Lungo elenco di testi quello che sfilerà davanti alla Corte d’Assise per raccontare quell’amore così forte, nato tra Romina De Cesare e Pietro Ialongo, che si è trasformato in affetto e poi è finito tragicamente con 14 coltellate. Quelle inferte dal 38enne alla sua ex fidanzata, ormai decisa a lasciare la casa dove ancora vivevano insieme e intenzionata a cominciare una nuova vita con il compagno, nella notte tra il 2 e il 3 maggio dello scorso anno.
Si avvicina la prima udienza per il processo a carico di Pietro Ialongo, il 38enne accusato di omicidio volontario aggravato dalla coabitazione e stalking. Il 2 febbraio, l’ex fidanzato di Romina De Cesare, vittima di femminicidio, varcherà il portone del Tribunale di Frosinone. Con lui, che è detenuto nel carcere ciociaro fin dai giorni immediatamente successivi al delitto, l’avvocato Vincenzo Mercolino – subito designato quale legale di fiducia dalla famiglia Ialongo – e anche il collega Riccardo Di Vizio di Cassino, nominato nelle scorse settimane in qualità di codifensore che ieri, contattato a telefono, ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
Dall’altra parte, la parte civile rappresentata dagli avvocati Danilo Leva e Fiore Di Ciuccio che assistono, rispettivamente, il papà e il fratello di Romina.
Undici i testimoni chiamati dalla difesa di Ialongo a raccontare chi è Pietro, a spiegare con molta probabilità il contesto e il perimetro nel quale circoscrivere l’omicidio della ex fidanzata, che viveva ancora con lui sotto lo stesso tetto nonostante l’amore fosse finito e che avrebbe lasciato la casa di via del Plebiscito a Frosinone – città dove si è consumato il delitto – il giorno dopo quello che è stato il suo ultimo respiro di vita.
Trentacinque, invece, i testi della Procura: i familiari, ovviamente, gli amici della giovane, i titolari del bar dove lavorava e i colleghi, gli investigatori che hanno effettuato le indagini e i rilievi nella casa dove è avvenuto l’omicidio. Acquisite agli atti le testimonianze, rese dai vicini di casa – e cioè gli studenti cinesi che poi hanno lasciato Frosinone e l’Italia – ascoltati nel corso di un incidente probatorio.
Nell’elenco dei testimoni che la difesa ha indicato, anche una psicologa che lavora al Veneziale, un fisiatra, il medico di base. Fra i consulenti, invece, lo psichiatra Ottavio Di Marco che avrebbe visitato Ialongo in carcere.
Sembrerebbe quindi prendere forma la possibilità che la difesa voglia ricostruire la storia clinica dell’imputato, appellandosi probabilmente alle condizioni psicofisiche di Ialongo che, in passato, è rimasto vittima di un brutto incidente stradale che – da quanto si apprende – avrebbe lasciato strascichi importanti anche a livello psicologico.
Ialongo, quella maledetta notte, aspetta Romina al buio, nell’ingresso dell’appartamento dove entrambi vivono nonostante non siano più una coppia: secondo la ricostruzione dell’omicidio, affidata al Ris di Roma e alle risultanze dell’autopsia, Pietro – che nei giorni precedenti riprende con il telefonino la sua ex mentre dorme sul divano, aggredendola verbalmente, video che è agli atti – l’avrebbe presa alle spalle e avrebbe cominciato ad accoltellarla all’addome. Romina sarebbe riuscita a divincolarsi ma lui l’avrebbe trattenuta per un braccio e poi avrebbe sferrato alcune coltellate al torace e quella mortale al cuore. Quattordici fendenti.
Dopo averla lasciata agonizzante a terra, si sarebbe recato in bagno, si sarebbe lavato le mani e sarebbe scappato a bordo della sua auto fino al litorale dove, secondo quanto lui stesso ha raccontato ai Carabinieri di Latina, avrebbe tentato di uccidersi. Fermato sulla spiaggia di Anzio seminudo, in stato confusionale, in una busta alcuni bigliettini. Fra questi quello con il quale, di fatto, confessa l’omicidio: non volevo ucciderla, io la amo. I carabinieri di Latina allertati da alcuni passanti che avevano notato l’uomo in stato confusionale e, una volta portato in caserma a Latina, la scoperta: l’indirizzo di residenza di quell’uomo coincide con quella casa dove viene trovato il corpo di Romina dai poliziotti di Frosinone, allertati dal compagno della giovane preoccupato per il suo silenzio.
Davanti ai pm di Frosinone e Latina e alla presenza di un avvocato di fiducia, Ialongo confessa l’omicidio: trasferito in carcere, in isolamento anche per le misure anticontagio, e controllato a vista. Poi l’istituto penitenziario di Frosinone dove è ancora recluso. E da dove uscirà giovedì mattina per la prima udienza del processo.
lucia sammartino