Salva la biblioteca provinciale, in extremis. È il presidente dell’ente di via Berta ad informare il Consiglio in riunione della soluzione last minute che consente di mantenere in piedi il servizio grazie ad un contributo regionale di circa 65mila euro. Ovviamente, occorrerà trovare soluzioni strutturali per evitare di trovarsi nella medesima situazione emergenziale di qui a qualche mese.
«Biblioteca e presidio turistico, quindi, potranno continuare a rimanere aperti durante l’estate grazie a un residuo di un contributo regionale di 65mila euro concessi di recente dal presidente Toma – spiega il presidente Alfredo Ricci – anche se in autunno occorrerà trovare nuove vie. Mi auguro che si possa lavorare tutti nella stessa direzione».
La notizia dell’imminente chiusura dalla biblioteca e del presidio turistico si è abbattuta nelle ultime ore sulla comunità isernina e dei centri limitrofi, non solo sugli addetti ai lavori. Un patrimonio culturale imponente, con una ovvia dimensione sociale, che ha corso il serissimo rischio di venir archiviato in un silenzio assordante rotto solo dalla ferma posizione del consigliere provinciale Claudio Falcione che ieri ha presentato una mozione in merito.
Il personale della biblioteca, nei giorni antecedenti quello che avrebbe dovuto essere l’ultimo (cioè il 30 giugno, ndr) con telefonate e un post su Facebook carico di dispiacere, ha invitato gli utenti a riconsegnare i libri presi in prestito. La biblioteca chiude, per mancanza di fondi. Colpa dei mancati trasferimenti dal Ministero alla Regione e da quest’ultima alla Provincia di Isernia. E con la biblioteca, ha corso il rischio – al momento scongiurato – di scomparire anche il presidio turistico. La biblioteca provinciale Mommsen rappresenta un importante e irrinunciabile patrimonio culturale dell’intera regione. Conta 70mila volumi ed è frequentata, ovviamente, da decine di utenti che amano leggere, dai curiosi della conoscenza, da studenti che l’hanno scelta come luogo per preparare le tesi di laurea, approfondire argomenti. Anche nel presidio turistico, inaugurato nel lontano 2001, lavora ad importanti progetti che riguardano il turismo naturalistico, particolarmente gradito ai visitatori che scelgono il Molise, la provincia di Isernia, il suo ambiente incontaminato e ancora selvaggio.
«L’ultimo sfregio a Isernia», così lo ha definito Agostino Rocco, fondatore e direttore per 30 anni della biblioteca che, fortunatamente, al momento non sarà compiuto.
«Mi chiedo che fine faranno i volumi, circa 70mila, l’emeroteca, gli arredi e le dotazioni informatiche – ha commentato Rocco appresa la notizia dell’imminente chiusura che, sarà il caso di ribadirlo, non ci sarà -. Non vorrei che il patrimonio librario finisse in case private, o a marcire inutilmente in qualche buio scantinato. Spero che l’attuale presidente Ricci faccia ciò che è dovuto, salvando uno dei pochi poli culturali del Molise».
E così è stato: la soluzione, sebbene ‘tampone’ è stata trovata. Al momento la biblioteca Mommsen non subirà la stessa sorte dell’Albino di Campobasso, chiusa da anni ormai, con il suo patrimonio culturale ‘congelato’ in attesa di un nuovo rinascimento.
I ricordi dell’ex direttore Agostino Rocco sono pieni di emozioni. La biblioteca provinciale, spiega «possiede un Digesto Italiano del ‘700 di enorme interesse storico e commerciale, l’opera omnia della Enciclopedia Treccani, Treccani Arte, volumi di pregio e di elevato valore, anche se usati. Ed è un forte polo di attrazione e aggregazione per i giovani, che si oppongono giustamente alle decisioni dall’alto. Permettetemi un po’ di forte malinconia, perché ne ero il padre. Imperfetto, limitato, a volte distratto, ma era mia figlia. Finché vivrò mi porterò nel cuore i miei 35 anni passati alla mia scrivania intarsiata, tra giorni dolci e amari, piccole vittorie e grandi lotte per l’intento di migliorarla, ingrandirla, renderla “bella”. L’avevo pensata, immaginata, curata e sognata già nel 1976, presidente della Provincia Giovanni Memmi. Gettammo le basi e con il presidente Ettore Rufo, nel giugno 1979, il Consiglio provinciale votò unanime l’istituzione “di una Biblioteca provinciale come fulcro per la crescita cultura e sociale dell’Alto Molise”. Era fatta, ci ero riuscito. Venne bandito un concorso pubblico e divenni il primo direttore della neo biblioteca. Bisognava “inventarsi” tutto, dal tipo di scaffali da adottare allo schedario, gli stampati, i registri, e soprattutto i libri. Proposi cinque sezioni, narrativa e letteratura, scienze, urbanistica e territorio, storia, sezione Molise. Poi, col passare degli anni, dai primi duemila volumi del 1978, ceduti dalla Provincia di Campobasso, si arrivò a circa 70mila. Quando andai in pensione lasciai una grande emeroteca, una sala mediateca, dodici postazioni pc per gli utenti, schermo digitale, sei postazioni per musica e multimediali. Arredi nuovi, grandi sale di lettura, spazi open. Soprattutto lasciai una utenza giornaliera media di 180/210 unità. Gli studenti delle Superiori avevano fatto della biblioteca provinciale il luogo di studio, di amicizie, il rifugio tranquillo dove passare uggiosi giorni d’inverno e bei pomeriggi di primavera. Li conoscevo quasi tutti, ragazzi educati, molti dei quali sono oggi ottimi professionisti, padri e cittadini perbene. Agli universitari procuravo i testi d’esame tramite l’ottima libreria Enzo Della Corte, avvalendomi della consulenza e collaborazione della titolare, la signora Rita, professoressa divenuta libraria dopo la prematura scomparsa del marito Enzo, un grande amico. A volte i “ragazzi” mi portavano i confetti rossi. “Ti sei laureato, complimenti” e li chiamavo “dottore” e loro si schernivano “grazie direttore, grazie di tutto.” Poi sparivano, ed ero contento perché avevano un lavoro, finalmente, dopo anni di studio e sacrifici. Nella grande sala di lettura ci sono passati per conferenze e lezioni, tra gli altri, Antonio Spinosa, noto scrittore e giornalista, Angelica Dell’Utri, Consigliere di Stato, Gianfranco Miglio, giurista e politologo, Giorgio Nebbia, grande ambientalista e professore universitario, e una mattina degli Anni Ottanta Giulio Andreotti, allora Capo del Governo».