È stato affidato ieri mattina, dal pm Barbara Trotta, l’incarico alla Polizia Scientifica di Roma che dovrà procedere all’estrapolazione del Dna dal tessuto prelevato dal corpo di Romina De Cesare, la 36enne vittima dell’ex fidanzato Pietro Ialongo (reo confesso), e i reperti rinvenuti nell’abitazione di via del Plebiscito a Frosinone dove la giovane è stata aggredita, strangolata, accoltellata e uccisa.
Ed è proprio nella città della Ciociaria che giovedì sera la comunità ha voluto manifestare sdegno, orrore e vicinanza alla famiglia della giovane Romina organizzando, in piazza Gramsci, un momento di riflessione e di dibattito. Fra le decine di persone che si sono unite nel ricordo della 36enne molisana, che indossavano tutte qualcosa di rosso, anche il papà di Romina che ha portato la foto della sua bambina, con i suoi lunghi capelli biondi, lo sguardo mite e il sorriso appena accennato. La famiglia De Cesare non ha voluto mancare all’abbraccio che la città dove Romina aveva deciso di vivere, trovare una dimensione lavorativa e anche affettiva e dove ha incrociato la morte, ha inteso tributarle. La stessa città dove adesso Romina è diventata ‘immortale’ per quel murale realizzato dallo street artist Panò che la ritrae con l’aureola e una palma in mano. Come una martire.
Ieri mattina, nel Tribunale di Frosinone gli adempimenti ai quali hanno assistito i legali Vincenzo Mercolino, che difende Piero Ialongo dal giorno successivo alla confessione resa davanti al pm e alla presenza di un avvocato di fiducia, e Danilo Leva, parte civile indicata dal papà e dal fratello di Romina. La difesa del reo confesso ha formulato richiesta di incidente probatorio sul’estrapolazione del Dna: entro dieci giorni potrà chiedere l’effettivo svolgimento degli accertamenti tecnici irripetibili sui campioni prelevati in sede di autopsia sul corpo della giovane vittima, sul tessuto repertato sotto le unghie del suo assistito e sui reperti rinvenuti nell’abitazione. Sempre relativamente alle altre istanze di incidente probatorio, sembra che la difesa di Ialongo sia intenzionata a procedere in tal senso per quanto attiene la ricostruzione dinamica dell’omicidio con la conseguente nomina di un perito di parte mentre potrebbe non avanzarla relativamente alle analisi sul traffico dei telefonini. L’avvocato Mercolino, in queste ore, avrebbe sciolto anche le riserve circa la presentazione dell’istanza al Tribunale del Riesame. Lunedì, sembra certo, il deposito della richiesta per una misura alternativa alla detenzione. E, successivamente, nel caso, l’istanza di trasferimento nel carcere di Isernia per consentire al 38enne di avere contatti più frequenti con la sua famiglia.
Come anticipato, la preoccupazione per lo stato di salute del suo assistito e per la prostrazione nella quale è piombato ormai da giorni, ha spinto l’avvocato Vincenzo Mercolino a fare visita di nuovo a Pietro Ialongo. Ieri, dopo il passaggio in Procura a Frosinone, ha raggiunto l’istituto penitenziario di Latina dove il 38enne è rinchiuso, ancora in regime di isolamento. Una misura questa che intende tutelarne l’incolumità: Ialongo, dopo l’omicidio che si è consumato nell’abitazione di via del Plebiscito dove ancora conviveva con Romina (anche se ormai mancavano poche ore alla partenza della 36enne che avrebbe dovuto tornare a Cerro al Volturno il giorno successivo al delitto), è fuggito in auto dirigendosi verso il mare. Avrebbe lasciato l’Audi A4 a San Felice al Circeo e poi a piedi sarebbe arrivato a Sabaudia. E in questo percorso, l’uomo avrebbe tentato più volte di togliersi la vita fino a quando i Carabinieri di Latina – allertati dai passanti – non lo hanno fermato sulla spiaggia, mezzo nudo e in stato confusionale. Addosso il biglietto con il quale confessava l’omicidio, «non volevo ucciderla, la amo», e poi decine di fogli nei quali il suo delirio prendeva forma, dove forse annunciava il suicidio. L’avvocato Mercolino e il suo assistito hanno avuto un lungo, intenso e a tratti drammatico, confronto. Avrebbero provato a ricostruire quelle tragiche ore che hanno per sempre cambiato il corso della vita di Romina, uccisa da Pietro che è in stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario. Sembra che l’uomo non sia riuscito nell’intento di raccontare quelle ore. Di riannodare le fila del dramma compiuto. Ricordi confusi, che non riuscirebbero a mettere a fuoco i fatti e nemmeno i dettagli di quelle ore tragiche, dalle quali non si può sfuggire né tornare indietro.
ls