Un mese dalla scomparsa di Romina De Cesare, 30 giorni dal terribile delitto che ha strappato via, con violenza, la vita della 36enne, sconvolto i giorni e le notti dei familiari e gettato nel dolore una intera comunità. Tragedia che nel linguaggio giudiziario è un omicidio volontario aggravato dalla coabitazione. Reato al quale, per Pietro Ialongo reo confesso dell’omicidio della sua ex fidanzata, si è aggiunto anche quello di stalking.
E sono questi giorni di attesa per Danilo Leva, avvocato della famiglia De Cesare, e per Vincenzo Mercolino, legale della difesa che, tra l’altro, aspetta anche di conoscere l’esito dell’istanza presentata al Riesame il 26 maggio. Fissato dal gip di Frosinone per mercoledì prossimo l’incidente probatorio indispensabile a cristallizzare le dichiarazioni degli studenti cinesi, testimoni loro malgrado di quanto avvenuto la sera del 2 maggio scorso. I tre studenti vivono nello stesso stabile dove Romina e Pietro condividevano ancora l’abitazione nonostante non fossero più una coppia da qualche mese. E quella sera, il 2 maggio scorso, avrebbero sentito le fasi concitate di quello che sembrerebbe essere partito come un litigio. Forse non il primo, di certo l’ultimo. Ancora ignote le motivazioni della litigata: di certo si sa che quel pomeriggio Romina aveva sentito il papà alle 15.45. E gli avrebbe confermato il suo arrivo a Cerro al Volturno per il giorno successivo. L’intenzione di lasciare la casa di viale del Plebiscito a Frosinone era ormai diventata una decisione, forse conseguente alla difficoltà di continuare la convivenza con Ialongo che non accettava la fine di quel rapporto che durava da anni. Potrebbe essere stata questa la causa scatenante il litigio che i tre studenti cinesi avrebbero sentito distintamente dalla loro abitazione. L’imminente partenza di Romina, la certezza che non l’avrebbe più vista né incrociata in casa. «Prima li abbiamo sentiti litigare, poi le urla di Romina e poi il silenzio» avrebbero raccontato nell’immediatezza del fatto agli inquirenti che, ovviamente, prima che loro facciano ritorno in patria dovranno acquisirne la testimonianza.
Sarebbe stata depositata in queste ore la relazione preliminare sull’autopsia: Ialongo ha confessato davanti ai pm di Latina e Frosinone, subito dopo il fermo, che l’aggressione sarebbe avvenuta nell’ingresso dell’abitazione. Il 38enne avrebbe dapprima tentato di strangolare Romina poi l’avrebbe accoltellata. E, da fonti bene informate, si apprende che nella relazione si parlerebbe di 14 ferite da arma da taglio, piccole e oblique, inferte sul torace, sull’addome, sulle braccia, sui gomiti della giovane con il coltello che proprio lei aveva regalato al suo assassino. Intanto, il 23 settembre saranno rese note le risultanze delle perizie sul traffico telefonico e dei dati e sugli esami di estrapolazione del Dna (affidate ai Ris) dai tessuti repertati sulla vittima e da alcuni oggetti rinvenuti nell’appartamento. Con molta probabilità anche da quel coltello usato 14 volte per uccidere Romina.
ls

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