Dopo il rinvio a giudizio di 28 persone un mese fa, ieri mattina il gup Veronica D’Agnone si è espressa sulle posizioni degli altri indagati che avevano chiesto il rito alternativo nell’ambito della maxi inchiesta antidroga Piazza Pulita. Accolto un solo patteggiamento su cinque richiesti: 4 anni e 9 mesi per l’imputata assistita dagli avvocati Nais Gentile e Silvio Tolesino. Per altri tre il gup si è astenuta, rinviando gli atti al presidente che dovrà valutare la sussistenza di eventuali motivi di conflitto. Altri tre indagati, invece, che avevano richiesto il rito abbreviato hanno ricevuto il ‘no’ del giudice, e compariranno dunque davanti al tribunale collegiale il prossimo 23 giugno insieme ai 28 rinviati a giudizio a febbraio.
I restanti abbreviati si terranno dal prossimo 8 maggio.
Nella maxi operazione condotta da Carabinieri e Finanza e coordinata dalla Procura di Campobasso sono finite 45 persone, accusate a vario titolo di traffico di droga (cocaina, eroina ed hashish), estorsione, con l’aggravante del metodo mafioso, minacce a mano armata, riciclaggio e reimpiego di denaro ‘sporco’. Due anni di articolate indagini che hanno portato alla luce gravi indizi di colpevolezza in ordine all’attività criminale di tre distinti sodalizi, tutti legati tra loro attraverso un sistema piramidale, che avevano impiantato la loro sede a Bojano. A capo delle due associazioni più piccole, e in prevalenza composte da persone del posto, c’erano due pregiudicati molisani. La terza, quella ‘di vertice’ era invece guidata da un campano affiliato al clan Rega di Pomigliano d’Arco, arrivato a Bojano nel maggio del 2017 per scontare un provvedimento restrittivo e stabilitosi nella cittadina matesina insieme alla sua famiglia.
Mentre l’attività di traffico di droga della prima associazione, composta da 7 persone, ha avuto base operativa prettamente a Bojano (sia presso un’abitazione che in aperta campagna), quella del secondo clan composto da 10 persone, è stata più dinamica ed attraverso la gestione del night club “Luxuria” di San Massimo, centro di un vero e proprio smercio di droga fra i clienti, oltre che essere attiva nel centro matesino era presente anche nel capoluogo molisano.
All’associazione capeggiata dal pregiudicato campano, composta da 10 persone, alcune delle quali provenienti dall’hinterland napoletano e stanziatesi in zona, oltre ai reati di traffico di stupefacenti ed estorsioni, alcune con l’aggravante del cosiddetto “metodo mafioso” sono contestati anche i reati di trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio con il reimpiego di denaro frutto delle attività di spaccio attraverso l’attività commerciale “Adriatica Pellet” di Bojano.