Oggi pomeriggio, ore 18.30 presso le sale della Galleria dello Spazio Arte Petrecca (corso Marcelli 180) l’inaugurazione della mostra «L’eterno battito di ciglia» di Michelino Iorizzo a cura di Carmen D’Antonino. Interverranno l’artista, la storica dell’arte e curatrice della mostra e il direttore artistico, l’avvocato Gennaro Petrecca. L’apertura al pubblico, per tutta la durata dell’esposizione, è prevista dal martedì al sabato, dalle 18 alle 20 e la domenica su prenotazione sempre nei limiti delle restrizioni previste dall’emergenza sanitaria. Ingresso contingentato, obbligo di mascherina (gradita la prenotazione).
«Michelino Iorizzo – spiega il direttore artistico Gennaro Petrecca – è uomo, prima che artista, che indaga il mondo e la sua indagine parte da un denominatore comune dell’essere umano: lo sguardo.
Tanto ci sarebbe da dire in merito e lui lo sa bene, lo sguardo è linguaggio muto ed universale, è l’origine della comunicazione non verbale, empatica, è forse tra i sensi quello che meglio rispecchia l’anima. Attraverso lo sguardo conosciamo il mondo che ogni volta ci appare diverso non nella sua realtà oggettiva quanto per lo stato d’animo con cui ci approcciamo ad esso, e Iorizzo è Maestro nel fermare gli sguardi nell’attimo decisivo, come Mc Curry riesce nella fotografia. La sua è una pittura di composizione classica, dal cromatismo multiforme che richiama l’Oriente, la sua umanità è variegata con la Donna che la fa da protagonista rispetto ad un Uomo che più che carnale è mitologico, eroico, guerriero.
D’altro canto lo sguardo più emblematico ed ammiccante della storia dell’arte è quello della Monna Lisa al Louvre di Parigi rispetto alla quale Iorizzo agisce per sottrazione eliminando lo sfondo di paesaggio esaltando invece con il colore la tridimensionalità, quasi la sua donna si potesse carezzare, le si potessero socchiudere le ciglia, la si potesse baciare sulle labbra volutamente sensuali.
Resto sempre del parere – commenta ancora l’avvocato Petrecca – che nello sconfinato mondo degli artisti contemporanei, che sarebbe quasi impossibile catalogare o quantificare, l’aspetto fondamentale sia la riconoscibilità ed in questo il nostro Iorizzo riesce magistralmente, sono suoi i volti liquidi di un mondo globale, appartiene alla sua pittura l’apparente istintività del tratto che cela una minuziosa ricerca del dettaglio. È sua prerogativa dipingere attraverso il volto le anime sospese tra il bello della vita e la crudeltà della morte».
Si concentra sui soggetti di Iorizzo, invece, la curatrice della mostra, la storica dell’arte Carmen D’Antonino.
«Da sempre, nell’arte, la donna è stata fonte d’ispirazione per vari artisti, così come per molti scrittori che, attraverso i secoli, l’hanno immortalata in memorabili versi o in splendide opere d’arte. Andando alla ricerca di volti femminili e raffigurazioni, uno dei dipinti più affascinanti della donna nell’arte che si avvicina per l’assoluta eleganza a quelli di Michelino Iorizzo è la “Ragazza con l’orecchino di perle di Vermeer”. Da più parti nella moderna critica – spiega la curatrice della mostra nella sua nota critica – è stato ipotizzato che questo dipinto sia, in realtà un finto ritratto e che l’immagine sia di pura fantasia.
L’opera sarebbe insomma una tronie, una sottocategoria della ritrattistica dell’Epoca d’Oro olandese, che raffigura volti d’invenzione e non persone reali. Nelle opere di Iorizzo è evidente la matrice dell’arte fiamminga, nell’attenzione particolare ai giochi di luce che, in maniera silenziosa, accendono i copricapi di tocchi sgargianti di colore contrastando con il vivace e naturale scintillio degli occhi delle diverse figure femminili. Le labbra sono rappresentate delicatamente carnose, dischiuse in un accenno di sorriso, donando ritratti intensi e intimamente veri.
I suoi ritratti presentano una composizione equilibrata e misurata. Le donne da lui raffigurate assumono pose eleganti ed armoniose. Si respira quel concetto di “bellezza ideale” da uno spiraglio di luce, di uno sguardo che ci porta oltre l’infinito, di mondi immaginari che nutrono l’artista e che egli rende reali. Michelino Iorizzo – conclude Carmen D’Antonino – può essere, infatti, considerato l’erede dei maestri classici e fiamminghi con un tocco di contemporaneità; nelle sue opere ogni viso, se ci si sofferma a leggerlo, svela delle storie, dando vita ad una pittura che provoca un dialogo riflesso con l’osservatore, una pittura che va vissuta con il cuore e non con gli occhi».

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