Si accorciano i tempi per il processo a carico di Pietro Ialongo, reo confesso dell’omicidio di Romina De Cesare. Il giudizio immediato, disposto dalla gip del Tribunale di Frosinone che ha accolto la specifica richiesta della Procura, non coglie di sorpresa la difesa del 39enne, detenuto nel carcere di Frosinone fin dall’immediatezza del tragico epilogo di quella che era stata una storia d’amore, finita nel peggiore dei modi.
La linea difensiva non cambia, il pensiero dell’avvocato Vincenzo Mercolino raggiunto ieri a telefono, atteso che la decisione era prevedibile e prevista vista l’evidenza delle prove a carico del suo assistito.
Le 14 coltellate inferte alla 36enne, nella notte tra il 2 e il 3 maggio scorsi, il successivo tentativo di suicidio. E poi il biglietto con il ‘testamento-confessione’ – non volevo ucciderla, io la amo – il carico messo nero su bianco della responsabilità di quel femminicidio. E il racconto reso subito dopo l’arresto davanti ai pm di Latina e Frosinone e alla presenza di un avvocato d’ufficio. E poi le indagini, le prove raccolte, il puzzle degli eventi che si compone tessera dopo tessera, la ricostruzione dell’omicidio, le analisi affidate ai Ris, le verifiche sui telefonini, il racconto degli studenti cinesi vicini di casa e testimoni loro malgrado di un omicidio seppur solo ‘ascoltato’ dalle pareti dell’appartamento sullo stesso pianerottolo.
Il primo cerchio si è chiuso. Il processo in Corte d’Assise partirà il 2 febbraio – come anticipato su queste colonne – saltando la fase dell’udienza preliminare e imprimendo una decisa accelerazione all’iter processuale.
Ma il giudizio immediato non lede le garanzie dell’imputato, ci tiene a rimarcare l’avvocato Mercolino. Si va a processo eliminando quei filtri che, allo stato dei fatti e per la vicenda specifica, sarebbero stati inutili. Ma non è una condanna già scritta.
Tecnicamente, il giudizio immediato viene disposto entro i 90 giorni dall’arresto. In questo caso, atteso che Pietro Ialongo è detenuto, il lasso di tempo si dilata a 180 giorni. Che sarebbero scaduti domani.
Il 4 maggio scorso, per Ialongo si sono aperte le porte del carcere di Latina dove è stato detenuto in isolamento sia per le misure anti Covid sia per monitorare il suo stato psicologico, alla luce dei tentativi di togliersi la vita messi in atto nelle ore successive al crimine.
Monitorato e curato con una adeguata terapia farmacologica fino a quando, poi, non è stato trasferito nell’istituto penitenziario di Frosinone dove è ancora detenuto.
Oggi Pietro Ialongo ha consapevolezza di quanto accaduto, dell’esito definitivo e senza possibilità di appello delle azioni che ha commesso quella notte.
Ha contezza di quello che lo aspetta, un pezzo importante di vita dietro le sbarre.
In settimana l’avvocato Mercolino gli farà visita, per confrontarsi sul significato dell’accelerazione impressa all’iter processuale, per ragionare di quello che accadrà in udienza.
Così come il legale venafrano ha già fatto con la famiglia, con quel padre e quella madre disperati non solo per il futuro che attende il proprio figlio ma anche e soprattutto per il dolore lancinante che sta vivendo un’altra famiglia, che loro conoscono bene. Quella di Romina, una ragazza alla quale erano legati da affetto profondo. Anzi, nei messaggi vagliati dai periti informatici su disposizione degli organi giudiziari, sono venute fuori le accuse che Pietro rivolgeva ai suoi genitori nei giorni della crisi di coppia, perché li reputava dalla parte di Romina e non vicini alla propria sofferenza. La disperazione che rivive in quei frammenti che avrebbero voluto di certo fermare se solo avessero intuito quello che poi è accaduto nella notte tra il 2 e il 3 maggio: è stata la mano del figlio Pietro a strappare Romina alla vita, al futuro.
Il fatto che si vada a giudizio immediato, rimarca ancora l’avvocato Mercolino, non pregiudica la possibilità che la difesa porti in Aula le proprie richieste di prova, di ulteriori accertamenti, di consulenze di parte, la lista dei propri testimoni.
Sul dramma che si è consumato, sul ‘fatto’ non si discute, ragiona il legale di Pietro Ialongo, ma sarà circostanziato in maniera diversa vista l’accelerazione impressa. Del resto, Mercolino non si aspettava una definizione così rapida proprio perché domani sarebbe scaduto il termine per proporre il giudizio immediato.
Cambia la velocità delle diverse fasi, posto che salta quella dell’udienza preliminare – che di certo avrebbe disposto il processo per Ialongo, stante le prove raccolte e la confessione del femminicidio – non la possibilità – ovviamente – che l’imputato si difenda.
Cambia anche un altro aspetto: Pietro Ialongo non potrà accedere a procedimenti speciali, ad eventuali provvedimenti premiali. Anche questo significa giudizio immediato. Che la condanna non prevede sconti di pena.
L’appartamento di via del Plebiscito, nel cuore di Frosinone, dove si è consumato il femminicidio è stato dissequestrato.
Le famiglie di Romina e Pietro, in momenti diversi, hanno recuperato gli effetti personali dei loro ragazzi.
Due mondi distrutti, a guardare bene le vicende degli affetti più cari di vittima e carnefice.
Il papà e il fratello di Romina hanno perso per sempre il suo sorriso e lo sguardo, la sua dolcezza e la sensibilità. Hanno perso per sempre il futuro che avrebbero potuto e dovuto vivere quella ragazza così educata e gentile alla quale tutta la comunità di Cerro voleva un gran bene. Da quell’appartamento, dove sono entrati con la morte nel cuore immaginando quei minuti interminabili che ha vissuto la loro Romina, l’agonia e la fine su quel pavimento all’ingresso, hanno preso le sue cose e recuperato l’auto della loro ragazza.
E anche per i genitori di Pietro non è affatto facile affrontare tutto questo. Ieri sono tornati in visita a quel figlio che non hanno mai lasciato solo. Nella casa di via del Plebiscito hanno raccolto i pezzi della vita di quel ragazzo che, con quelle 14 coltellate, ha ucciso anche sé stesso.
lucia sammartino