Sono andati avanti per ore gli accertamenti irripetibili dei Ris, arrivati da Roma nel piccolo centro ancora scosso dal tragico omicidio del 72enne Carlo Giancola. I carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche dovranno riscostruire il delitto, a loro il compito di scrivere la tragica sequenza dei fatti che si sono consumati nella notte tra il 23 e il 24 dicembre, nell’appartamento di via XXV Settembre dove trascorreva la vita di Irma Forte, 66 anni, che ha confessato di aver ucciso il marito. Un omicidio efferato, così lo racconta chi ha avuto accesso alle fotografie scattate quella mattina quando, nell’abitazione, sono arrivati i Carabinieri di Macchiagodena, allertati dalla telefonata di un parente della donna.
► I RILIEVI
Dopo aver tolto i sigilli all’abitazione, indossate le tute bianche e i calzari, gli uomini del Ris sono entrati nella casa intorno alle 11: al loro arrivo in Molise, una prima sosta organizzativa al Comando provinciale dei Carabinieri di Isernia per poi dirigersi, scortati dai colleghi del Nucleo operativo e radiomobile e dai militari del Nucleo investigativo e dal pm Marco Gaeta in quel vicoletto stretto, dove si affacciano le finestre di casa Giancola, illuminate dal sole, in uno straziante gioco del destino. Una casa piena di luce, dove invece ci sono l’odore della morte e i colori scuri di una tragedia.
Gli uomini del Ris hanno cominciato quel lungo e minuzioso lavoro di ricostruzione dei fatti, alla ricerca degli ulteriori elementi utili alle indagini coordinate dal procuratore Carlo Fucci e che possano eventualmente riscontrare il racconto di Irma Forte che, l’altra mattina, davanti al gip Michaela Sapio si è lasciata andata ad una lunga confessione. Alla descrizione di quegli attimi devastanti, alle preoccupazioni per i due figli, al racconto di una vita difficile, segnata probabilmente dalla paura, da una convivenza complicata, da violenze psicologiche e anche fisiche. A loro il compito di analizzare anche quel pezzo di legno che sarebbe stato usato dalla donna per uccidere il marito. Indagini rilevanti, alla luce delle dichiarazioni dello stesso procuratore che ha rivelato l’oggettiva manomissione della scena del crimine. Tesi questa su cui non si esprimono i legali dell’indagata che ha confessato l’omicidio. Anche loro, gli avvocati Giuseppe De Rubertis e Demetrio Rivellino, ieri mattina sono entrati in quella casa. C’erano anche i due figli della coppia, silenziosi e provati.
► LA SCENA DEL CRIMINE
Il corpo di Carlo Giancola era riverso a terra, nella camera utilizzata da qualche tempo come stanza da letto, al primo piano dell’abitazione. L’uomo aveva problemi di deambulazione, motivo per il quale si era scelto di favorire i suoi movimenti evitandogli di raggiungere la camera al piano superiore. Una stanza nella quale, quindi, era stato montato un letto e vicina alla cucina dove c’è il caminetto. E quindi la riserva di legna da ardere e quindi la presunta arma del delitto, che l’uomo avrebbe preso e brandito contro la donna che sarebbe poi riuscita a disarmarlo e a colpirlo. Una, due, tre volte: sarà l’autopsia a chiarire come è morto Carlo Giancola.
Trovato riverso ai piedi del letto, con indosso il pigiama: tracce di sangue evidenti sul bordo della struttura in legno, sembra non ve ne siano né sulle lenzuola né sulla testiera. Un quadro coerente con quanto avrebbe raccontato la donna.
Quando Irma Forte si è resa conto di quello che era appena avvenuto, stando alle indiscrezioni, avrebbe ripulito il pavimento: un errore, certo, ma un gesto che lei stessa avrebbe raccontato come dettato dal desiderio di non permettere ai figli di vedere l’orrore di quella scena. E forse, inconsciamente, dettato dalla voglia di lavare via 40 anni di inferno vissuti in quella casa.
I figli, il primo pensiero di Irma Forte, subito dopo l’omicidio del marito e quando ha confessato le proprie responsabilità al gip, che ha confermato la custodia cautelare e anche gli arresti domiciliari. I figli, che vivono in un altro comune, che hanno famiglia e che – sembrerebbe – avrebbero visto poco e niente la mamma nelle loro abitazioni. Perché, a quanto è stato possibile apprendere, le era impedito di andare a far visita ai nipoti. I figli che, in quanto persone offese visto che la vittima è il padre, avrebbero potuto nominare un legale e che, al momento, non hanno inteso farlo. I figli che sono in stretto contatto con gli avvocati della mamma e che hanno voluto che sapesse della loro vicinanza.
Il corpo di Carlo Giancola non sarebbe stato spostato da quella posizione né tantomeno nella confessione Irma Forte ha mai fatto alcun accenno al tragico epilogo di un incidente. Dopo aver ‘messo in ordine’ e probabilmente dopo aver riposto nel camino quel pezzo di legno che sembrerebbe essere stata l’arma del delitto, la 66enne ha chiamato il nipote. Non è chiaro quanto tempo dopo aver commesso l’omicidio: l’autopsia, il cui incarico verrà conferito questa mattina, chiarirà anche l’orario del decesso e contribuirà a perimetrare il quadro probatorio e accusatorio.
► L’AUTOPSIA
L’incarico sarà conferito questa mattina alle 12: il medico legale che si occuperà dell’esame autoptico che sarà eseguito al Veneziale di Isernia è l’anatomopatologo di Benevento Umberto De Gennaro. Il consulente individuato dalla difesa, il dottor Vincenzo Vecchione. Sembra assai probabile che tutto si svolgerà questa mattina stessa. Così da restituire la salma ai familiari per le esequie. Irma Forte è accusata di omicidio volontario aggravato dal rapporto coniugale con la vittima. Escluso quindi il rito abbreviato, rischia l’ergastolo.