Cinque faldoni, migliaia di pagine che ricostruiscono il delitto di via del Plebiscito a Frosinone, il femminicidio di Romina De Cesare.
Gli avvocati si preparano alla prima udienza, il prossimo 2 febbraio, che si terrà in Corte d’Assise al Tribunale di Frosinone. Giudizio immediato, come ormai noto, per Pietro Ialongo, reo confesso e attualmente detenuto presso il carcere della città ciociara. Una richiesta quella della Procura di Frosinone (le indagini sono state affidate al sostituto Vittorio Misiti) accolta dalla gip a due giorni dalla scadenza dei termini per poterla avanzare.
Giudizio immediato che, in sintesi, significa che l’iter processuale supera la fase dell’udienza preliminare. Si passa infatti dalle indagini preliminari all’udienza dibattimentale.
Ialongo, come ormai noto, è accusato di omicidio volontario aggravato dalla coabitazione e stalking.
In quelle migliaia di pagine che i legali dell’uomo (l’avvocato Mercolino) e della famiglia di Romina (il legale Danilo Leva) dovranno studiare e approfondire per poter affrontare il processo, tra le prove sembra venga citata una intercettazione ambientale.
Fra le prove della responsabilità dell’omicidio c’è anche la registrazione audio del litigio, la traccia indelebile e ‘concreta’ di quei minuti terribili che hanno preceduto gli ultimi istanti di vita della giovane Romina, aggredita all’ingresso dell’appartamento tra le 20 e le 24 della sera tra il 2 e il 3 maggio scorsi e uccisa con 14 coltellate di cui una mortale inferta al cuore.
Quel litigio, attraverso la registrazione degli studenti cinesi che abitavano sullo stesso pianerottolo dove si affaccia l’appartamento – dissequestrato – dove si è consumato l’omicidio, rende ancor più drammatico il racconto che gli stessi hanno poi fatto in sede di incidente probatorio lo scorso 7 giugno.
In casa, quella sera, avrebbero dovuto essere in due, un ragazzo e una ragazza ma da qualche giorno a Frosinone era arrivata una loro amica in visita. Di colpo, dall’appartamento vicino – come racconteranno i tre studenti in sede di incidente probatorio assistiti da un interprete ma confermando sostanzialmente quanto dichiarato nell’immediatezza dell’omicidio – s’iniziano ad avvertire i toni di voce tipici di un litigio. Che salgono fino a diventare urla. Di paura, terrore. Poi una voce di donna che si lamenta, che sembra chiedere aiuto. Infine il silenzio, interrotto solo dai passi frettolosi di qualcuno che scende le scale, che sbatte porte e portoni.
Gli studenti cinesi quella sera non hanno solo ascoltato il litigio, non comprendendo forse fino in fondo le parole pronunciate nell’appartamento a fianco, per questioni di lingua. Lo hanno registrato.
ls