Solo a Campobasso 24 nuovi positivi. Un dato che fa riflettere se confrontato con l’andamento del virus negli altri centri del Molise ma soprattutto con i numeri che lo stesso capoluogo ha registrato per tutto il mese di marzo. È ancora presto – e magari non sarà neppure mai possibile con certezza matematica – per capire da cosa dipenda l’impennata di contagi degli ultimi giorni in città. Probabilmente hanno influito i comportamenti non sempre corretti dei singoli e l’inevitabile maggiore circolazione delle persone con la riapertura delle scuole. Sul punto, dopo i casi emersi in alcuni istituti del capoluogo, è intervenuta la dirigente scolastica del Convitto Mario Pagano Rossella Gianfagna, con una dura presa di posizione in difesa della scuola, ma soprattutto nei confronti di chi non rispetta le regole, famiglie in primis.
«Siete veramente convinti – le sue parole diffuse in un video postato sui social – che i contagi e il virus siano nelle scuole? siete veramente convinti che le chiusure e le riaperture dipendano da altri e non da noi? Magari gli altri lo comunicano ma siamo noi a provocare le chiusure. Siamo convinta che il problema siano le strutture più organizzate come le scuole? Le scuole si sono subito reinventate, hanno trovato un modo diverso di fare scuola: la didattica, gli ambienti, le sanificazioni, le mascherine, il distanziamento. Abbiamo insegnato ai ragazzi e ai bambini a vivere in modo diversi la scuola, e loro sono perfetti, lo hanno appreso all’interno della scuola. Ma tutto questo a cosa serve se poi il bambino torna a casa e trova la festa a sorpresa organizzata. A cosa serve se pensiamo che dire di ‘no’ alla pizzetta, o al giro, o alla passeggiata o ad altro, significhi traumatizzare questi ragazzi, quando invece dovremmo educarli al rispetto delle regole, che tra l’altro all’interno delle strutture rispettano. Allora proviamo ad organizzare le case, le famiglie. Viviamo come si vive in tante scuole e in tanti istituti che funzionano. Si entra a casa, si prende la temperatura, si igienizzano le mani, si allunga il tavolo per mangiare perché ci vuole il distanziamento. Poi ognuno nella propria stanza a studiare e a vivere. Se non c’è la possibilità di avere ognuno la propria stanza, quantomeno manteniamo il distanziamento. Se ci sono delle persone fragili indossiamo la mascherina anche a casa. Se non si può uscire, non si può uscire. Non è possibile, anche in zona rossa, vedere certe scene lungo il corso, la sera fino a tardi. Io dico basta, perché non è una questione di aspettare le aperture o che il virus si ferma. Il virus lo fermiamo con i nostri comportamenti. Il Presidente Mattarella all’inaugurazione dell’anno accademico della Cattolica ha detto una cosa bellissima e giusta: “ciascuno di noi dipende da tutti gli altri”. Allora smettiamola per cortesia e rispettiamo le regole. Non si può parlare di virus all’interno delle scuole perché il contagio avviene all’esterno e poi lo portano all’interno».

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