Numeri che raccontano storie. Di povertà e paura di non riuscire a farcela, del senso di smarrimento che attanaglia migliaia di famiglie che rischiano di essere travolte da quest’onda lunga. Che si è cominciata ad ingrossare con gli effetti economici della pandemia, che si è innalzata per la crescita dell’inflazione e che oggi rischia di travolgere i cittadini più fragili e non solo per l’aumento esponenziale del costo dei beni di prima necessità. E mentre tutto aumenta – dal carburante al carrello della spesa agli importi di luce e gas – gli stipendi sono fermi a somme che non riescono più a garantire serenità, senso di stabilità. Che non riescono più a fronteggiare le spese impreviste, i figli a scuola o all’università, l’affitto dell’abitazione dove si vive. Si risparmia su tutto, si vive con quello di cui non si può fare a meno. Si sopravvive.
I nuovi poveri. Persone che un lavoro ce l’hanno ma che non basta più. Lo certificano gli accessi alla Caritas della Diocesi di Isernia-Venafro, come testimonia Paolo Orabona ai microfoni di Teleregione.
«C’è una crescita esponenziale della povertà sul territorio, che rispecchia l’andamento nazionale, ma non eravamo abituati, come non lo sono le persone e le famiglie che ci fanno i conti, alle nuove povertà. Persone, famiglie, che pur avendo un reddito stabile non riescono a farcela» spiega il direttore della Caritas.
Stipendi che si esauriscono alla terza settimana del mese, erosi dall’aumento continuo e esponenziale dei beni di primissima necessità. Pensioni che non bastano più a garantire una vita dignitosa ad anziani ormai disorientati. Che, come raccontato ieri, pur di non rischiare bollette insostenibili, si fanno luce in casa con la torcia a pile.
La Diocesi di Isernia-Venafro, attraverso le parrocchie e le associazioni, assiste mille e 100 famiglie attraverso un reticolo di servizi che vanno dall’Emporio della solidarietà, aperto a Isernia su input del vescovo Cibotti e unico in tutta la regione, ai magazzini dei viveri. E poi ci sono i centri ascolto, il supporto psicologico, il team di avvocati, gli assistenti sociali e i mediatori familiari.
Perché c’è bisogno di tutto, anche di chi sappia ascoltare la voce della disperazione. Chi sappia confortare.
E quell’Emporio della solidarietà, nato in piena pandemia, è il cuore di un’assistenza che restituisce dignità. Che non può e non deve essere smarrita.
«È l’opera segno della Diocesi, voluta del vescovo Cibotti – ricorda Orabona -, dove garantiamo la dignità della scelta. Non è la Caritas o l’associazione che, presupponendo di conoscere i bisogni, consegna il pacco. Sono le persone che scelgono i prodotti di cui hanno bisogno».
Un supermercato dove non sono esposti i prezzi. Dove si fa la spesa, scegliendo quali prodotti prendere.
«Per garantire la dignità della scelta alle persone, per far attecchire i concetti di economia circolare, per valutare le modalità di spesa sostenendo quindi l’economia domestica con acquisti consapevoli» rimarca il direttore della Caritas.
Il vescovo Cibotti ha il tono greve di chi conosce i rischi che derivano dall’istantanea scattata dalla Caritas. Una fotografia in bianco e nero, che immortala volti segnati dalla preoccupazione e occhi lucidi.
Dati allarmanti quelli che arrivano dalla provincia, richieste di aiuto da famiglie che non avevano mai dovuto far ricorso ad un aiuto. Una persona su quattro vive – o sopravvive’ – con meno di 830 euro al mese.
E poi c’è chi ha perso il lavoro, chi non riesce a farcela con lo stipendio che fino a qualche mese fa era bastevole per tutto, i commercianti che hanno dovuto chiudere le saracinesche piegati dalle spese insostenibili.
«Nessuno poteva immaginare che avremmo vissuto questo tempo – commenta il vescovo della Diocesi di Isernia-Venafro a Teleregione –, la pandemia ha messo a dura prova la struttura stessa, oggi il problema si aggrava non tanto perché la pandemia ha dei rigurgiti ma per quanto avviene ai nostri confini. La guerra, che mette a dura prova il ministero della predicazione e anche il servizio alla carità, l’attenzione agli ultimi e ai bisogni delle famiglie. La nostra Caritas registra un aumento significativo di povertà che non riguarda solo l’aspetto alimentare. Il lavoro, oggi, non basta a supplire alle necessità».
ppm

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.