiega a Primo Piano Molise – perché le ragioni del sì (la spinta green e l’ormai noto ministero della transizione ecologica, ndr) erano comunque convincenti, ma alla fine ho votato no. Per quanto fosse accattivante la possibilità di inserire i nostri ministri nell’esecutivo per puntellare quanto di buono è stato fatto negli ultimi anni, non credo che si possa governare con una maggioranza così eterogenea. In più credo che il nuovo governo Draghi sia più votato alle politiche del centrodestra e non sulla scia del governo Conte. Con una composizione del genere, Pd, Forza Italia e Lega insieme, Draghi non avrà vita facile e la crisi sarà sempre dietro l’angolo. Tanto vale andare direttamente al voto». Il sindaco Roberto Gravina, che la scorsa settimana aveva ben espresso in un lungo post su Facebook la sua posizione – contraria alla costituzione di un nuovo governo tecnico nato dalle ragioni, a suo dire, ‘personali’ di Renzi che nulla hanno a che vedere con la politica -, ha deciso di astenersi dal voto sulla piattaforma. Incalzato però ammette che la gestione del Movimento 5 Stelle dell’ultima settimana è stata quantomeno discutibile: «Ho deciso di non votare perché ho trovato assurdo chiamare gli attivisti ad esprimersi dopo essersi già seduti al tavolo con Draghi, aver svolto le consultazioni e mostrato già un’apertura di fondo. Avrebbero dovuto prima chiedere alla base e solo dopo, in base all’esito del voto, sedersi al tavolo». L’unica ad aver votato favorevolmente è stata la vicesindaca e assessore al Commercio Paola Felice: «Pur essendo dispiaciuta per il governo Conte che tanto ha fatto per la nostra città – ha motivato – credo che in questo momento storico non si possa navigare a vista e rimanere in bilico trasportati dagli eventi. Mi sono dunque sentita in dovere di raccogliere in pieno l’appello del Presidente Mattarella». Quali saranno i risvolti è presto per dirlo. Chi ha votato no farà come Di Battista che ha annunciato di lasciare i 5S? La risposta, per il momento, latita.

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