«Ho deciso di raccontare la mia storia non solo per me stessa, ma per tutti coloro che stanno affrontando una malattia. Perché, con gli anni, ho scoperto che parlarne, aprirsi, è la prima cura».
Lisa Sandonnini ha solo 23 anni e, a dispetto della sua giovane età, già da quasi quattro anni combatte contro una malattia subdola, «che ti cambia la vita da un giorno all’altro», la sclerosi multipla.
Una patologia che stravolge le tue abitudini, tanto più se sei un’atleta professionista che si allena dall’età di 3 anni. Lisa, campobassana campionessa di Karate, ha scoperto di dover affrontare questa ennesima sfida nell’estate del 2017. «Ad agosto ho iniziato ad avere i primi sintomi – racconta – con la gamba destra che non rispondeva più. All’inizio non pensavo assolutamente si trattasse di sclerosi multipla, malattia che per altro non conoscevo. Poi, dopo accertamenti mirati al Campus Biomedico di Roma, è arrivata la ‘mazzata’».
Di lì a pochi mesi si sarebbero tenuti i campionati italiani, a cui Lisa si stava preparando da un anno sotto la guida attenta di suo padre Raffaele, istruttore tecnico della società Budokan Karate Campobasso.
«Ho iniziato subito la terapia ma, nella mia testa, avevo già cancellato l’idea di partecipare ai campionati italiani che mi avrebbero poi permesso di accedere al mondiale. Devo ringraziare la mia famiglia e soprattutto la tenacia di mio padre che mi ha incoraggiato a tenere duro. E infatti, due giorni dopo aver lasciato l’ospedale, sono rientrata in palestra e ho ripreso ad allenarmi, non con poche difficoltà visto che la cura non stava dando i suoi frutti e la gamba non ‘reagiva’. Abbiamo deciso comunque di partecipare ai campionati ad ottobre, senza nessuna aspettativa».
Ed è proprio sul tatami che è ‘scattato’ qualcosa: «Non so spiegare come – confessa Lisa – ma mi sono ‘trasformata’ e ho battuto i miei avversari praticamente su una gamba sola, piazzandomi al secondo posto. E pensare – dice sorridendo – che non volevo neppure iscrivermi, quasi mi vergognassi della mia condizione. Ma la malattia non è una vergogna né tantomeno una colpa».
La medaglia d’argento ai campionati italiani le regala una spinta in più per affrontare il percorso di cura, ma purtroppo l’ostacolo è dietro l’angolo. La prima terapia non dà l’effetto sperato. I medici del Campus biomedico allora cambiano ‘strategia’ ma neppure la seconda cura risulta efficace. «I medici mi hanno consigliato di rivolgermi al Gemelli di Roma per provare una nuova terapia. Per fortuna questa sta funzionando – spiega Lisa – e da circa due anni sono tornata ad una vita quasi normale».
Oltre alle terapie farmacologiche però il Karate ha giocato un ruolo fondamentale. La sclerosi è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale e che dunque compromette le funzioni motorie. «Allenarsi è stata la chiave – spiega – sia per non crollare psicologicamente, sia per aiutare il mio corpo a rispondere alle cure. Io mi ritengo fortunata perché, a differenza della maggior parte delle persone, durante la pandemia ho potuto continuare ad allenarmi a livello agonistico. Si parla tanto in questo momento di emergenza sanitaria del ruolo delle palestre, per altro le più penalizzate dalle norme anti Covid. Ecco, io mi sento di dire, perché l’ho provato sulla mia pelle, che le palestre sono un bene primario. Lo sport è fondamentale nella vita delle persone ma soprattutto per tutti coloro che sono affetti da patologie o hanno disturbi psicologici. Penso in particolar modo ai bambini che durante questo ultimo anno sono stati privati della scuola, della socialità e dello sport. Non è una perdita da poco».
La speranza è dunque quella di poter tornare al più presto in palestra, insieme ai suoi compagni e ai tanti ragazzi che si avvicinano al Karate: «Ringrazio anche loro, hanno ottenuto importanti risultati in questi anni e mi hanno resa orgogliosa». A breve Lisa riceverà la vaccinazione anti Covid che le permetterà di riprendere in mano la sua vita. Ed è questo l’appello che si sente di lanciare a chi come lei sta affrontando questa sfida: «Nessuno sa come reagire alla sclerosi, ma l’unica cosa da fare è non smettere di vivere. Bisogna avere la forza di continuare con le proprie abitudini, pensare quasi che la malattia non ci sia».

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