Sono il ‘braccio destro’ degli odontoiatri, figure ‘preziose’ che collaborano in prima fila nell’assistenza al paziente. Eppure nella nostra regione, nonostante rappresentino una delle categorie più esposte al rischio di contagio, sono rimasti – senza apparente motivazione – ‘fuori’ dal piano vaccinale. A segnalare la questione Luana Mastrangelo, assistente alla poltrona di un noto studio dentistico del capoluogo, che lancia l’appello affinché anche la categoria di cui fa parte venga al più presto tutelata e messa in sicurezza.
«Lavoro da anni come assistente alla poltrona a Campobasso. La nostra è una categoria senza Ordine ma facciamo parte di una associazione, l’Idea (Italian dental assistant), che riunisce tutti gli assistenti alla poltrona presenti in Italia. Ogni giorno, forse più degli stessi odontoiatri – spiega -, entriamo in stretto contatto con i pazienti. Inutile dire che, lavorando all’interno di uno studio dentistico, operiamo principalmente all’interno delle cavità orali delle persone. Siamo dunque esposti, come gli stessi dentisti, ad un elevato rischio di contagio. Allora, ci chiediamo, perché non siamo rientrati tra le categorie prioritarie?
La campagna vaccinale per la categoria degli odontoiatri in Molise è partita circa un mese fa. In altre regioni la procedura prevedeva che fossero proprio gli odontoiatri ad indicare all’ordine di appartenenza i nominativi dei collaboratori e del personale, sanitario e non, presenti nel proprio studio affinché l’intero contesto in cui operano venisse messo in sicurezza. Da noi questo non è contemplato.
Nel mio caso specifico – spiega – i miei datori di lavoro si sono attivati subito affinché anche noi collaboratori potessimo ricevere la prima dose.
Anche io ho provato più volte nelle ultime settimane a mettermi in contatto con le autorità preposte ma non sono riuscita ad avere un confronto né con i vertici politici né con quelli sanitari.
Intanto, nonostante le mille accortezze e i protocolli di sicurezza previsti in questo particolare momento storico, ogni giorno continuiamo a recarci a lavoro e facciamo il nostro dovere con il rischio di contrarre il virus. Al momento, anche nella nostra categoria, il migliore dispositivo di sicurezza che possiamo utilizzare, oltre a mascherine, guanti e quant’altro, resta sicuramente il vaccino. Lavorare senza ‘copertura’ non è giusto né per noi, né per i pazienti, né per le nostre famiglie.
L’unica cosa che chiediamo – conclude – è di essere messi nelle condizioni, legittime, di lavorare in sicurezza».
sl