Questa volta l’incursione non strappa un sorriso, è un nodo in gola. Con il telefonino in mano, il falco Mario Ferri (metà molisano di Monteroduni, metà abruzzese ma di certo cittadino del mondo) filma la fuga dall’Ucraina, l’attesa di un riparo lontano dalla guerra, le poche cose raccolte di fretta in una valigia, la disperazione e la gioia di più piccoli che si rincorrono giocosi, stanchi ma di certo al sicuro. Una stories, tre sole parole e due cuori, giallo e blu. «Che Dio li aiuti».
L’ultimo aggiornamento del profilo Instagram di Mario il falco è di ieri. Leopoli. È a bordo di un bus, dietro volti stanchi e provati, donne e bambini. Il racconto virtuale di una giornata reale, faccia a faccia con la disperazione, vissuta nel segno della vicinanza concreta a chi oggi ha perso tutto.
«Stiamo prendendo 60 persone al giorno dalla stazione di Lviv e le portiamo al sicuro in Polonia. Prendiamo donne, bambini e anziani. Sentiamo le loro storie, cerchiamo di regalare un sorriso con un ovetto Kinder o una battuta. I loro occhi, così sperduti e disperati in quel momento si sentono più sicuri e più protetti e questa è la nostra soddisfazione più grande. Questo non ha prezzo» racconta.
E poi l’effetto moltiplicatore delle buone azioni. Racconta, il falco, che condividendo le sue storie in tantissimi hanno iniziato a donare agli enti che in questo momento stanno raccogliendo aiuti, «tanti ragazzi minorenni rinunciano a 20 euro e mi mandano la ricevuta della donazione perché tramite le mie immagini hanno capito quanto soffrono queste persone, sono fiero di questi ragazzi che mi hanno scritto».
Ha 89mila follower Mario Ferri che si definisce pirata moderno, influencer della follia. E alla sua nuova incursione – stavolta di pace -, la Gazzetta dello Sport dedica spazio e complimenti.
Le sue invasioni, con la maglia di Superman. E poi il trasferimento in India. «Spirito libero, aveva accettato la proposta dello United Sports Club di Kolkata e militava nella seconda divisione indiana. Da invasore a calciatore, un modo diverso per stare sul rettangolo di gioco. Tornato in Italia dopo la sospensione del campionato indiano a causa Covid, Ferri si è subito rimesso lo zaino in spalla e senza pensarci due volte è partito per il confine tra Polonia e Ucraina. “Ciò che ho visto in India mi ha toccato molto e, seppur si tratti di un contesto completamente diverso, ho capito che anche la gente in Ucraina sta soffrendo”, ha raccontato in un’intervista concessa a CBS Sports. Dunque – si legge sulla Gazzetta dello Sport -, da due settimane a questa parte l’ex invasore di campo dedica le sue giornate al soccorso di chi fugge dalla guerra in Ucraina. Si reca al confine, o addirittura fino alla cittadina ucraina di Lviv, e carica su un bus chi non ha i mezzi per raggiungere le grandi città polacche. Guida per intere giornate per portare donne, bambini e anziani lontani dalla guerra e dalla disperazione. Da Lviv a Varsavia e poi subito indietro, dormendo poche ore ogni giorno e spesso negli stessi veicoli che usa per trasportare i rifugiati. Mario Ferri, da invasore a soccorritore. Un cuore d’oro al servizio di chi ne ha più bisogno».